C’è qualcosa di farlocco nella polemica sull’aumento delle spese militari al 2% che ha tenuto banco nella politica nostrana in questi giorni. È l’ennesima farsa all’italiana. E ci sarebbe da ridere se non ci fosse (come c’è) da piangere.
Il mondo è con il fiato sospeso per quello che accade in Ucraina. L’Europa decide di fare un passo in avanti rompendo il tabù del pacifismo di comodo e l’Italia che fa? Risponde con l’ennesima commedia degli inganni tra finti pacifisti, finti guerrafondai, finti atlantisti. Finti e basta.
Giuseppe Conte finge di provocare la crisi di governo sul capitolo delle spese militari per gratificare la base del suo movimento, schierata in maggioranza su posizioni antimilitariste. In realtà è solo interessato a essere riconfermato presidente del M5S nella consultazione tra gli iscritti del Movimento.
Mario Draghi finge di dare le dimissioni salendo al Colle. In realtà è solo interessato a spaventare Conte. Il quale Conte abbocca (o finge di abboccare). «Il M5S non ha mai parlato di crisi di governo», dichiara a fine giornata. Il fatto è che s’era già messo in tasca la riconferma a leader.
A fingere sono anche gli atlantisti dell’ultimora, a partire dal Pd. Aumento delle spese militari? Certo, ci mancherebbe. Ma lo faremo con calma, nell’arco di qualche anno. Nessuno se ne accorgerà. Nessuno si farà male. Nessuno ci rimetterà. Campa cavallo che l’erba cresce.
A dire il vero, è anche l’Europa che un po’ci ha marciato con questa storia. Perché l’impegno ad aumentare le spese fino al 2% del pil risale al 2014, al tempo dell’annessione della Crimea. Poi tutti se ne sono dimenticati. O hanno fatto finta, per l’appunto.
Senonché stavolta c’è chi pare intenzionato a fare sul serio. È la Germania del “mite” Scholz, che ha deciso di stanziare 100 miliardi di euro in spese militari, andando oltre il 2%. Bravi, grande esempio. Però, all’annuncio del cancelliere, un brivido ha percorso le altre cancellerie europee: la Germania si riarma? Che succede se i tedeschi rompono il tabù del pacifismo e della potenza economica disarmata? Un brivido percorre anche le potenze dell’Indo-Pacifico, all’annuncio che anche il Giappone ha deciso di riarmarsi.
Il mondo cambia, il mondo corre, il mondo muta gli scenari. Ma l’Italia rimane sempre il Paese della Commedia dell’Arte. Il problema è che, indipendentemente dalle vicende interne della politica, la questione delle spese militari si pone comunque, soprattutto perché andiamo verso il ritorno, nella politica internazionale, di quella che un tempo si chiamava “diplomazia delle cannoniere” e dovremo farci trovare preparati quando sarà (in qualsiasi modo sarà) il momento. Altrimenti saranno guai.
Non parliamo solo di luoghi lontani, ma anche del mare di casa, lo Stretto di Sicilia, davanti al quale sorge la ex Quarta Sponda, la Libia, oggi divisa tra Turchia e Russia. La Tripolitania è infatti diventata una sorta di protettorato del rinascente impero ottomano, mentre la Cirenaica corona il vecchio sogno russo di una sponda nei “mari caldi”. Avremmo bisogno di più fregate, di più cacciatorpediniere e possibilmente, nel medio- lungo periodo, di una portaerei in più. “Si vis pacem para bellum”, dicevano i Romani, che di potenza militare e di deterrenza se ne intendevano.
Soprattutto avremmo bisogno di uscire dal nostro guscio minimalista e di renderci conto che il mondo è cambiato davvero. Il tempo della farsa è finito.
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