In una intervista Victoria Nuland che come sappiamo è stata la “curatrice” dell’operazione Maidan costata 5 miliardi di dollari, ha ammesso  apertamente che il motivo per cui Boris Johnson è volato a Kiev alla fine dei colloqui di pace tra Ucraina e Russia, svoltisi nel marzo del 2022, era quello di far naufragare l’accordo, in modo che i produttori di armi statunitensi potessero andare avanti con i loro mega accordi previsti per rifornire il Paese. Si tratta di un’ammissione importante perché mostra che la guerra in Ucraina e la russofobia occidentale è sostanzialmente innestata sul denaro. Questo di certo indigna, ma non stupisce: che vi sia una relazione tra conflitti e profitto delle classi di comando  è un fatto scontato.

Ma nel caso dell’Ucraina gli interessi occidentali e statunitensi in particolare hanno determinato prima il destino di povertà e infine la distruzione del Paese fin dai tempi della dissoluzione dell’Unione sovietica. L’Ucraina era l’area europea di gran lunga più ricca di risorse minerarie e agricole, ma ben presto divenne il più povero a causa delle oligarchie locali che rastrellavano i beni per svenderli alle loro controparti occidentali: la guerra è stata soltanto l’acme di uno sfruttamento intensivo e senza limiti che va avanti dagli anni ’90. Certo il desiderio di accerchiare la Russia, secondo gli ossessivi comandamenti dell’impero, ha dato fuoco alle polveri, ma non si trattava solo di avvicinarsi pericolosamente con i missili al territorio russo, ma anche di cancellare la possibilità che il Paese stringesse accordi con Mosca e mettesse in pericolo il sistema di sfruttamento intensivo.

Per uscire dal vago citerò solo alcune delle risorse ucraine per far toccare con mano questa realtà. L’Ucraina infatti è:

  • prima  in Europa per riserve accertate di minerale di uranio recuperabile;
    al secondo posto in Europa e al decimo nel mondo per riserve di minerale di titanio;
  • sempre al secondo posto nel mondo per riserve esplorate di minerali di manganese (2,3 miliardi di tonnellate, ovvero il 12% delle riserve mondiali);
    possiede la più grande riserva di minerale di ferro al mondo (30 miliardi di tonnellate), mentre è al secondo posto nel nostro continente per riserve di minerale di mercurio;
  • è al terzo posto in Europa (13° nel mondo) per riserve di gas di scisto (22 trilioni di metri cubi) e settimo nel mondo per riserve di carbone (33,9 miliardi di tonnellate);
  • è il primo in Europa per superficie coltivabile e il terzo al mondo per superfici della fertilissima terra nera;
  • detiene il primo posto al mondo per esportazione di olio di girasole, il secondo per produzione di orzo, il quarto per esportazione di orzo, mais e patate oltre ad essere un importante produttore di miele, grano, segale e uova;
  • al tempo dell’Unione sovietica era il primo produttore di ammoniaca, l’ottavo al mondo in termini di capacità installata di centrali nucleari;
    il terzo (dopo Usa e Francia) nella produzione di localizzatori e apparecchiature di navigazione; il terzo esportatore di ferro e il quarto di titanio oltre ad essere il decimo produttore di acciaio;

Come si può facilmente vedere la guerra continua fino all’ultimo ucraino per non perdere questo scrigno già quasi tutto in mani occidentali o “prenotato” da investimenti occidentali. Personaggi come Mitt Romney, John Kerry, Joe Biden, Nancy Pelosi, John McCain e i loro emissari hanno reso possibile questa ruberia in nome e per conto delle corporation nord americane. Per loro è solo un bene che l’Ucraina sia distrutta così da poter imporre salari da fame e costi bassissimi per le loro imprese. La prospettiva di perdere questo bendidio li spinge a continuare la guerra con mezzi terroristici (vedi missili a lunga gittata) nella speranza di conservarne almeno una parte. Ma si tratta di una pura illusione: la guerra in Ucraina è ben lungi da aver saturato le capacità militari della Russia che proprio in questi giorni ha lanciato le più grandi esercitazioni navali della sua storia moderna. “Okean-2024” è iniziata martedì e si terrà simultaneamente nell’Oceano Pacifico e nell’Oceano Artico, nonché nel Mar Mediterraneo, nel Mar Caspio e nel Mar Baltico. L’obiettivo delle esercitazioni è valutare la prontezza al combattimento della Marina e dell’Aeronautica russa, nonché verificarne l’interoperabilità. Le manovre coinvolgono oltre 400 navi  e sottomarini, nonché imbarcazioni ausiliarie, circa 120 velivoli e oltre 90.000 uomini. Chi vuole la guerra totale per conservare il frutto delle proprie rapine avrà pane per i suoi denti, ammesso che gli rimangano.

fonte:

Di BasNews

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