Negli Usa si avvicina a grandi passi il giorno del Ringraziamento (cade il 28 novembre), in cui gli americani ricordano la salvezza dei primi coloni grazie ai tacchini che erano stati fatti conoscere loro da una tribù di pellerossa con i quali avevano avviato dei commerci. Inutile dire che quella tribù fu prontamente sterminata per cui non si capisce bene se si festeggi la sopravvivenza dei Pellegrini o la comparsa del “destino manifesto” e dei suoi metodi. Ad ogni modo nella ricorrenza è tradizione mangiare il tacchino, quello reale messo in forno e spesso quello metaforico messo a disposizione dalla geopolitica imperiale.
Quest’anno con l’elezione di Trump, il tacchino messo in tavola alla Casa Bianca sarà l’Europa trascinata dentro una guerra con la Russia che precedentemente forniva a basso costo il “carburante” in senso stretto e figurato di un modello economico. E saranno coinvolti gli ambienti di politicanti e lobbisti responsabili del suicidio. Non sappiamo se il nuovo presidente abbia intenzione di mettere davvero fine al conflitto in Ucraina, come ha sempre detto, ma di certo una delle vie d’uscita dalla guerra perduta, salvando contemporaneamente la faccia dell’impero, è mostrare tutta la corruzione attorno alle centinaia di miliardi concessi a Kiev… come dire se siamo stati sconfitti la colpa non è delle nostre armi invincibili, ma del sistema depravato attraverso cui il regime ucraino ha ricevuto gli aiuti e le armi. Il sistema funzionava, anzi funziona, così: 200 miliardi di dollari spesi dagli Usa e i 150 dall’Europa sono stati usati in abbondanza non solo per foraggiare l’industria bellica statunitense, ma per pagare il mileu politico che ha approvato queste spese folli. Ciò che arrivava a Kiev è stato distribuito tra i gerarchi del regime. L’abbondanza di questi aiuti ha permesso anche una elargizione allargata di benefici: così molti funzionari e politici europei oltre che americani, hanno preso il treno notturno per Kiev per stringere la mano a Zelensky davanti alle telecamere, esaltare la sua donchisciottesca impresa di sconfiggere le orribili orde russe e… ritirare una valigia piena di dollari di fresco conio da portare a casa.
Così Trump ha ora la possibilità di colpire i suoi vecchi nemici e di attribuire loro la sconfitta. Perciò nelle case di Bruxelles si trema di freddo: difficile che si lasci scappare questa occasione. Da molti indizi sembra che intenda verificare e indagare su come sono stati spesi male i fondi dell’Ucraina facendo scoppiare il bubbone. E probabilmente Zelensky che ormai non ha più nulla da perdere gli darà anche una mano per ingraziarsi il nuovo potente. Tuttavia il neo presidente potrebbe anche conservare nel cassetto questa bomba al fine di mantenere uno stretto controllo sulla Ue.
Ma il ceto politico europeo con valigetta diplomatica ha comunque un grosso problema: non rischia soltanto di apparire come un gruppo di guerrafondai a pagamento, ma anche di mostrarsi nella sua natura di iper neoliberisti ossessivi, tutti casa e Lgbtq+, immigrazione selvaggia, finta diversità nell’adesione conformistica agli ideologismi globalisti, clamorosi fallimenti sociali. Per di più questo disgraziato milieu ha dato un colpo letale all’economia del continente e dunque al tenore di vita dei cittadini. Con l’elezione di Trump la cui ampiezza è stata nascosta dai brogli che pure ci sono stati – al punto che Kamala Harris ha vinto solo negli Stati dove non era necessario avere un documento per votare – tutto questo non fa più parte del vangelo obbligatorio occidentale e comunque non più della sua corrente principale. Molta gente a quanto pare non ha detto sì a Trump, ma no al globalismo e alle sue chicche avvelenate, tutte costruite con scopi del tutto diversi da quelli proclamati.
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