di Francesco Corrado per l’AntiDiplomatico

Sono mesi oramai che si parla, nella stampa mainstream, della offensiva che le forze armate ucraine dovrebbero condurre contro l’esercito russo. Sgombriamo il campo da fraintendimenti: allo stato attuale delle cose non ci sarà nessuna offensiva ucraina. Gli ucraini non hanno alcuna possibilità di attaccare i russi.

Nella storia militare di solito azioni di questo tipo si studiano e si cerca di attuarle nel più totale segreto, per prendere il nemico alla sprovvista. In questo caso siamo di fronte all’azione militare più propagandata della storia e lo è proprio perché si tratta di una fantasia, di una cosa che non avverrà mai, allo stato attuale delle cose.

La funzione di questa tanto sbandierata offensiva sta nel fatto che continua a tenere alta l’attenzione degli occidentali, in modo da rimanere fermi nella loro fallimentare politica di appoggio all’Ucraina in una guerra che è destinata a perdere, con conseguenze drammatiche per la popolazione locale.

Negli ultimi 15 mesi la stampa occidentale, come d’abitudine, ha dipinto una situazione del conflitto ucraino del tutto distaccata dalla realtà. Il canovaccio è sostanzialmente il seguente: i russi cattivi e criminali, del tutto disorganizzati e incapaci, stanno subendo inenarrabili perdite da parte degli ucraini che, armati dall’occidente e disponendo della superiorità dei nostri armamenti, stanno resistendo ai russi e appena la situazione del clima migliorerà libereranno il territorio ucraino (Crimea inclusa) dall’invasore.

Nei fatti le cose sono del tutto differenti. Che il tifo sfegatato obnubili la capacità di analisi si sa, ma qua siamo di fronte ad una manifestazione di follia collettuva, peggio del battage pubblicitario della guerra in Iraq. 

Essenzialmente i russi avevano concepito l’operazione militare speciale per costringere gli ucraini alle trattative. Chi crede che l’uso della terminologia “operazione militare speciale” sia sintomo di pronezza ai voleri russi è il solito semplicista destinato a capire niente. I russi se avessero iniziato una guerra (com’è quasi ora) avrebbero bombardato parlamento, sede del governo ucraino e sedi dei ministeri per decapitare il paese: non era questa la loro intenzione. Nella prima fase della operazione i russi hanno solo mostrato i muscoli: sfondando ovunque e spingendo gli ucraini a trattare seriamente dopo essere stati presi in giro da tutti per 8 anni con i trattati di Minsk. Calcolo riuscito alla grande infatti dopo 5 settimane dall’inizio dell’operazione militare speciale gli ucraini erano pronti a firmare la pace coi russi in Turchia.

Ma intervennero gli USA e Boris Johnson che in quei giorni volò a Kyev, ed il messaggio fu  chiaro: voi ucraini non dovetre fare la pace con nessuno vi dovete immolare perché il nostro obbiettivo è la disgregazione della Russia o almeno il cambio di regime con un auspicata rimozione di Putin. Gli ucraini forti degli aiuti occidentali presero alla sprovvista i russi che erano oramai convinti di aver raggiunto un accordo. Così si spiega la confusione russa in quei primi due mesi di intervento. 

La tattica usata dei russi da allora in poi è stata quella di accontentarsi di rimanere a Bakhmut, snodo stradale e ferroviario fondamentale ma soprattutto città superfortificata. L’esercito russo ha trasformato Bakhmut in un tritacarne senza avanzare di un millimetro per mesi: si prendeva una posizione e poi si consentiva agli ucraini di riprenderla facendogliela pagare carissima. Quindi cosa hanno fatto i russi? Hanno cambiato la tattica militare ed invece di  cercare di avanzare (con costi in termini di vite esorbitanti) hanno iniziato una guerra di logoramento. La cosa sembra sfuggita ai commentatori d’accatto che sul presupposto, oramai eminentemente teorico, che la Russia cercasse di avanzare hanno del tutto sovrastimato le perdite russe e sottostimato quelle ucraine.

I russi dispongono di un sistema di riconoscimento satellitare (con l’aiuto anche dei droni), che riesce a comunicare con l’artiglieria in tempi rapidissimi: in meno di un minuto si passa dall’avvistare il nemico che avanza e bombardarlo con sistemi d’arma avanzatissimi e che in parte erano stati provati anche in Siria, dove i russi hanno ottenuto in pochi giorni risultati che altri paesi sembravano non riuscire ad ottenere in mesi se non anni.

Cosa abbiamo visto a Bakhmut? Interi battaglioni disintegrati in pochi istanti. Si calcola che il rapporto tra morti ucraini e quelli russi vada da 8:1 a 16:1. Questo è quanto. Per far capire cosa sia successo (nel silenzio genrale) in Ucraina negli ultimi 12 mesi è sufficiente quanto detto pubblicamente da Christopher Cavoli, comandante delle forze armate USA in Europa secondo il quale la violenza dei combattimenti in Ucraina è di una scala inaspettata. Afferma inoltre che come NATO non abbiamo gli uomini, i mezzi, e nemmeno la capacità industriale per poter entrare in un simile conflitto. Fa quasi tenerezza un Mirko Campochiari, “analista militare” (fa ridere già così) per Limes, che solo pochi giorni fa ha affermato che per mettere fine al conflitto ucraino non era necessario l’intervento della NATO ma sarebbe bastato l’esercito polacco. 

Di nuovo riemerge il razzismo che caratterizza ancora oggi la narrazione della seconda guerra mondiale: tedeschi superiori tecnologicamente e i russi che resistono solo in forza della loro vocazione al martirio. O la favoletta del “generale inverno”, narrazione sempre più ridicola.

Come durante la seconda guerra mondiale i russi, che al contrario dei nostri giornalai sono 10 anni che assistono all’umiliazione del diritto internazionale ed hanno visto i propri fratelli ucraini diventare ostaggio di un governo eterodiretto da Washington, si sono preparati. Noi no: siamo rimasti a fare delle chiacchiere, vittima di una classe dirigente quasi comica ma che ci metterà in guai drammatici. 

Quindi i dati sono questi: gli ucraini stanno finendo i proiettili della dfifesa antiaerea, mentre i russi hanno il 97% degli aerei che avevano prima della guerra. Il che vuol dire che gli ucraini si ritroveranno nella situazione in cui si trovò l’Iraq nel 2003. Inoltre sono a corto di munizioni di artiglieria il tutto in una guerra di posizione e di logoramento, quindi tra un po’ dovranno uscire con le mani in alto armati di bandiera bianca. Va tenuto presente che tutti i paesi NATO hanno dato agli ucraini le proprie riservedi proiettili di artiglieria e solo così si spiega il fatto che non si siano già dovuti arrendere, ma anche questo aiuto volge al termine dato che non abbiamo, ora come ora, le capacità industriali per stare dietro al consumo. 

Oltre alla mancanza di munizioni c’è il consumo di uomini. Mentre Fazio Fabio, un propagandista d’eccezione, si scandalizzava perchè la Russia avesse posto in essere una mobilitazione parziale, di certo non si è scandalizzato delle 8, e diconsi 8, mobilitazioni degli ucraini: oramai a combattere ci vanno i vecchi ed i bambini.

Quindi gli ucraini hanno finito i mezzi e gli uomini e in queste condizioni non c’è controffensiva che possa tenere. C’è poi l’aspetto ancora più drammatico rappresentato dall’aiuto militare europeo: dei proiettili di artiglieria abbiamo detto, questo aiuto è il più importante che gli ucraini ricevono ma come detto, finiti gli stock di magazzino, anche gli aiuti sono finiti. Parliamo ora dei miracolosi sistemi d’arma che “noi superiori” europei forniamo agli ucraini con i quali certamente spazzeranno vie le truppe russe. Così possiamo entrare nel ridicolo.

Basti pensare all’importanza data ai carriarmati Leopard. Sono ottimi, sono veloci, fanno questo, fanno quello… e sono pure del tutto inutili: in una guerra di posizione coi carriarmati ci si fa il brodo, salvo utilizzarli come artiglieria. Per tutta risposta alla comparsa dei Leopard sul fronte i russi li hanno bersagliati con i droni, in modo da spendere qualche decine di migliaia di euro per distruggere carri costosissimi. A questo si aggiunga che ogni paese ha dato agli ucraini ciò che aveva: i paesi dell’ex Patto di Varsavia hanno detreminti stcock, i paesi tradizionalmente atlantici ne hanno altri, quindi le forze armate ucraine hanno decine di sistemi diversi e si deve vedere se riescono ad integrarsi bene in una vera battaglia. A questo va aggiunto che per ogni tipo di sistema d’arma è necessario uno specifico apparato di logistica, in quanto questi mezzi hanno bisogno di continua manutenzione. 

Il generale Paolo Capitini ha definito questo come “un incubo logistico”. Insomma non ci sarà nessuna controffensiva, e forse tra un anno non esisterà nemmeno più un’Ucraina come l’abbiamo conosciuta fin’ora. Non solo perché perderà la Crimea e tutte le zone russe, tra cui Odessa, ma anche perché oggi ungheresi e polacchi vorrebbero riprendersi rispettivamente la Transcarpazia e la Galizia. Insomma sono in tanti gli avvoltoi che hanno intnzione di  banchettare sul cadavere di una nazione il cui popolo è vittima di una classe dirigente compiutamente fascista, che ha stabilito di suicidarsi per compiacere il padrone a stelle e striscie. 

Fonte:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-un_incubo_logistico_loffensiva_ucraina_che_mai_sar/5871_49635/

Di BasNews

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