Sono passati ormai oltre 40 anni dal terremoto che il 23 novembre 1980 colpi’ pesantemente Campania centro-orientale e Basilicata centro-settentrionale ma, a distanza di tantissimi anni da quel grave evento sismico, a Rionero i segni di quella catastrofe sono ancora evidenti, visibili e purtroppo mai sopiti del tutto.
Per rendersene conto, basta fare un giro tra le strade e gli angusti vicoli dei vari quartieri della “Rionero Vecchia”, dove la presenza di numerosi di edifici da decenni pericolanti, inagibili, disabitati e ridotti a veri e propri ruderi fatiscenti con elevato rischio di crollo e al tempo stesso di alta pericolosita’ per l’incolumita’ pubblica, danno la sensazione che il tempo in questa cittadina si sia fermato proprio al 1980. Tra le varie abitazioni ed edifici in preda all’abbandono e al degrado più totale figurano purtroppo anche alcuni noti “palazzi gentilizi rioneresi” che, abbandonati al proprio destino nel più completo disuso e degrado da oltre quattro decenni, vivono ormai una situazione di forte emergenza dal punto di vista strutturale e di totale decadimento sotto l’aspetto prettamente estetico, tendenti a peggiorare sempre di più con il passare del tempo tra l’indifferenza più totale.
Le strutture storiche in questione sono il settecentesco Palazzo Giannattasio, l’ottocentesco Palazzo Ciasca, la seicentesca Villa Granata, e la settecentesca Taverna Penta che rappresentano attualmente quel minimo di memoria storica ancora esistente in questa cittadina dopo la totale “cancellazione”, avviata già nel lontano passato e proseguita poi nel corso dei decenni successivi, di altri monumenti storici rioneresi come il Lavatoio Pubblico Comunale negli anni ’70, il Cinema Combattenti nel 2005 ed in tempi più recenti la storica Piazza Giustino Fortunato nel 2012. Una memoria ed un’identità storica, quella rionerese, rappresentata attualmente solo da queste poche strutture gentilizie purtroppo “cadute in rovina” e da altri palazzi gentilizi e monumenti simbolo della città che pur se in condizioni decisamente migliori e attivamente funzionali necessitano comunque di periodici interventi di manutenzione come il settecentesco Palazzo Fortunato (attuale sede di Biblioteca Comunale, Pro Loco e del comando di Polizia Locale), l’ottocentesco Palazzo Rotondo (attuale sede del Municipio), il settecentesco Palazzo Catena (situato in via Matteotti, ex sede di un plesso di scuola elementare ed oggi sede di varie associazioni culturali) e l’ottocentesca “torre dell’orologio” comunemente chiamato Orologio della Costa che fortunatamente, grazie all’impegno di un volenteroso Comitato Cittadino promotore da tempo di una lodevole raccolta fondi, a breve dovrebbe essere interessato finalmente dai tanto attesi lavori di ripristino e recupero completo.
Ad oggi “migliore fortuna”, per usare un eufemismo, hanno avuto la seicentesca Ex Grancia – Carcere Borbonico, attuale sede del Museo del Brigantaggio che fu recuperato e ristrutturato ottimamente alcuni anni fa, ed il settecentesco Palazzo Catena situato in Via Umberto I° che, acquistato da un privato, è oggetto di lavori di ristrutturazione e valorizzazione.
Sempre rimanendo in tema di “memoria storica” sicuramente merita maggiore attenzione anche il famoso complesso archeologico d’epoca romana di “Torre degli Embrici”, risalente al II° secolo a. C., che attraverso una mirata e concreta operazione di valorizzazione e rilancio potrebbe rappresentare un volano di crescita importante per il territorio anche dal punto di vista turistico e quindi, indirettamente, anche economico.
Una situazione abbastanza complessa quella che riguarda i palazzi gentilizi rioneresi a cui, però, in questi oltre 40 anni non si è mai cercato o per meglio dire non si è mai voluto porre seriamente rimedio a questa situazione che con il passare degli anni è peggiorata sempre più. Eppure pare molto strano che una cittadina popolosa come Rionero, circa 13mila abitanti e settimo centro della Basilicata per numero di popolazione, negli ultimi decenni abbia avuto una forte espansione urbanistica con la “nascita” di nuovi quartieri (come le zone C10 e C11) ed in contrapposizione a tutto ciò abbia trascurato così “drasticamente” il suo Centro Storico che, oltre alle già elencate problematiche inerenti le condizioni dei palazzi gentilizi e dei monumenti simbolo della memoria storica rionerese, presenta inoltre vari problemi che interessano anche la viabilità della “citta’ vecchia” con la pavimentazione in basole in numerosi punti sconnesse e prive di ordinaria manutenzione rappresentano al tempo stesso un serio pericolo per l’incolumita’ di pedoni e automobilisti in transito.
Inoltre non si riesce a capire perché altri comuni della zona del Vulture e della Basilicata in generale, pur subendo anch’essi danni notevoli dal sisma del 1980 sono riusciti comunque ad accelerare i tempi della ricostruzione post-sisma “dotandosi” di centri storici che sono dei veri e propri “gioielli” in stile elvetico.
Oppure ci chiediamo perché gli altri Comuni partecipano a bandi e presentano progetti mirati al recupero dei centri storici che nel giro di non molto tempo vengono attuati dando lustro e decoro alla propria identità storica mentre Rionero è ancora ferma al palo da questo punto di vista.
Ed infine ci chiediamo se è mai esistita a Rionero la reale volontà di salvare ciò che resta della propria identità storica per dimostrare finalmente quel senso d’appartenenza e patriottismo che purtroppo latita da tempo immemore tra la popolazione rionerese o che probabilmente, chissà, non è mai realmente esistito.
Sperando in una totale inversione di rotta ci auguriamo che finalmente si possa dare una svolta decisiva al recupero e al rilancio dei vari palazzi gentilizi e monumenti storici rioneresi salvaguardando, difendendo e salvando così la storia di questa città.
Francesco Preziuso