Nella manifestazione di piazza del Popolo abbiamo visto sventolare bandiere con la “E” o con quella corona di stelle che fa il verso all’America e sentito parlare di “più Europa”, come del resto accade da anni da parte di chi non potendo difendere il meccanismo neoliberista di Bruxelles, almeno non in maniera aperta, sostiene che la soluzione sarebbe andare più avanti nell’integrazione, ossia cedere ancora più sovranità a un governo di non eletti. Non capisco se questa operazione verbale vuota sia più ipocrita o più cretina perché di certo quando si teme di andare fuori strada non si accelera per rimediare alla situazione, ma sta di fatto che in questa occasione più che mai è venuto fuori l’inganno di confondere l’Europa e la Ue sovrapponendo due cose che c’entrano poco l’una con l’altra.

Vogliamo più Europa? Allora vediamo … circa la metà del territorio continentale è occupato dalla Russia che da sola è grande quanto tutti gli altri Paesi messi insieme. Inoltre è anche la nazione europea di gran lunga più popolata, nonché il singolo gruppo linguistico più numeroso. Dunque più Europa vorrebbe dire anche più Russia, ovvero il Paese contro cui invece l’Ue vuole continuare la guerra. Basterebbe questo per stracciare le bugiarde bandiere che inneggiano al continente, cercando di creare una sorta di neo patriottismo continentale, escludendo però la metà di esso e riferendosi invece a un costrutto politico di stampo chiaramente autoritario. Ciò che insomma il capitale internazionale considera un ottimo antidoto alla democrazia. Insomma è stata la palese dimostrazione di come la comunicazione prenda in giro i cittadini mischiando cose che non c’entrano nulla, una plastica dimostrazione dello scontro fra la realtà e le chiacchiere, tra la vita e i salotti dove gente da nulla si autosostiene nei deliri da rentier dei media o delle istituzioni. Anche dal punto di vista della cultura l’apporto russo è enorme e il tentativo di creare una sorta di razzismo culturale è semplicemente ridicolo, anche se un canzonettiere che ha fatto pure l’insegnante, ha tentato di mettersi l’abito del prof svelando tutta la confusione e la pacchianeria intellettuale della quale è preda. È stato così imbarazzante da far comprendere in maniera inequivocabile perché la scuola italiana sia scesa così in basso. Comunque una figura migliore di quella fatta da Disgustavo Zagrebelsky, ormai un reperto archeologico della resa progressiva al globalismo. Un caso di scuola verrebbe da dire. Ma in generale questi riti bellici spacciati per sostegno all’Europa, che poi sono funzionali alla definitiva aggressione di ciò che resta del welfare, sembrano l’evocazione di ombre gestita dai medium della grande finanza, piuttosto che una manifestazione di gente viva.

Poco male per i vecchietti presenti che erano in gita spesata e offrivano ai retori del momento solo la loro presenza corporale affinché abili fotografi dessero l’impressione di una massiccia partecipazione di pensionati, ma il fatto è che bisogna assolutamente respingere l’equivoco tra Europa e Ue che alla luce degli ultimi eventi diventa un tema politico centrale ed essenziale. Io stesso devo cospargermi il capo di cenere per avere spesso usato come sinonimi le due parole, per futili motivi, per esempio quello di non fare ripetizioni, che nella lingua italiana suonano particolarmente stonate. In realtà amo l’Europa e odio la Ue, che ne è la perfetta antitesi. Che anzi costituisce, dal punto di vista dell’homo oeconomicus il tentativo di annullamento di culture diverse tra loro. Qui non c’entra nulla la reciproca comprensione e nemmeno la fratellanza tra comunità diverse, ma proprio l’abrasione delle radici e delle differenze in nome della lotta tra individui dentro le regole immutabili del capitalismo. Si tratta di un’altra cosa, di un tentativo che presume in fondo l’inesistenza della società stessa se non come rapporto tra potere e sudditanza, totalmente priva di rapporti comunitari o di classe a cui si riferiscono tutti i tentativi e le teorizzazioni di unificazione del continente, compresa la carta di Ventotene che tutti citano nei salotti, senza averne mai nemmeno letto una riga, come si conviene tra intellettuali di carta straccia. Altrimenti sarebbe stato chiaro che l’unione economica era considerata un’assicurazione contro i rischi della democrazia che potevano portare alle guerre. Ecco, adesso siamo un’Unione che vuole combattere senza fine contro la metà del continente e per farlo cerca di rievocare sentimenti che aveva demonizzato. Davvero un disastro per l’intelligenza e si direbbe pure per la decenza. In ogni caso per il futuro.

fonte:

Di basnews

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