Democristiani e Popolari Qual è il compito che ci siamo assunti noi, democristiani e popolari, dispersi in tante micro strutture dopo il terremoto tangentopoli, 1994? Ritrovarci. Ciascun gruppo che si richiama alla dottrina sociale della Chiesa, dalla prima enciclica a forte caratterizzazione sociale (Rerum Novarum di Leone XIII del 1891) alla più recente enciclica di papa Francesco (Fratelli Tutti), preso a sé singolarmente poco conta nel panorama politico italiano, dunque insignificante nelle scelte di politica culturale, economica e sociale in genere. C’è dunque bisogno di mettersi insieme, tante sigle sparse che, se riunite in un solo partito, forse riusciamo a raggiungere il 3 o 4 per cento dell’elettorato italiano, molto poco per poter contare nelle scelte. E allora è necessario che ogni struttura si rafforzi e lavori per raddoppiare il proprio consenso con l’obiettivo di portare la nostra presenza, unitaria, almeno al 10 per cento. Le condizioni, noi pensiamo, ci sono tutte. Siamo cristiani, dunque solidali, in spirito di solidarietà tra noi e non di arrivismo, e chi vuole fare l’arrivista non è in linea col nostro progetto e vada pure verso altri lidi, non lo tratteniamo. Da questa base procediamo ad avvicinare il nostro elettorato sparso e disperso nella sinistra, che non ha niente a che vedere con la nostra tradizione per valori non negoziabili, primi fra tutti la famiglia che si costruisce tra un uomo e una donna, e disperso nella destra, e anch’essa non ha nulla a che vedere con la nostra disposizione all’ascolto, alla tolleranza, all’accoglienza – ragionata, ponderata, progettata – al bene comune. L’elettorato democristiano si è lasciato corrompere, si è lasciato comprare, ha ascoltato sirene che cantano ancor oggi canzoni persuasive, manipolative, propagandistiche in assenza di alternative politiche ragionate e veramente pensose dei destini dell’Italia e dell’Europa e anche oltre. Ciò che noi stiamo facendo, democristiani e popolari, è solo riprendere ciò che è nostro e che ci è stato sottratto, operazione che ha condotto l’Italia, prima del Covid, in condizioni di sofferenza e l’ha relegata tra i Paesi meno virtuosi dell’Europa e del Pianeta. Stiamo lavorando per recuperare amici cristiani allevati dalla sinistra e amici cristiani allevati nella destra. E sappiamo che né la sinistra e né la destra conducono al bene come noi lo concepiamo. Ora questa operazione di recupero dei cristiani alla nostra causa non è facile. In questi anni, per assenza di un centro forte, com’era la Dc, siamo stati abituati anche come linguaggio di comprensione della politica a termini come centro-sinistra e centro-destra, e in ciò il centro – l’idea democristiana veramente tale – poco o nulla ha contato sia che governasse con la destra sia che governasse con la sinistra. La forza di attrazione in fisica funziona così, e così funziona anche nelle vicende umane: una massa enorme attira e una massa più piccola è attratta. L’operazione che facciamo noi democristiani e popolari è faticosa, cioè il recupero di ciò che ci è stato sottratto. Ci vuole costanza, e ci vuole pazienza. E ci vuole il lavoro di tutti, ne vale la pena. Nel 1991, quando la Dc contava il 35 per cento, l’Italia era la quarta potenza economica nel mondo. Poi, il progressivo declino. Evidentemente, nell’idea solidaristica sturziana e nella nozione interclassista degasperiana c’era del buono. Quei concetti vanno ripresi, riveduti, riprogettati oggi in questa diversa chiave sociale. Perciò noi, democristiani e popolari, pensiamo di farcela, se accompagniamo il nostro impegno con la nostra visione cristiana della vita. Pasquale Tucciariello