La distruzione del mito Zelensky ad opera dello stesso potere americano che a suo tempo lo aveva costruito perché fosse il fedele burattino della guerra fino all’ultimo ucraino, mostra sino in fondo a che punto di disgregazione, di follia, ma anche di miseria intellettuale stiamo arrivando in Italia e in Europa. Lasciamo perdere gli ipocriti che hanno opportunamente dimenticato i morti civili fatti dai cannoni ucraini tra la popolazione del Donbass, la discriminazione folle nei confronti dei russofoni e la minaccia di pogrom apertamente portata proprio da Zelensky, tutti elementi che hanno costretto la Russia ad intervenire: come persone sono la banalité même, non sono interessanti anche quando si tratta di gente che ha talmente introiettato la propria doppiezza da non accorgersene nemmeno. Che rimangano nella sesta bolgia col loro piombo dorato. Più degna di attenzione è la reazione di quelli che vogliono manifestare in appoggio al burattino Zelensky, giusto per essere ad ogni costo contro Trump e per la continuazione del conflitto e quelli che adesso, dopo decenni di servaggio, dopo aver approvato tutte le avventure dell’imperialismo di Washington, riscoprono l’indipendenza dell’Europa. Queste posizioni rivelano il disastro cognitivo e allo stesso tempo morale di cui sono vittime, perché appoggiare l’Ucraina oggi vorrebbe dire chiedere scusa alla sua popolazione per averla fatta entrare in un cinico tritacarne, esclusivamente per i propri interessi, anzi per quelli del padrone, invece di fare i belligeranti da poltrona.

Ma questo sarebbe troppo onesto e troppo intelligente. Richiederebbe di comprendere che gli Usa hanno rinunciato in qualche modo all’unipolarismo per l’impossibilità di perseguirlo ancora e stanno cercando di trovare nuovi assetti del potere mondiale: per questo vogliono chiudere la questione ucraina e per farlo devono prima tagliare i fili dell’infame burattino. Certo è evidente che in questo contesto l’Europa che ha suicidato la propria economia pur di appoggiare l’ultimo e sventurato capitolo dell’imperialismo di Washington, si ritrova senza ruolo. Non è certo una novità, ma la fretta e la brutalità con cui sta agendo Trump non consente di coprire la condizione di servi sciocchi che ci andava benissimo fino a che la si poteva nascondere a se stessi. La barbarie di Trump, come avevo preconizzato già fin dalla prima elezione, priva l’Europa di quel velo protettivo che copriva la sua reale condizione. Così la futile ribellione di Macron, di Starmer, della von der Leyen o di quell’avanzo di BlackRock che è il nuovo cancelliere in pectore della Germania, sono patetici tentativi di nascondere non solo la sconfitta della Nato, che è l’alter ego della Ue e di fatto l’entità prevalente fra le due, ma dell’essere stati scaricati in vista della ricerca di nuovi assetti. Di non contare nulla nel momento in cui gli Stati Uniti non hanno più bisogno del coro di appoggio.

La rabbia nasce anche dal fatto che le oligarchie europee intendono speculare sulla guerra costringendo le popolazioni a una nuova stretta sul welfare, sui diritti e sulla libertà: stringere la cinghia che è già il nuovo leit – motiv di Bruxelles, è ciò che finanza e speculatori sperano per un nuovo drenaggio di risorse dal basso verso l’alto. Tutti sanno benissimo che l’Europa non è in grado oggi di condurre una guerra da sola, ma si sta lavorando per costruire un’immagine propagandistica e irreale del nemico contro cui comunque bisogna armarsi anche se disgraziatamente si arrivasse ad una pace in Ucraina. Ecco cosa servono i vertici di Londra e di Bruxelles che si terranno in questi giorni. Hannibal ad portas e dunque chi se ne frega della sanità, delle pensioni, della scuola, dei servizi. Chiunque rifiuti la pace appoggia oggettivamente tutta questa merda neoliberista e non è certo un caso se l’indignazione per la demolizione dell’eroe Zelensky ferve soprattutto nei salotti bene, quelli in qualche modo contigui al potere.

Ma questo ci porta anche ad altro, alla banalizzazione del concetto di libertà che 70 anni e passa di subornazione alla cultura americana, hanno finito per imporre. La libertà – e qui riprendo Adorno dei Minima moralia, l’ultimo classico della filosofia prodotto in questo continente – non consiste nello scegliere tra il bianco e il nero, tra opzioni predefinite suggerite in definitiva dal potere, ma proprio nella capacità di andare oltre rispetto alle dicotomie limitanti. In una parola di non essere ottusi tifosi di scelte imposte, senza riuscire a liberarsi dell’orizzonte ristretto che viene offerto. Senza una vera libertà, l’Europa non potrà essere libera e alla fine, come sempre accade, non potremo nemmeno scegliere tra bianco e nero.

fonte:

Di basnews

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