La cura della persona, il valore del lavoro». È il titolo del documento programmatico che la Cisl (insieme alle federazioni dei pensionati, della funzione pubblica e dei medici) ha lanciato nei giorni scorsi a Roma in un evento pubblico con i ministri della Salute Orazio Schillaci e del Lavoro Elvira Calderone. Sedici proposte concrete che ruotano intorno a tre principi cardine: una reale integrazione delle politiche sanitarie e sociali, una presa in carico del paziente sempre più intersettoriale, una rinnovata attenzione alla prossimità, alla domiciliarità e alla continuità tra medicina del territorio e ospedaliera. Sullo sfondo, le conseguenze di lungo periodo della pandemia che «ha messo in luce sia il valore inestimabile del servizio sanitario nazionale, sia i limiti strutturali e le vulnerabilità ad esso connessi», ma anche le opportunità legate alle missioni 5 (inclusione sociale) e 6 (salute) del PNRR per concretizzare una vera integrazione socio-sanitaria e ricucire i divari territoriali tra Nord e Sud, ma anche tra centri urbani e aree interne.
«Il caso della Basilicata è paradigmatico: la pandemia ha messo a nudo le criticità e le debolezze di un sistema sanitario centralizzato in cui la medicina territoriale è stata depotenziata in favore dei grandi ospedali», spiega il segretario generale della Cisl Basilicata Vincenzo Cavallo sottolineando che «questo paradigma ha aggravato le disparità territoriali e ha reso impraticabile una reale integrazione socio-sanitaria. Il documento programmatico della Cisl, fortemente voluto dal nostro segretario generale Luigi Sbarra, è un invito a ripensare profondamente il sistema sanitario con l’obiettivo di costruire una vera assistenza integrata, focalizzata sulle esigenze di presa in carico delle persone, sempre più anziane e sempre più fragili, in special modo nei territori marginali in cui i presidi sanitari si sono rarefatti mettendo in discussione il diritto stesso alla salute di un’ampia fascia di popolazione. Per questo noi diciamo che il sistema deve essere sviluppato principalmente nel perimetro dei servizi territoriali, riservando agli ospedali principalmente la gestione delle acuzie. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma rispetto alle razionalizzazioni e alle esternalizzazioni che si sono consumate nei decenni passati a svantaggio della qualità dei servizi e della capillarità delle cure», osserva Cavallo.
Secondo il sindacalista «è fondamentale superare una visione limitata che considera la sanità come un mero costo e puntare alla creazione di reti di prossimità e strutture intermedie per adattare i servizi ai differenziati bisogni di cura delle persone, anche attraverso l’impiego di tecnologie innovative e l’investimento in ricerca e digitalizzazione del sistema sanitario, a partire dalla telemedicina. Bisogna capire che la sanità è un investimento ad alto rendimento perché produce benessere e coesione sociale, ma anche sviluppo economico. Ci sono le risorse per iniziare a cambiare il nostro sistema sanitario nel segno della prossimità, dell’innovazione e dell’uguaglianza. Allo stesso tempo è prioritario investire sulle persone e sul lavoro. Bisogna perciò rinnovare i contratti nazionali sia per la sanità pubblica che per quella privata e proseguire con nuove assunzioni e stabilizzazioni del personale sanitario, premessa per superare le precarietà e per restituire ai cittadini una sanità di qualità», conclude il segretario della Cisl.
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