Cento posti di lavoro previsti, laboratori di ricerca universitari, incubatori d’impresa, attrattori turistici. Venti partner istituzionali tra cui la Provincia, il Parco del Vulture e tutti i Comuni dell’area, 3 fondazioni, 2 consorzi dell’Aglianico del Vulture, la Direzione Regionale Musei del MIC, l’Università di Basilicata, il Cluster Basilicata Creativa, l’Istituto Alberghiero e per il Turismo, la Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa e alcune tra le più importanti associazioni nazionali, dal FAI al Club Alpino Italiano, da Slow Food ad Archeoclub. E poi l’intera comunità dei cittadini del borgo, riunita in comitato promotore con 130 soggetti sottoscrittori: sono questi i numeri con cui il Comune di Rionero in Vulture candida il “Borgo Monticchio Bagni” per guidare, come iniziativa pilota, la proposta regionale per il Ministero della Cultura, nell’ambito del progetto Attrattività dei Borghi. “Un progetto che viene da lontano”, spiega il Sindaco Mario Di Nitto. “Qui la co-progettazione è sempre stata di casa e soltanto negli ultimi anni possiamo citare un lungo repertorio di idee, dibattiti e progetti concreti, che formano il catalogo storico di questa nostra proposta e completano il dossier. Del resto la ‘questione Monticchio’ è uno dei grandi temi dello sviluppo economico e sociale della Basilicata ed è certamente la vicenda più importante e critica, se ci focalizziamo sull’argomento turismo. La prima località turistica ad essere storicamente avviata nel Dopoguerra, è rimasta quella più indietro di tutte, per ragioni che sarebbe troppo lungo richiamare qui. Di fatto, mentre le altre tre “M” del piano turistico regionale sono decollate (mi riferisco a Matera, Maratea e Metapontino), la “M” di Monticchio è ancora ferma, con evidenti ripercussioni sull’equilibrio generale del sistema turistico ed economico dell’intera Regione. Monticchio, infatti, non è un borgo come gli altri: è il simbolo di un’aspettativa di sviluppo che un’intera area, il Nord Basilicata, intende oggi porre con forza sul tavolo del decisore regionale, nell’interesse dell’intera comunità della Basilicata, consapevole che questo è un treno atteso da troppi anni e che difficilmente ripasserà. Per queste ragioni di interesse collettivo si chiede agli altri territori di fare, per una volta, una rinuncia come tante altre volte questo territorio ha fatto, plaudendo al decollo della collina materana, del Metapontino, dell’area sud con Maratea, delle Dolomiti Lucane e così via. Per questo tutti i Comuni della Comunità del Parco del Vulture hanno aderito senza riserve e per questo si sono aggiunte le adesioni, convinte e motivate con solide argomentazioni, della città di Venosa, della Provincia di Potenza, dello stesso Ente Parco”. Il progetto è stato elaborato con un lungo e articolato processo partecipativo che ha visto al centro l’Università di Basilicata, Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali. La scelta e l’elevato profilo scientifico assicurato dall’Università in tutti i suoi dettagli, anche economico-gestionali e occupazionali, trae origine da alcuni elementi di contesto: la centralità del borgo rispetto a un sistema di itinerari e cammini nazionali (via Appia, via Herculea, via Francigena, Ferrovia storica Bandiera Arancione, Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, Tratturi, Sentiero Italia del CAI, Sentiero Lucano/Fruilent, etc.). Poi c’è la narrazione della vicenda degli imprenditori ferroviari Lanari, di origine marchigiana, che tra ‘800 e ‘900 hanno acquisito la foresta di Monticchio fondando il Borgo e dando vita a una tra le più significative esperienze di trasformazione agraria, sociale e industriale. Un racconto che si innesta in una più ampia storia testimoniata da emergenze archeologiche sia antiche che medievali, con il Parco Archeologico di Sant’Ippolito e i siti termali. Infine il paesaggio, uno degli scenari più incantevoli del Sud Italia, immerso nel Parco del Vulture con i boschi e i campi set del grande cinema. Insomma, conclude il sindaco, “Monticchio ha tutte le carte in regola per trasformarsi in un luogo fortemente attrattivo per una comunità di abitanti temporanei, remote worker, nomadi digitali, ma anche famiglie e turisti. Un luogo in cui ci si sente contemporaneamente immersi nella natura e nella storia, ma anche a pochi chilometri dalla più importante area industriale del Sud Italia, con la presenza di Stellantis e di altre imprese leader nell’agroindustria, nell’energia green e nell’economia circolare: tutti temi che riguardano il futuro”.