Nelle precedenti ricerche storiche inerenti ai tanti “figli illustri di Rionero” che si sono particolarmente distinti ognuno nel proprio specifico ambito nel corso delle varie epoche passate portando così alto il nome di Rionero a livello nazionale, abbiamo già specificato in modo chiaro come, molte di queste insigni personalità della storia passata di Rionero, vengono ricordate assiduamente attraverso l’organizzazione periodica di numerose iniziative, eventi e manifestazioni culturali di rilievo atte a tenerne viva la memoria e divulgarne l’operato professionale profuso in vita terrena ma, in merito a tutto questo, non possiamo certamente sottrarci, ancora una volta, dal dover rammendare come, a queste personalità illustri continuamente ricordate, ci sono sicuramente tantissime altre le personalità importanti della storia passata di questa cittadina che, con il passare del tempo, sono state purtroppo ingenerosamente dimenticate nella più totale indifferenza collettiva tanto che, le loro storie di vita e soprattutto il proprio brillante operato profuso in vita terrena, rischiano in modo inevitabile di finire nel dimenticatoio rimanendo così sempre più sconosciute alla conoscenza del sapere delle giovani generazioni che, nel più delle volte, sono completamente ignare persino dell’esistenza passata di queste personalità.
Infatti, quando si parla della cittadina di Rionero e delle tante personalità illustri ad essa legate, affiorano come sempre i nomi delle solite note personalità di alto rilievo del calibro di Michele Granata, Luigi Granata, Giustino Fortunato sj, Giustino Fortunato jr, Raffaele Ciasca, Carmine Crocco, Giuseppe Catenacci, Giuseppe Pennella e qualche altro nome proprio perché sono le figure più costantemente ricordate mentre, di tantissime altre personalità di rilievo che durante la propria vita terrena hanno comunque dato lustro ed onore al nome di questa cittadina, si conosce davvero poco o, per meglio dire, quasi nulla.
In merito a ciò, tra i tanti nomi di quelli che più volte abbiamo definito con l’appellativo di “personalità illustri dimenticate”, nelle righe che seguono ci soffermeremo in maniera dettagliata sulla figura del rionerese Michele Rigillo (1879-1958) che fu poeta, storico e critico letterario di fama nazionale.
Michele Rigillo nacque a Rionero il 28 Gennaio 1879 in una modesta famiglia del luogo ed ebbe un’infanzia abbastanza difficile rimanendo orfano di entrambi i genitori ma, nonostante le difficoltà che la vita gli riservò fin dalla tenera età, mostrò subito una volenterosa tenacia mista ad una spiccata intelligenza che non sfuggì al “sommo” storico, intellettuale e politico rionerese Giustino Fortunato il quale sostenne ed incoraggiò fortemente il Rigillo in tutto il suo percorso di studi.
Infatti, il giovanissimo Michele Rigillo, dopo aver terminato gli studi elementari a Rionero proseguì gli studi medi presso il Seminario di Melfi ed in seguito intraprese gli studi di istruzione superiore presso il Liceo Classico “Duni” di Matera.
Il suo notevole talento e la sua fortissima predisposizione per le materie di genere umanistico-letterario emerse già alla giovanissima età di 13 anni distinguendosi positivamente attraverso la collaborazione con una serie di giornali e riviste sui quali pubblicò numerosi suoi scritti in prosa facendosi notare, fin da subito ed in maniera brillante, all’interno dell’ambiente letterario italiano dell’epoca per le sue notevoli capacità in materia tanto che, nel 1894 all’età di soli 15 anni, compose la sua prima opera bibliografica dal titolo “La flora medica del Vulture” stampata e pubblicata presso la tipografia Ercolani di Rionero.
Nel 1898, terminati gli studi umanistici con il conseguimento della Maturità Classica presso il Liceo “Duni” di Matera, si iscrisse alla Facoltà di Lettere della prestigiosa Università degli Studi “Federico II” di Napoli dove, a seguito di un percorso di studi regolare e brillante, conseguì la laurea nel 1906.
Successivamente al conseguimento della laurea in Lettere iniziò la sua carriera di docente di materie umanistiche presso alcune scuole di Cagliari ed in seguito ottenne la cattedra prima a Torino e poi a Genova proseguendo inoltre la sua intensa attività in ambito poetico-letterario traducendo in italiano, nell’anno 1906, la commedia elagiaca “Paolino e Polla: poemetto drammatico giocoso del XIII secolo di Riccardo da Venosa” ovvero un documento molto importante del teatro medievale in era federiciana mentre, nel successivo anno 1907, pubblicò altri volumi di grande interesse tra cui “Il Seicento e i pregiudizi sul Seicentismo”, “Folklore Lucano” e “L’assedio lucano del 1494 in un poemetto eroico del ‘500”.
Sempre in quel periodo, la sua lirica dal titolo “Fontana Maruccia” datata 1902 e dedicata a Giustino Fortunato, ebbe notevole successo ed enorme risonanza nel panorama poetico nazionale dell’epoca tanto da ottenere lusinghieri eleogi anche da parte del “sommo” poeta, scrittore e critico letterario italiano Giosuè Carducci.
In seguito allo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1915, nonostante l’avanzata età di 36 anni, venne richiamato alle armi con il grado di Sottotenente nel Regio Esercito Italiano venendo così mandato sul fronte bellico a difesa della Patria e, durante il conflitto bellico continuò a scrivere delle sue “personali memorie” inerenti l’evolversi della guerra mantenendo così una corrispondenza quasi quotidiana con Giustino Fortunato.
Nel 1918, al termine della Prima Guerra Mondiale, si trasferì a Parma dove riprese la sua attività di docente di Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico della cittadina ducale proseguendo inoltre la sua
intensa attività letteraria attraverso la quale
contribuì in maniera molto significativa a divulgare il patrimonio letterario e storico della Basilicata.
Proseguì nella pubblicazione di altre opere bibliografiche di notevole importanza tra cui “La dominazione Spagnola a Napoli” pubblicata nel 1926, “Gnomologia dei Promessi Sposi” pubblicata nel 1929 e “Satire di Orazio, spunti di gnomologia oraziana” pubblicata nel 1937.
Anche negli anni successivi e fino agli ultimi anni della sua vita continuò con le sue numerose pubblicazioni arrivando così, tra quelle più importanti a quelle meno note, ad un totale di circa un centinaio di volumi.
Michele Rigillo morì a Parma il 28 Ottobre 1958 all’età di 79 anni.
Nel 1959, ad un anno esatto dalla sua morte, la città di Rionero rese onore alla memoria del suo “figlio illustre” Michele Rigillo con l’Amministrazione Comunale dell’epoca guidata dall’allora Sindaco di Rionero Avv. Ettore Lopes che, con la Delibera Comunale numero 40 del 21 Febbraio 1959, decise con voto unanime di intitolare alla memoria del Rigillo una strada sita nel popoloso quartiere di Sant’Antonio e che, ad oggi, è una delle arterie principali dell’asse viario-urbano rionerese.
In merito a tutto ciò ci preme purtroppo rammendare come, da quel lontanissimo 1959, a parte l’intitolazione della strada, non è stato fatto praticamente più nulla per onorare degnamente la memoria, la figura e l’opera profusa da questa grande personalità illustre rionerese qual’è stato appunto Michele Rigillo tanto che ad oggi, soprattutto tra le giovani generazioni, sono davvero in pochissimi a conoscere la storia e la notevole opera profusa a livello nazionale da questo grandissimo poeta, storico e critico letterario che tanto lustro ed onore ha dato alla “sua” Rionero e alla Basilicata.
Proprio in merito a questo, vista la grande rilevanza ed il ruolo di primissimo piano che il rionerese Michele Rigillo ebbe nel movimento letterario italiano della prima metà del Novecento, potrebbe essere una
saggia idea quella di promuovere nella città di Rionero, a cadenza annuale, una serie di iniziative tipo un convegno alla presenza di relatori di rilievo mirato a divulgare e far conoscere in maniera dettagliata la figura e l’opera profusa dal Rigillo oltre ad istituire, sempre a cadenza annuale, un Premio Letterario in suo onore che possa coinvolgere, in una sana ed avvincente competizione culturale, i tanti appassionati dell’ambito poetico-letterario, sia giovani e sia meno giovani, presenti a livello locale, zonale, regionale ed anche extraregionale.
Sarebbe sicuramente questo uno dei modi migliori per riportare alla luce la storia poco conosciuta di questo “figlio illustre” di Rionero ed onorarne degnamente la sua memoria.
Francesco Preziuso