INTERVISTA di Carmen Piccirillo
Nella città di Melfi, lo scorso 13 agosto, si è esibita, sul palco di Piazza Duomo, la band Pink Floyd Harmony.
L’intento è stato quello di rivivere, tramite le emozioni in musica, tutto l’excursus musicale della band britannica, attraverso i maggiori successi della ricca e qualificata produzione discografica dei Pink Floyd.
La passione per la musica del gruppo “Pink Floyd Harmony” nasce da lontano, cresce progressivamente giorno dopo giorno, grazie soprattutto all’amore verso la storica band di cui coltivano i valori più autentici.
Il gruppo è composto da Roberto Colucci, bassista e vocalist; Nino Pennacchio, tastierista; Maurizio Vitucci, chitarrista e vocalist; Christian Grieco, batterista; Michele Cappetta, chitarrista e Giorgio Urbino, percussionista.
Maurizio Vitucci, leader del gruppo musicale, si è dimostrato molto soddisfatto della buona riuscita del concerto, raccontando con tanta emozione la nascita del sodalizio musicale, made in Melfi, e soprattutto la mission del loro allettante progetto.
Ci siamo incontrati per un’intervista.
Come nasce la vostra passione per la musica rock?
L’origine di questo attaccamento al genere è del tutto variegata: i membri “veterani” hanno vissuto , chi più, chi meno, quelle grandi annate, potendosi appassionare direttamente al contesto rock nella sua interezza, mentre i più giovani vi si sono legati per trasmissione indiretta, a partire dai loro genitori e dall’aver iniziato il loro percorso da musicisti, spingendosi per forza di cose a formarsi sugli artisti pietre miliari del genere, prima di volgersi indipendentemente sul loro percorso di formazione musicale personale.
Quando nasce il vostro gruppo musicale e con quale obiettivo?
Il gruppo musicale era già presente in “potenza” con gran parte dei membri, Maurizio Vitucci alla chitarra, Roberto Colucci al basso, Nino Pennacchio alle tastiere, Christian Grieco alla batteria, all’attivo in un progetto parallelo di cover di musica leggera, ma conservava quell’animo rock e la passione dei Pink Floyd, che avevano bisogno di essere liberati e messi in “atto”. A fine 2020 iniziano le prime prove di quei brani, la locomotiva viene avviata; la formazione base standard si completa a marzo 2021 con l’ingresso del chitarrista ritmico e voce Michele Cappetta, reclutato da Maurizio, che ben era al corrente della sua ardente passione per i Pink Floyd. Il gruppo è così formato.
Come definisce il sound dei Pink Floyd Harmony?
Il sound del gruppo è su una lunga strada di costruzione, per fare le veci in tutto rispetto dei grandi Pink Floyd.
Il maestro Nino Pennacchio alle tastiere è ben preparato all’arduo compito di erigere i grandi tappeti sonori di cui si occupava Richard Wright e può, quindi, sfoderare le migliori sequenze atte a ricreare quell’ambiente floydiano. Il basso conciso di Roberto incarna in maniera efficace quanto serva a definire quel tipo di brani. Alla batteria Christian, con metronomica diligenza, ricrea al meglio i vari passaggi chiave. Alle chitarre, Maurizio e Michele sperimentano al meglio la commistione dei suoni per completare il quadro, con quest’ultimo che guarda alla sperimentazione d’avanguardia nell’uso dei vari pedali d’effetto per chitarra. Al completamento del sound provvedono, già nel primo live, le percussioni di Giorgio Urbino e il sax di Antonio Narducci, che, con tempi ristrettissimi in vista del concerto, compiono un vero e proprio salto nel vuoto, da cui escono vincenti entrambi.
Come ci si sente a dover interpretare questi brani?
Aver intrapreso questa strada è un enorme onore, ma anche un onere. Si tratta di pezzi leggendari, soggetti sicuramente all’apprezzamento dell’ampio bacino di popolazione “d’ascolto spassionato”, ma al contempo sottoposti ad una critica ferrea e rigida dell’appassionato e del cultore del genere e del gruppo, che non vuole per nessun motivo sentire danneggiati i brani dei propri beniamini, badando ad ogni minimo dettaglio.
Cosa ne pensa dei vari talent dove vengono lanciati i cantanti e gruppi musicali emergenti?
Il nostro gruppo si ancora in qualche modo al passato, avendo la necessità di riportare in vita determinate emozioni e specifici sentimenti realizzati anni addietro: è una riesecuzione, interpretazione, l’originalità è in qualche modo minata dallo stesso scopo della nascita del gruppo. I talent, che pur dovrebbero, invece, premiare l’originalità, lanciando nell’universo musicale i nuovi artisti, in un certo senso finiscono per far peggio, perché li ingabbiano in ciò che loro credono sia l’originalità, ciò che loro credano sia il corretto per l’industria del momento. Ma è una paradossale cortocircuito. Non a caso, in vent’anni di talent “alla moda”, si finisce per sfociare nel pettegolezzo e sì e no un quarto degli artisti che ne esce vincitore riesce a guadagnarsi un posto duraturo nella musica.
Non è un bel periodo storico per il mondo della musica, che, a causa della pandemia, si è dovuta reinventare su piattaforme musicali e social media. Un mezzo di comunicazione sicuramente differente dal concerto “live”, dove il rapporto con il pubblico è diretto. Cosa ne pensa?
Il difficile contesto in cui ci troviamo non è sicuramente il migliore per potersi “lanciare” e promuovere. Lo spiraglio di un concerto live, poi effettivamente tenuto il 13 agosto in Piazza Duomo a Melfi, è stato perciò preso al volo, nonostante i tempi ristrettissimi e le intenzioni originarie che prevedevano la preparazione del tutto per l’anno successivo. Credere di potersi reinventare, quando ancora si è sconosciuti e quando si eseguono cover, è quasi impensabile; sono proprio i concerti e le emozioni scaturite in essi a rendere ancor più vivi determinati brani. Certo, nulla toglie che alle spalle di una maggior maturazione ed esperienza, in futuro, si possa pensare ad eventuali registrazioni di concerti da poter diffondere come “album live”, una situazione forse un po’ pretenziosa, ma su cui si potrebbe far fede, essendo stata percorsa anche da altri gruppi di tribute band, che hanno raggiunto ormai la fama internazionale.
Progetti per il futuro?
Rimettersi al lavoro, provare, migliorare, completare la formazione con le tre coriste ed altri componenti minori che affianchino i principali, necessità ed “obbligo” per la migliore esecuzione dei brani, e potersi così presentare in maniera ancor più compatta, nonché completa, ai prossimi live, dopo questo primo che ha avuto l’arduo ruolo di svezzarci, lanciandoci su una piazza piena, in una calda serata di metà agosto.