Alla fine il caos creato dalle avide élite nordamericane si sta riversando all’interno: volevano mettere in crisi la Russia, papparsi l’Asia con il contorno del resto del mondo e invece stanno perdendo gli Usa che sono entrati in una fase di potenziale conflitto civile. Tutti ormai sanno che il Texas si è ribellate alle politiche dell’amministrazione Biden, ma sarebbe più esatto dire dell’amministrazione neocon globalista, che prevedono un’apertura incondizionata delle frontiere creando una situazione drammatica che persino i sindaci democratici cominciano a denunciare con forza. Così la settimana scorsa il governatore Abbott ha invocato il diritto del Texas all’autodifesa, ritenendo la crisi dei migranti una “invasione”. Non si tratta di una posizione solo politica perché la guardia nazionale texana ora impedisce alle forze federali di togliere il filo spinato posto lungo il confine col Messico per tentare di arginare l’afflusso di persone senza più alcun controllo.
Già questo sarebbe grave e mostrerebbe un impero che si va fratturando al suo interno, ma si tratta solo della punta dell’iceberg perché la minaccia di Biden di “federalizzare” la guardia nazionale texana in maniera da impedire qualsiasi resistenza, ha messo subito in allarme molti stati e una coalizione di 25 governatori repubblicani ha firmato una lettera a sostegno della resistenza del Texas: si tratta degli stati in rosso nella cartina in apertura i quali potrebbero anche inviare le proprie guardie nazionali in Texas per sostenere la resistenza del lone star state. De Sanctis, il governatore della Florida che pochi giorni fa ha abbondato la gara per la nomination repubblicana schierandosi con Trump, fa presente che Biden ha già troppo abusato delle guardie nazionali inviandole in terre straniere come la Siria e l’Iraq per missioni oscure che non avrebbero mai dovuto svolgere. E qui la crisi si lega al disastro che gli Usa stanno compiendo nel mondo.
In realtà la faccenda dell’immigrazione selvaggia (10 milioni di persone sono entrate illegalmente in Usa durante la presidenza Biden e molte di queste – circa 1,7 milioni – si sono perse le tracce) è solo uno dei punti di frizione con tutta l’Agenda che viene portata avanti in questi anni e che va dalla tragicommedia pandemica che ripete se stessa con la malattia x, alle fesserie climatiche: un programma in cui si vede fin troppo chiaramente la mancanza di una moderazione e intermediazione politica, sostituita da una pessima regia fatta direttamente da potentati economico – finanziari. Non è un caso che la Casa Bianca si sia immediatamente vendicata della posizione texana annunciando la sospensione dell’export di gas liquefatto di cui il Texas è il maggior centro di smistamento. Già da tempo questa misura era nei desiderata degli ambientalisti e adesso è arrivata l’occasione per farla passare sotto forma di guerra economica fra uno stato e la federazione. Ancora una volta però questo è un colpo molto più drammatico per l’Europa, poiché la decisione di separarsi dal gas russo porterà a enormi danni economici. Ma tanto il più è stato già fatto.
Così mentre una petroliera britannica brucia al largo dello Yemen colpita da razzi che la flottiglia occidentale non è riuscita a fermare a conferma della natura puramente dimostrativa dell’azione di bombardamento, gli Usa vanno verso una possibile guerra civile. Non sarà domani, ma si scorgono tutti i sintomi di qualcosa che va montando e che dividerà gli Usa oceanici, da quelli continentali a meno di un radicale cambiamento di politica che rinunci alla pretesa di dominio planetario che è invece così vitale per il potere finanziario globalista. Questo evidenzia il totale disastro provocato negli ultimi quattro anni, soprattutto con il rifiuto di trattare con la Russia sulla questione ucraina nella ottusa convinzione di poter facilmente avere ragione della maggiore potenza nucleare del mondo, cacciare Putin come se fosse il dittatore di Grenada e spezzare la federazione in varie parti da papparsi con tranquillità. E invece è proprio l’occidente a dividersi sotto il perso dei suoi errori e della sua stupidità.
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