Aumenta la pressione da parte della UE. L’Italia resta indietro sul salario minimo mentre gli altri avanzano, qualcuno addirittura anticipa.
Viene dalla Spagna l’ultimo aggiornamento in tema di salario minimo, prossimo all’approvazione in seno al Consiglio dei Ministri un aumento dell’8% sui salari minimi garantiti ai lavoratori. Arriveranno a 1080 euro lordi al mese.
La direttiva UE dello scorso Settembre concede ai governi 2 anni di tempo per l’attuazione, ma ancora una volta l’Italia resta ferma.
21 Stati su 27 godono attualmente di leggi sul salario minimo nell’Unione Europea, resta però fermo il NO votato a Novembre al parlamento italiano. In linea con la posizione generale del Governo.
Lavoro in nero, contratti umilianti ed un numero sempre maggiore di “lavoratori in condozione di povertà”. Tutti elementi che, se aggiunti all’attuale crescita del tasso di inflazione, contribuiscono a creare una situazione di netto sottosviluppo nelle condizioni dei lavoratori italiani.
In Italia il mondo dei contratti di lavoro é caotico, pecca di rispetto per la dignità dei lavoratori. Il lavoro in nero rappresenta ancora la soluzione migliore per molti, a significare che nella situazione attuale, il lavoratore medio italiano predilige aumentare il proprio margine di guadagno rispetto alle garanzie che il contratto dovrebbe portare con sé.
Questa fisionomia del mondo lavorativo italiano fa riflettere, soprattutto alla luce dei passi avanti in tema di impiego compiuti dai principali paesi europei. La Germania, come annunciato in precedenza, ha addirittura approvato un aumento del salario minimo a 12 euro l’ora prima che la direttiva fosse effettivamente stata adottata.
La direzione é chiara. L’Unione si sta concentrando sulle condizioni lavorative dei propri cittadini e l’Italia, ancora in alto mare, non potrà essere da meno; pena il ricorso della Commissione a procedure di infrazione e possibile condanna da parte della Corte di Giustizia.
Come intenderà muoversi il Governo Meloni in questo senso resta ancora un taboo dato il chiaro rinnovo del “No al salario minimo garantito”. Nel frattempo però, le condizioni dei nostri lavoratori peggiorano, il gap con il resto d’Europa continua ad aumentare ma soprattutto, la voce dei cittadini si fa sempre più rassegnata.
Nella grande caccia al colpevole, vecchia e nuova generazione si stanno sparando alla cieca mentre le condizioni di entrambe peggiorano di mese in mese. Risultato di un caos disperato ma prevedibile, in assenza di regole non si può parlare di giustizia.
Gianluigi Gazerro
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