di Redazione
Prima di tentare di approfondire quanto è accaduto nell’appena terminata stagione estiva, qualche riferimento all’Ente Parco del Vulture, e alle sue implicazioni per Monticchio. I Parchi, si sa, da sempre hanno avuto sostenitori, e detrattori. Per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio, però, se pensiamo all’abbandono che Monticchio ha avuto a partire dalla fine degli anni ’70, il Parco non può che essere una grande opportunità. Ma, un Parco gestito con intelligenza, che non crei ostacoli, e agli esercenti, e ai turisti. A tale proposito, il 5 agosto, l’Ente Parco del Vulture ha emanato un’Ordinanza (la n.1) che regola la circolazione e la sosta in relazione ai laghi di Monticchio (Ordinanza che, è stata in vigore fino al 30 settembre). In breve, le principali previsioni riguardavano l’istituzione del divieto di transito e di sosta veicolare sulla S.P. n. 43 (le arterie intorno ai laghi). In pratica, per raggiungere i laghi, era necessario percorrere la strada per Monticchio Sgarroni, fino al parcheggio nei pressi della ex struttura Rosa Blu. Da qui, attraverso l’utilizzo di 3 navette (semplici piccoli pulman tradizionali, non elettrici, in contraddizione con le intenzioni della stessa ordinanza in merito alla riduzione delle emissioni, con dotazione di 12 posti) si poteva raggiungere l’area dei laghi. Fatta questa necessaria premessa, in breve, cerchiamo di capire come sono andate le cose, per i turisti, e per gli esercenti.
Dal caos pre-ordinanza, essenzialmente relativo alla presenza delle auto, si è passati ad un’affluenza regolata. I turisti, tutto sommato, pare, dopo un periodo iniziale di disagi (in realtà i disagi sono continuati anche dopo a causa, essenzialmente, della insufficienza del numero delle navette) abbiano apprezzato il maggior ordine e la libertà di passeggio. Rispetto agli anni passati, però, è stato riscontrato un indubbio calo di presenze, anche se, forse, non eccessivo. Una parte degli esercenti, invece, non ha gradito tale regolamentazione, o forse meglio l’applicazione improvvisata dell’ordinanza, a tal punto che ha avviato azioni di protesta, essenzialmente in merito alla carenza di servizi: parcheggi insufficienti, segnaletica inadeguata, navette efficienti, deviazione troppo lunga delle auto per raggiungere i Laghi. Alcuni hanno anche sottolineato il calo di clienti e quindi un mancato guadagno, rimarcando che tale condizione si è aggiunta alle gravi difficoltà relative al periodo del lockdown. Qualche piccola polemica post-ordinanza, pare si sia avviata da alcuni giorni. C’è chi plaude alla fine delle regolamentazione del traffico e delle soste, e chi invece ribadisce il contrario. Detto ciò, è opportuno fare delle considerazioni prima di concludere. Il caos e l’abbandono di Monticchio, appunto, successivo agli anni ’70, non può essere superato senza usare la logica, in special modo, nel rispetto delle tradizioni e delle tendenze culturali del territorio. Certe scelte, come quelle dell’ordinanza di cui prima, devono essere concordate con il territorio, con le Istituzioni e le associazioni (anche di categoria). Figuriamoci se si avvieranno progetti di investimento cosa accadrà! Poiché Monticchio ha bisogno di grandi investimenti: riattivazione funivia, creazione di attrattività turistiche, attenzione per il patrimonio storico-culturale, inserimento dei laghi in circuiti turistici nazionali ed internazionali, ecc., che la Regione, a meno di smentite, non credo sia davvero interessata ad avviare. Monticchio è il luogo storico-naturalistico più importante della Lucania, nonché uno dei più importanti del mezzogiorno (l’Abbazia, la sua storia, il museo di storia naturalistica). La sede dell’Ente Parco del Vulture non può essere la Regione Basilicata, e, le vicende di questa estate ne sono la dimostrazione. Gli interessi del territorio devono essere difesi dai cittadini dello stesso territorio, e, non certo delegando le istanze al centro Regione, che, anzi, ostacola lo sviluppo delle altre aree, determinando, di fatto, le scelte in merito all’utilizzo delle risorse. La presidenza e gli incarichi delle personalità che gestiranno il Parco, con vicende poco edificanti di non molto tempo fa relative alla presidenza, appunto, non imputabili alla regione, sia chiaro, devono essere affidati a professionisti esperti, senza che sulla questione vi siano le solite mani della politica, che, si sa, invade ogni ambito della sfera sociale. Per concludere, si può anche dire, che si spera si avviino a soluzione tali questioni, anzi, sarà così, ma se il tutto resta in Regione, come detto prima, una Regione da sempre poco attenta all’area del Vulture, senza un dialogo con il territorio, la strada da percorrere sarà lunga ed in salita.