Aspettativa, speranza, sogno e ironia sono gli ingredienti di “Zì Mingh, Ziè V’cenz, lu Covid
e gli astronauti”, primo racconto fantasy uscito dalla penna di Ernesto Grieco, scrittore e
poeta di Rionero in Vulture. L’opera apre la visuale su un casale della campagna di San
Fele, paesino della Basilicata, abitato da una coppia di coniugi Zì Mingh e Ziè V’cenz al
tempo del Covid. Accade che una sera la routine quotidiana dei due anziani protagonisti
venga spezzata dall’arrivo di una navicella a forma di supposta che atterra davanti la loro
casa. I due anziani si trovano di fronte due bellissimi astronauti: Steve, uomo alto e
muscoloso, e Irina, donna florida e avvenente. L’incontro inaspettato e surreale tra le due
coppie viene descritto e raccontato dall’autore con uno stile piacevole e a tratti ironico.
C’è l’accoglienza, l’ospitalità, la conoscenza fino a che il rapporto tra i quattro si evolve in
qualcosa in più. Steve e Irina risvegliano in Zì Mingh e Ziè V’cenz emozioni magari sopite
da tempo e fa capolino anche l’eros. Nella sua narrazione Ernesto Grieco ci parla di come
la parte più profonda delle loro anime fosse alla ricerca di una vitalità perduta e l’abbia
predisposta ad un nuovo incontro per ritrovarla, poco importa se reale o virtuale. La
scrittura dell’autore è chiara, scorrevole, impreziosita da frasi anche in dialetto lucano,
entra in connessione col lettore, lo incuriosisce e lo invita a proseguire nella lettura. Nei
due coniugi c’è qualcosa che non va, ci sono insoddisfazioni, ecco allora l’incontro
imprevisto e, quindi, la svolta, la possibilità di cambiare creando un’atmosfera onirica che
riempie il cuore di speranza, amore e felicità. Anche le paure vengono metabolizzate.
L’opera di Ernesto Grieco è un racconto per tutti coloro che hanno voglia di ricominciare a
credere, a sognare, a vivere davvero a tutte le età e lo fa mantenendo un tono divertente
che farà sfogliare le pagine con un sorriso stampato sul volto.
Carmela Lapadula