Alla fine è stato messo un punto fermo. E si è dovuti arrivare fino alla Corte Costituzionale per confermare la “bontà” dell’obbligo vaccinale, introdotto dal governo Draghi nel 2021, per alcune categorie professionali e over 50, come forma di tutela della salute pubblica nei mesi più importanti della lotta alla pandemia da Covid.
Dopo quasi una giornata di Camera di Consiglio, i 15 giudici della Consulta hanno ritenuto inammissibili e non fondate le questioni poste da cinque uffici giudiziari territoriali, con undici ordinanze, sulla legittimità dell’obbligo vaccinale e la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per chi non lo ha rispettato.
La Corte in particolare, ha ritenuto «inammissibile, per ragioni processuali», la questione relativa alla impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiano adempiuto all’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali.
Sono state ritenute invece «non irragionevoli, né sproporzionate», le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario.
Ugualmente «non fondate», infine, sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico. Insomma per dirla in parole povere, nonostante in una cinquantina abbiano manifestato due giorni fa davanti al palazzo della Consulta, è stata bocciata su tutta la linea la battaglia dei “no vax”, per cui la libertà personale e l’autodeterminazione devono restare superiori ad ogni cosa, salute pubblica compresa, durante una pandemia.
Fin qui la sentenza. Ma siccome ogni dispositivo è il frutto di un sistema politico (l’oggettività della legge è pura utopia), e di precisi equilibri di potere, proviamo a tradurre, decodificando il vero messaggio tra le righe.
Innanzitutto, la “bontà” dell’obbligo vaccinale come forma di tutela della salute pubblica nei mesi più importanti della lotta alla pandemia, vuol dire che se l’autorità scientifica, diventata di fatto una chiesa (ricordiamo che vaccinarsi è un atto di scienza, non di fede), ritiene che, secondo dati, tutti da dimostrare e che anche prima della decisione di giovedì si sono rivelati in molti casi farlocchi, si torni a un’ondata pericolosa della pandemia, ormai il precedente (ossia, l’obbligo vaccinale), diventerà regola.
Obbligo che, a questo punto, può essere riproposto legalmente ogni qualvolta l’autorità politica giudichi conveniente imporlo. Anche perché l’emergenza permanente, fondata sulla paura dei cittadini, è una tentazione troppo forte, per ottenere la stabilità istituzionale a costo zero.
E poi, c’è una considerazione di principio da fare: si pensava davvero che la Corte Costituzionale potesse essere indipendente? Visto che è espressione del Palazzo che nomina i suoi membri e che comunque, a netta maggioranza riflette perfettamente gli equilibri prevalenti? Altro che terzietà. Si può essere veramente giudici e parte in causa del potere?
Si è mai visto un sistema che delegittima sé stesso? Che smonta l’impianto etico-sanitario che ha fatto da collante agli interessi di Big Pharma e agli interessi politici globali e globalisti?
Ha ragione Marco Rizzo. Chi si oppone alle costrizioni sanitarie, al Green Pass che impedisce ai resistenti di vivere, lavorare, mangiare, fa bene ad appellarsi alla Costituzione violata, tradita. Ma c’è un ma: tutto è rapporto di forza, tra ceto dominante e ceto soccombente. La lotta di classe non è mai morta. E il diritto serve a infiorettare il popolo a favore del padrone di turno.
Altra domanda. Quale sarebbe stato l’effetto di una sentenza che avesse stabilito l’illiceità dell’obbligo vaccinale per le presunte categorie a rischio? Milioni di euro di rimborso, di risarcimento per i vessati, perseguitati dallo Stato.
E la scusa dei soldi che non ci sono è sempre valida.
Per il futuro aspettiamo la Meloni. Se confermerà le prime scelte aperturiste nei confronti dei dissidenti no-vax, o si adeguerà, come sembra stia facendo riguardo le armi in Ucraina, al pensiero unico, per mere ragioni di pragmatismo.
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