Io non credo che vi siano due sinistre, o che la sinistra sia divisa o si divida. Ste scemenze le lascerei ai giovani ecumenici perditempo.
Se c’è una cosa che questo conflitto ha portato alla luce è che il termine sinistra è ormai un equivoco.
Non siamo davanti a varianti della sinistra, come poteva essere tra Berlinguer e Willy Brandt o Olaf Palme, tra comunisti, socialisti e socialdemocratici
C’è oggi una sinistra liberal progressista che non ha niente a che fare con quella tradizione nel suo complesso, una sinistra neoliberale che tutta la sinistra, in tutte le sue varianti, ha sempre combattuto e che ha chiamato “destra”.
Ad accomunarla è l’odio verso tutto ciò che è storia e ha storia, un odio verso la vita che nelle tradizioni prende forma, evolve, cresce. Il disprezzo verso le comunità, il tentativo di imporre un individualismo che isola, pensando che esista una sola forma di legame, quello prodotto dal consumo e dall’apericena.
Il suo Occidente non è Platone, Spinoza, il cristianesimo, la cultura Latina. Per loro l’identità dell’Occidente è il mercato e il consumo. La democrazia la immaginano senza popolo: una democrazia di elites che si credono illuminate e a cui i popoli dovrebbero affidarsi. La democrazia senza democrazia.
Costoro si sono semplicemente appropriati del termine sinistra per raccogliere voti. Un’operazione radicata nel Progetto di Eugenio scalfari, col sostegno di gente come Veltroni, che non si capisce bene cosa ci facesse dentro il pci dato che aveva in odio tutta la sua cultura e la sua storia.
Si tengano il termine sinistra. Ma quel tentativo è arrivato alla sua fine. Perché era idiota, elitario, sordo verso la realtà. Ha devastato l’economia del paese, distrutto la sua cultura democratica.
Ora sta distruggendo l’economia dell’Europa, costruendo un mondo basato sull’equilibrio del terrore.
Non ci pensiamo più. Apriamo un’altra storia
Vincenzo Costa
Vincenzo Costa è professore ordinario alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Fenomenologia (triennale) e Fenomenologia dell’esperienza (biennio magistrale). Ha scritto molti saggi in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo, apparsi in numerose riviste e libri collettanei. Ha pubblicato 20 volumi, editato e co-editato molte traduzioni e volumi collettivi. Il suo ultimo lavoro è Psicologia fenomenologica (Els, Brescia 2018).
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