La Rerum Novarum, primo documento sociale della Chiesa cattolica, è un’enciclica pubblicata il 15 maggio 1891 da Papa Leone XIII con la quale, di fronte al processo di scristianizzazione, fu posta al centro la questione sociale affrontando il tema del capitalismo e favorendo la nascita e lo sviluppo di un movimentismo civile che raggiunse l’apice nel 1919 con la fondazione del Partito Popolare Italiano ad opera di don Luigi Sturzo.
Questo documento, definito dai cattolici la “Magna Carta del Lavoro”, viene considerato una pietra miliare della Chiesa cattolica.
Per comprendere le motivazioni che hanno spinto Santa Romana Chiesa ad esporsi in tal modo riguardo a questo argomento, bisogna fare un passo indietro ed analizzare la situazione sociale ed economica.
In seguito alla seconda rivoluzione industriale – che determinò un impiego ancora maggiore delle macchine nelle fabbriche, dovuto al progressivo aumento della popolazione nelle città e quindi dell’ulteriore domanda dei beni di consumo – si venne a determinare un maggior divario tra le classi sociali.
Questo dislivello tra classi, proletari e proprietari, fu il risultato di una serie di fattori conseguenti all’industrializzazione quali: lo sfruttamento della manodopera (orari di lavoro tra le 14 e le 16 ore giornaliere); la mancanza dei diritti sociali; la scarsa retribuzione.
Tali cause iniziarono a determinare un malcontento generale della classe operaia che, volendo rivendicare i propri diritti, prese coscienza tramite l’attuazione di metodi rivoluzionari, talvolta violenti, incentivati dai movimenti socialisti e dalle ideologie riportate nel manifesto comunista del 1848 di Friedrich Engels e Karl Marx.
Fu proprio questa situazione di forte attrito a determinare la posizione della Chiesa cattolica riguardo alla questione operaia. L’enciclica papale cerca di mediare tra le parti. Ma in che modo?
Alla classe proletaria viene proposta un’attitudine diversa nei confronti del capitalista, proponendo un’abolizione della lotta di classe, degli scioperi e dell’uso della violenza, idee invece ampiamente espresse nel manifesto comunista.
Ciò che diversamente viene esortato è il rispetto dell’opera pattuita, della proprietà e della persona del capitalista.
Dall’altra parte, il padrone viene incoraggiato a non sfruttare il lavoratore con orari di lavoro troppo eccessivi e ridotti al minimo. L’obiettivo era quindi quello di superare la tradizionale lotta di classe ricomponendo ed armonizzando lo scontro sociale all’interno di un accordo pacifico, che poneva al centro della questione il rispetto reciproco tra le parti e la piena consapevolezza ed assunzione dei rispettivi doveri.
Altra tematica trattata nella Rerum Novarum è la difesa della proprietà privata attaccata, indefessamente, dai socialisti, i quali sostenevano l’abolizione come rimedio alla questione operaia.
In contrapposizione, secondo l’enciclica leonina, la proprietà privata rispecchia uno dei “diritti di natura” dell’uomo, in quanto prodotto del suo lavoro e quindi di sua legittima ricchezza.
Come la proprietà privata, anche l’istituto della famiglia è un diritto naturale e di conseguenza lo Stato non deve avere nei confronti di essa un atteggiamento prevaricatore, caratterizzato da un tentativo di continua intromissione, poiché estensione dell’uomo stesso.
Il ruolo, quindi, che l’enciclica conferisce allo Stato è quello di “difensore della proprietà privata”, impegnandosi a garantire un salario minimo ai lavoratori, così da permettergli di condurre una vita dignitosa. Lo scopo della Chiesa cattolica è quello di avvicinare le classi sociali, invitando quella operaia ad unirsi in società cattoliche, poste a definire l’equilibrio tra padroni e proletari.
L’importanza di questo documento fu tale che, negli anni a venire, il 15 maggio divenne la Festa dei Lavoratori cristiani.
A centotrenta anni dalla sua pubblicazione, volendo attualizzare il dettato dell’Enciclica sociale di Leone XIII, non possiamo non soffermarci sul cambiamento epocale in cui viviamo. Siamo entrati nel pieno della rivoluzione digitale. “Un grande cambiamento di epoca”, e “non epoca di cambiamenti”, come osserva Papa Francesco. Mentre nelle rivoluzioni industriali prevaleva il conflitto tra capitale e lavoro, ora la dicotomia caratterizzante il panorama sociale si è spostata sull’asse asimmetrico tra le grandi agenzie oligopolistiche dell’informazione e della comunicazione (intermediari) da un lato e i produttori e i consumatori (destinatari) dall’altro. Deve essere riaffermato il primato dell’uomo sulla scienza. Come afferma Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, per la salvezza dell’uomo, “è sempre più urgente una cultura e una formazione che ponga l’accento sull’uso morale ed etico della tecnica”.
A centotrenta anni dalla sua pubblicazione, in questa solenne e storica data, raccogliamo, noi di Roma e del Lazio, l’eredita dei principi sanciti nell’enciclica leonina e accettiamo la sfida, in difesa dei valori cristiani, con la nascita del Circolo di Roma e del Lazio – Centro Studi Leone XIII Basilicata – Lo terremo a battesimo sabato 15 Maggio 2021.
Michelangelo Suozzi, Massimiliano Mattei