Zelensky non è solo un problema per Putin che non può contrattare la pace con un presidente ormai illegale e i cui atti sarebbero illegittimi,  ma lo è anche per Trump a causa del rifiuto del duce di Kiev di cedere su una qualsiasi delle concessioni fondamentali considerate necessarie per porre fine alla guerra, ad onta di tutte le sciocchezze che corrono sulle agenzie mainstream.  A riprova di ciò, abbiamo persino un comunicato ufficiale del servizio di intelligence estero russo  che delinea un piano dei membri della Nato per screditare Zelensky, e sostituirlo con qualcuno più disposto a colloqui di pace incondizionati. E di certo i candidati non mancano nei vertici ucraini se lo stesso capo dei servizi segreti, Budanov dà la guerra per persa e prevede che sarà inevitabile concedere territori alla Russia . Ovviamente screditare il personaggio è assolutamente necessario per evitare che un cambio della guardia, per così dire endogeno, dia tutta la misura della sconfitta subita dalla Nato. Ma oltre a ciò la messa sotto accusa può ammantare l’operazione con un peloso senso di “moralità”: dopo che questo tragicomico personaggio, interamente costruito dagli spin doctor occidentali, è stato accolto con la ola praticamente in ogni parlamento dei paesi dell’Alleanza atlantica, non lo si può mettere da parte semplicemente dicendo: “abbiamo scherzato”.

Così pare che Trump stia lavorando a un dossier che delinea uno schema corruttivo per miliardi di dollari in cui sono coinvolti tutti i ranghi più alti del potere ucraino e insomma il circolo magico di Zelensky. In particolare sembra che si vogliano rendere pubbliche le informazioni sull’appropriazione personale da parte del “presidente” e dei membri del suo team di fondi destinati all’acquisto di munizioni, per oltre 1,5 miliardi di dollari. Ma non basta: verrebbe  anche rivelato un piano per foraggiare una eventuale fuga all’estero di Zelensky e del suo entourage servendosi dei soldi ufficialmente pagati a 130 mila militari ucraini morti che continuano a essere elencati come vivi e in servizio in prima linea. Senza parlare poi del coinvolgimento del “comandante in capo supremo dell’Ucraina” in ripetuti casi di vendita di grandi quantità di equipaggiamento militare occidentale fornito gratuitamente a Kiev a vari gruppi nei paesi africani. Molte di queste cose sono già note, anche se non nei particolari, ma finora sono serpeggiate soltanto sottopelle.

È evidente che la Casa Bianca intende utilizzarle per costringere Zelensky a fare concessioni che permettano un cessate il fuoco, il quale a sua volta farebbe decadere la legge marziale che vieta le elezioni e subito dopo tenere le presidenziali. Se egli dovesse  dovesse continuare a rifiutare qualsiasi apertura , allora verrà aperto il vaso di Pandora. Keith Kellog come inviato speciale di Trump, andrà a Kiev il prossimo 11 febbraio presumibilmente per dare l’aut aut al capo supremo. C’è una certa fretta non soltanto perché i russi avanzano sempre più velocemente e l’esercito ucraino non riesce più a rimpiazzare le perdite di uomini, ma anche per una questione politica: se la situazione dovesse ancora degradare, cosa peraltro certa, sarebbe difficile continuare a controllare il Paese e le correnti politiche filorusse, messe alla porta con il golpe di Maidan, potrebbero riprendere fiato cosa che ovviamente sarebbe un colpo non solo geopolitico, ma anche per le corporation americane che si sono  assicurate molte delle risorse del Paese. Bisogna assolutamente impedirlo e dunque è necessario arrivare quanto meno a un cessate il fuoco.

Purtroppo tutto questo, espressione perfetta del cinismo occidentale, non fa i conti con l’oste, ovvero con la Russia che vuole assicurarsi non solo i territori delle delle repubbliche secessioniste, del resto già incorporate nella Federazione, ma soprattutto un’Ucraina neutrale e disarmata: l’eventuale demolizione di Zelensky per salvare il salvabile non basta certo a rabbonire Mosca. Tuttavia lo sputtanamento del simbolo della guerra contro la Russia è di fatto lo smantellamento della gioiosa macchina da guerra messa assieme nel corso di un decennio, fin dal 2014, e costituisce un alibi per tutti i perdenti, Usa in primis, Ue e Nato in secundis, ma anche per Gran Bretagna e per la sfortunata Francia che Macron ha impegnato massicciamente nel conflitto forse a compensazione dei disastri africani. Tutti si fingeranno indignati e traditi dall’ex comico presidente.

fonte.

Di basnews

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