“Siamo diretti verso una crisi energetica globale. Ciò di cui abbiamo bisogno è una strategia di transizione”. Questo’ il titolo di un articolo comparso lo scorso 21 ottobre sul Washington Post a firma di Fareed Zakaria.

Non lo riportiamo perché in linea con quanto scritto da questo piccolo sito di recente, ma perché a esporre certe criticità della rivoluzione Green non è un petroliere del Texas o un industriale del carbone, meno che meno un complottista.

Zakaria è un celebre giornalista con un curriculum che spazia da Newsweek al New York Times fino al Washington Post, oltre che collaboratore di importanti think tank (Trilateral Commission, Council on Foreign Relations,  International Institute of Strategic Studies etc). Ed Esquire lo ha definito «il più influente consigliere di politica estera della sua generazione» e «una delle 21 persone più importanti del ventunesimo secolo».

La sua è quindi una opinione autorevole che proviene dallo stesso mondo che propone (o impone…) la svolta green. Eppure l’articolo di Zakaria chiede di porre un freno al principale argomento dell’agenda politica mondiale (insieme alla pandemia).

Nel suo articolo Zakaria conferma quanto rilevato da quasi tutti gli analisti: “Siamo diretti verso una crisi energetica globale”. E dettaglia: “I prezzi della benzina negli Stati Uniti sono aumentati di oltre il 50% nell’ultimo anno. I prezzi del gas naturale in Europa sono aumentati in modo impressionante, quasi il 500 per cento, nello stesso periodo”.

“In Asia, Bloomberg News riporta che le compagnie elettriche stanno acquistando gas naturale liquefatto a prezzi record per cercare di bloccare l’offerta… La US Energy Information Administration ha pubblicato un rapporto in cui avverte gli americani che probabilmente pagheranno molto di più per stare al caldo questo inverno…”.

Senza correttivi si rischia la paralisi degli Stati

Le ragioni di questo scenario sono presto dette: “La spiegazione più semplice è che la domanda di energia sta attualmente superando l’offerta, il che fa aumentare i prezzi. Le ragioni di questa discrepanza sono molte […], ma c’è una causa comune. Gran parte del mondo ha smesso di investire in combustibili fossili (per buoni motivi), il che ha portato a una minore offerta di questi. Ma oggi non abbiamo energia verde sufficiente per sostituire i combustibili fossili. L’avremo, certo, ma non oggi”.

I numeri snocciolati da Zakaria sono impietosi: oltre l’80% del consumo energetico globale è ancora fornito dai combustibili fossili (petrolio, carbone e gas naturale). Se a questo si aggiunge la quota non irrilevante di energia proveniente dal nucleare, si giunge alla conclusione che le “rinnovabili” rappresentano ancora una frazione piccolissima dell’energia prodotta nel mondo.

Ci vorrebbe quindi un aumento del “2.500 percento della produzione di eolico e solare per sostituire completamente i combustibili fossili, cosa che non accadrà nei prossimi anni”.

È necessario quindi che il mondo elabori “una strategia di transizione” senza la quale, avverte Zakaria, ogni volta che si verificherà uno shock di sistema – causa maltempo, scarso stoccaggio etc- affronteremo una crisi energetica, anche se l’attuale sarà frenata (cosa, peraltro, che non sembra che avverrà a breve).

In questo momento, la minaccia di una paralisi della società per mancanza di energia sta spingendo gli Stati a far di tutto per evitare il collasso, fino ad adire a iniziative politiche paradossali, come quella intrapresa da Washington che “sta supplicando l’OPEC di aumentare la produzione. In altre parole, gli Stati Uniti stanno scoraggiando i propri produttori di petrolio e gas dall’aumentare la produzione, mentre esortano i paesi arabi a trivellare”.

Ma anche l’Europa ha le sue contraddizioni: la Germania, da decenni in vetta alle classifiche della produzione di energia rinnovabile, ha aumentato la produzione di energia dal carbone, passata dal 21% al 27% della produzione di elettricità tedesca.

Passare al gas

Due sono le soluzioni proposte da Zakaria per proseguire la strada virtuosa della riduzione delle emissioni senza mettere in ginocchio il mondo. Soluzioni che sembrano di grande efficacia e relativamente facili da attuare.

“A breve termine, il modo più semplice per abbattere le emissioni è passare dal carbone al gas naturale, che riduce quasi della metà le emissioni di carbonio . Basti pensare che, in realtà, la maggior parte della riduzione delle emissioni di anidride carbonica degli Stati Uniti tra il 2005 e il 2019 è frutto del passaggio dal carbone al gas, dato che il carbone produce molta più anidride carbonica degli altri due principali combustibili fossili“.

In tal modo, tra l’altro, i governi europei potrebbero uscire dall’ipocrisia attuale, che li vede sperare che “il presidente russo Vladimir Putin pompi più gas naturale nei loro Paesi, mentre sono costretti  a scoraggiarne la produzione in patria”.

L’altra faccia della transizione riguarda le centrali elettriche. Zakaria dettaglia come il 73% delle emissioni globali è emesso dal solo 5% delle centrali elettriche del pianeta. Quindi, intervenendo solo su 1.400 degli oltre 29.000 impianti di produzione di elettricità attualmente esistenti, potremmo realizzare una significativa riduzione delle emissioni di carbonio. Un altro intervento che la politica globale potrebbe attuare con tempi e costi sostenibili.

La rivoluzione Green e il rischio catastrofe

Ovviamente l’autore non dimentica di dare il suo sostegno allo sviluppo delle tecnologie pulite, ricordando che il loro sviluppo può essere ulteriormente accelerato: “I costi dell’energia solare ed eolica sono diminuiti drasticamente… Lo storage [conservazione dell’energia ndr], che un tempo era un grande problema per queste fonti intermittenti, si sta risolvendo man mano che le batterie diventano più potenti […] abbiamo bisogno di grandi investimenti in ricerca e sviluppo in questo settore, ma stiamo facendo progressi reali”.

“Nel frattempo – conclude Zakaria – dobbiamo ridurre le emissioni attuali, ma allo stesso tempo mantenere il flusso di energia. In caso contrario, dovremo affrontare ulteriori shock energetici, che potrebbero facilmente trasformarsi in un contraccolpo contro le politiche verdi. In tal caso il democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, comincerà ad assomigliare molto al suo predecessore degli anni ’70 Jimmy Carter”.

Analisi lucida, quella di Zakaria, che indica obiettivi concreti per evitare disastri, perché l’aumento dell’energia, peraltro, ha conseguenze per tutto ciò che si produce e si trasporta, determinando, solo per fare un esempio, un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Si rischia cioè di portare intere famiglie alla fame in Occidente e a morire di fame nei Paesi meno sviluppati.

Le rivoluzioni in genere non portano fortuna alle moltitudini. La rivoluzione green non è da meno: Ci si augura che da processo rivoluzionario diventi riformista.

Fonte: https://piccolenote.ilgiornale.it/53370/zakaria-il-green-va-bene-ma-urge-una-strategia-per-la-transizione

Di BasNews

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