Aristotele riteneva che la politica fosse una scienza architettonica che avesse come suo scopo interno il bene comune, che nella politica si dovessero compiere umanità e felicità, che la politica si affermasse entro un suo stato emotivo teso a realizzare benessere attraverso azioni concrete. E Platone, acuto al pari del suo discepolo più spiritualmente illuminato, aveva già detto che solo attraverso una buona forma di governo l’uomo può ottenere la propria felicità. In tempi più recenti papa Paolo VI osservava che “la politica è la più alta forma di carità”. E noi sappiamo che chi fa azioni di carità ne riceve felicità.
Noi democristiani e popolari pensiamo che la politica debba avere un suo impianto teorico se vuole svolgersi correttamente a vantaggio del popolo e non del singolo che la pratica. E oggi l’impianto teorico scaturisce dalla dottrina sociale della chiesa.
Nessuno si spaventi se continuiamo a chiamarle “dottrina” le argomentazioni e le raccomandazioni delle encicliche papali. La “dottrina sociale della Chiesa” è un corpo di insegnamenti, di direttive e di raccomandazioni (le teorie) pronunciate nelle encicliche papali soprattutto in relazione ai problemi di natura economica e sociale. E il primo papa a doversene occupare fu papa Leone XIII con la sua enciclica più nota, Rerum Novarum, del 15 maggio 1891. Il cristiano che fa politica come cristiano fa carità.
Il consigliere comunale di Atella, Vito Amato, è eletto consigliere comunale di Atella per il suo innato senso del dovere, di generosità, di legame con la comunità. E per realizzare questi beni impegna il proprio tempo senza chiederne od averne vantaggi diretti se non quelli derivanti dall’appartenenza alla comunità entro la quale esercita il proprio mandato elettivo.
Bene ha fatto a sostenere l’Amministrazione comunale in forma privatisticamente disinteressata, male avrebbe fatto se avesse chiesto vantaggi in incarichi assessorili. La carità non chiede compensi.
Non si può giustificare l’attacco personale, peraltro gravemente offensivo, di sei consiglieri comunali alla sua persona. So che essi non chiederanno scusa, e dovrebbero farlo. Spero solo che la comunità di Atella ritrovi forti motivazioni in spirito di concordia, pur nelle differenti visioni politiche intese come diversità che invece hanno lo scopo di concorrere al bene del popolo, al bene comune.
Pasquale Tucciariello, Centro Studi Leone XIII.