Scrive Merlo: “… sia che rimanga il rosatellum in vigore, sia che si adotti un’altra legge maggioritaria come quella indicata da Letta, è evidente che, salvo correre per la testimonianza agli elettori dell’area DC e popolare non resterà che verificare la compatibilità politica e programmatica con i due schieramenti che saranno probabilmente in campo”. Una sfida. Ma la componente terza, partito di ispirazione cristiana, va realizzata.

Rotondi, prende atto delle difficoltà sin qui incontrate per il decollo del progetto politico della Federazione Popolare DC, così come quello della formazione di un gruppo parlamentare democristiano con il Centro democratico di Tabacci e i Verdi, nel segno dell’enciclica di Papa Francesco sulla difesa del creato, scrive: “I due progetti sono fermi. L’Udc non ha formulato alcuna proposta di un congresso straordinario di rifondazione, anzi nel corso della sfortunata degenza dell’on. Cesa il presidente di quel partito ha partecipato a tutte le riunioni del centrodestra chiudendo di fatto la strada a una scelta centrale di riaggregazione. Per analoghi motivi di schieramento l’on. Tabacci ha rinunciato a condividere con noi la formazione di un gruppo parlamentare, ritenendo prioritario lo schieramento nel centrosinistra. Ancora una volta le alleanze prevalgono sulla identità. Io resto persuaso della possibilità di creare al centro una rinnovata presenza dei cattolici, senza escludere alleanze, ma avendo la disponibilità anzitutto interiore di poter rinunciare ad esse e correre da soli alle elezioni politiche. Ritengo che l’orizzonte ambientalista possa essere una nuova missione programmatica tale da giustificare l’azzardo di un nuovo partito espressione dei cattolici democratici. Riflettiamo assieme sulla possibilità di un nuovo esordio, la strada è in salita ma possiamo provarci”.

Scrive Bonalberti: “Confesso che da St Vincent del novembre scorso avevo sperato anch’io che i due progetti, quello partitico della riunificazione dei partiti della federazione democristiana sotto lo scudo crociato, attraverso un allargamento dell’UDC e quella della formazione di un gruppo parlamentare democratico cristiano e popolare andassero a buon fine. Preso atto della realtà effettuale, tuttavia, prima di gettare la spugna, credo si debba tentare di ripartire dal basso. E’ evidente che è finito il tempo per quegli amici che da 25 anni fanno giochetti personali fuori da ogni logica politica capace di riunire tutti in unico partito. Qualcuno continua nel ruolo di paggio servente del Cavaliere e qualcun altro di reggicoda prima di Renzi, Zingaretti e ora, anche se non ancora sicuro, di Letta. Ecco perché si tratta di voltare pagina e di ripartire dal basso. Basta con i tentativi di recuperare Cesa, incapace di sottrarsi ai condizionamenti pelosi di De Poli sempre al seguito di Taiani come un cagnolino di compagnia. Si tratta, invece, di verificare concretamente sui territori se esistono le condizioni per presentare liste unitarie dei democratici cristiani e popolari alle prossime elezioni amministrative. Dove non siamo riusciti con i vecchi leader ormai consunti e condizionati da troppi vincoli, soprattutto preoccupati della personale sopravvivenza, cerchiamo che siano le forze di una nuova leva di dirigenti locali ad assumere il testimone della nostra migliore tradizione politica e culturale. Ripartiamo dai comuni, là dove nacque e si consolidò l’esperienza politico amministrativa dei cattolici democratici e cristiano sociali e se una classe dirigente ormai vecchia e stantia di destra e di sinistra, pensa di rifugiarsi nel maggioritario per consolidare un bipolarismo incapace di offrire reale governabilità al Paese, riparta dal basso una presenza dei cattolici per una nuova speranza nel segno della migliore politica”.

E difatti, è ciò che stiamo facendo noi dalla Basilicata. L’on. Publio Fiori aveva consigliato di favorire il tentativo di riunificazione sotto la Federazione, anzi lui stesso mi ha indirizzato presso quegli amici pur scettico subito dopo e ben consapevole che alcuni di essi avrebbero coltivato ambizioni molto personali anziché sacrificarsi per la patria, Democristiani e Popolari in un partito. Di tutto ciò io reso consapevole, ho sollecitato gli amici in Basilicata a lavorare politicamente più che partiticamente all’interno del Centro Studi Leone XIII individuando problemi, sottoponendoli ad analisi, indicandone soluzioni possibili. Ora, come braccio politico, riprendiamo la strada con Rinascita Popolare, costituita dieci anni fa, rimescolando i vertici del partito. Dopo la pausa estiva o anche prima se ci riusciamo, l’on. Publio Fiori ne sarà presidente, l’avv. Pietro Falbo di Catanzaro vice segretario, il prof. Pasquale Tucciariello segretario organizzativo, l’arch. Lucia Vespe, 27 anni (Matera-Bologna) diverrà segretario nazionale di Rinascita Popolare per indicazione della Direzione. Il progetto federativo noi lo vogliamo favorire e attivare così, dal basso. Noi più adulti in RP siamo pronti a lasciare i nostri incarichi a favore di nuove e più giovani energie. Ripartiamo dal basso, come scrive Ettore Bonalberti; ma con nuovi protagonisti, come indica Publio Fiori. Da settembre tesseramento, a primavera congresso nazionale. Dio lo vuole.
Pasquale Tucciariello

Di BasNews

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