Parco del Vulture, forse ci siamo. E così i sindaci dei nove comuni del territorio hanno deciso, hanno rinunciato ai loro originari propositi di candidarsi alla guida del Parco, hanno accolto l’invito della Regione a recepire i curricula dei trenta candidati, hanno stabilito che lunedì 3 Maggio valuteranno le domande e formuleranno i loro giudizi se non interverranno altri intoppi. Per completezza di informazione aggiungiamo – ma questa mi pare cosa saputa – che fin dall’inizio si erano sfilati dall’autocandidatura i sindaci di Melfi, di Rionero e di Ripacandida. Ora finalmente la decisione di tornare sui propri passi e di indicare alla Regione tre o cinque nominativi che abbiamo specifiche caratteristiche: esperienza di pratica amministrativa, esperienza di capacità manageriali, esperienza e capacità di relazione. Perciò molti di noi non hanno prodotto domanda, noi che non abbiamo mai amministrato in un ente pubblico o privato. Altri professionisti che esprimono notevoli capacità abbastanza note non hanno tuttavia esperienze manageriali e perciò non si sono candidati. Altri professionisti ritengono di avere problemi a relazionarsi e a dialogare in una selva di opinioni spesso opposte e contrapposte quando si sta a contatto con le ragioni altrui e perciò non ci hanno provato. Mi viene in mente il racconto del vecchio monaco, del ragazzino e dell’asino. Dovendo andare in paese, il monaco sale sull’asino mentre il ragazzo precede con la cavezza. Per strada incontrano persone che mormorano: “Che roba, quel povero ragazzino a piedi e lui va in groppa”. Il monaco subito scende e fa salire il ragazzino. Incontrano altre persone: “Non c’è carità per quel vecchio monaco a piedi mentre il ragazzo sta comodo in sella”. Il monaco sale anch’egli sull’asino. Altra gente: “Povera bestia, reggere due persone”. Il vecchio monaco e il ragazzo proseguono con le loro gambe. Altre persone: “Ma guarda quanto sono stupidi, vanno a piedi potendo salire sulla bestia”. Il monaco allora si fa il segno della croce, prende il ragazzo per mano ed insieme, a piedi, tornano verso il convento. Insomma, qualunque cosa tu faccia, qualunque decisione tu prenda, ci saranno sempre persone e gruppi che giudicheranno le decisioni di altri. Il problema non sta certo nel giudizio e negli orientamenti che sono legittimi in un sistema democratico. Il problema è la scelta. Sarà un gran bene se ogni decisione venisse preceduta da giudizi di merito. Anche questa è un’esperienza. E speriamo che il tre di maggio arrivi presto e con i nostri buoni auspici.
Pasquale Tucciariello