Angela Fais

E’ slittato al 1° gennaio di quest’anno quanto già il Ministero del Turismo aveva pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 3 settembre 2024, ossia l’adozione da parte di tutte le tipologie di strutture ricettive (dagli alberghi alle case vacanze ai B&B etc) di un Codice Identificativo Nazionale, il Cin,  registrato nella BDSR (Banca Dati Strutture Ricettive). Tale codice, che dovrà essere utilizzato per registrare la presenza dei turisti ed essere presente in ogni annuncio nonché esposto all’esterno, costituisce una sorta di tracciamento affinché ogni struttura ricettiva operi nella legalità. Si pensi che la polizia di Roma dall’inizio di quest’ anno che è quello del Giubileo ha scoperto quasi una struttura ricettiva abusiva al giorno. Durante il 2024 hanno subito controlli ben seimila strutture per rilevare 1500 violazioni solo per il mancato contributo della tassa di soggiorno. Nel primo trimestre del 2025 sono inoltre state accertate evasioni fiscali per più di 330mila euro, per arrivare al recupero di ben 2milioni di euro di contributi non versati.

Tutto ciò al fine di garantire gli ospiti e contrastare il far west di strutture ricettive non in regola presenti su tutto il territorio nazionale che accogliendo orde di turisti stravolgono i centri storici delle nostre città, grandi e piccole. Molti anni or sono Pier Luigi Cervellati, celebre architetto e urbanista, definì Venezia “il primo esperimento italiano di una intera città per farne un uso capitalistico, per estrarne valore”. Esperimento che poi ispirò negativamente le politiche di tante altre città.

L’industria del turismo infatti, in linea con il modello dell’urbanesimo neoliberale, è considerata un elemento chiave per la crescita economica delle città. Ma in realtà è un falso mito giacché ha un impatto fortissimo sulla mancata redistribuzione della ricchezza. La turistificazione infatti fondamentalmente produce per gli autoctoni bassi profitti, generando lavori di scadente qualità e a basso salario, instaurando coi centri storici un rapporto di natura prettamente estrattiva.Quello della turistificazione che negli ultimi anni colpisce il sud Europa è sicuramente un fenomeno molto complesso, riconducibile a una serie di variabili. In primis riconducibile all’instabilità geopolitica di alcune destinazioni prima molto gettonate, come Egitto e Medio Oriente in generale; e poi alla adozione di un turismo della movida, intesa come strategia urbana decisiva ed esclusiva per superare le molteplici crisi finanziarie cui si è andati incontro, non ultima quella prodotta dal covid e che vede la trasformazione delle abitazioni residenziali in alloggi a uso turistico.

Come ci ha spiegato il Dott. Massimo Pasquini, per tantissimi anni Segretario Nazionale della Unione Inquilini, è ragionevole pensare che “la turistificazione abbia amplificato una situazione già triste dal punto di vista della precarietà abitativa. Il proliferare di B&B ha fatto lievitare i canoni di locazione che, va detto, erano già alti, se teniamo presente che solo a Roma ogni anno ci sono 5/6mila sentenze di sfratto per morosità. Ciò ci dice che nella Capitale le richieste non sono compatibili con i redditi degli inquilini. Negli ultimi 10 anni come è noto si è infatti assistito a un drastico impoverimento del ceto medio, che oggi ha un reddito talmente basso da non poter né acquistare né stare in affitto.

E ora con la turistificazione le condizioni sono drasticamente peggiorate”. Ad aggravare questa situazione, ci spiega Pasquini, contribuiscono “le politiche delle Amministrazioni locali e del Governo: non si investe sulla casa nonostante quello alla casa sia un diritto. In Italia ci sono 90mila case popolari non assegnate per mancanza di manutenzione. Ma Enti regionali, Comuni e Governo continuano a non destinare risorse a tale scopo. Roma ha avuto una pioggia di finanziamenti, ben 13 miliardi di euro tra PNRR, finanziamenti per il Giubileo che sono stati investiti in  infrastrutture e trasporti ma non è stato previsto un piano casa”.

Nelle 6 linee di intervento previste dal ‘Piano Giubileo2025’ ad esempio c’è uno stanziamento di 717 milioni di euro per la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi giubilari, 545 milioni per favorire la mobilità degli stessi, 222 milioni di euro per l’accoglienza ai pellegrini e così via. Ma nessuna misura è stata presa per evitare di andare incontro al ‘caro affitti’ con i conseguenti disagi per gli abitanti delle zone interessate. Infatti essendo i contratti di affitto a breve termine assai più redditizi per i proprietari, si va incontro allo svuotamento dei centri storici con drammatiche ricadute anche per l’economia di prossimità. Il turismo di massa compromette la qualità di vita del quartiere. Le attività commerciali vengono ‘rifunzionalizzate’ per le esigenze di consumo dei turisti. La precedenza che politiche locali e nazionali danno ai servizi attrattivi sottrae servizi alla cittadinanza. Tutto coerentemente con la visione di una città che privilegia la fruibilità per i turisti, scegliendo investimenti che non rispondono alle criticità del fabbisogno reale e lascia ai margini i cittadini poveri.E così le città si dividono in due parti, sempre più distanti tra loro. Da una parte una città accentratrice, autoritaria che tende sempre più all’esclusione dell’altra parte. Certo non siamo più ai tempi in cui il barone Haussmann a Parigi sotto il Secondo Impero con la sua riforma urbanistica metteva letteralmente in fuga i poveri dalle loro abitazioni che venivano distrutte a cannonate. Oggi lo si fa in forme “morbide” ed eleganti. Ma si assiste a un vero e proprio ‘divorzio’ tra urbs e civitas, alla separazione tra le pietre e il popolo. Ma quando la città si considera come un insieme di pietre, essa è già morta. Perché la città è in primis luogo di relazioni, amori, passioni, luogo di lavoro, scontri e proteste che ne disegnano la Storia. 

La turistificazione invece invade le città e ne cancella il volto caratteristico e storico di luoghi vissuti. Così turistificazione e gentrificazione sono entrambi fenomeni che possono essere considerati parte di una nuova strategia globale che, mirando alla mercificazione del paesaggio urbano, investe i centri storici ridotti a diventare “pietre senza popolo”. I luoghi della città, tutti, vengono tristemente trasformati, degradati a ‘location’. E frequentati sempre più frettolosamente diventano non luoghi ma ‘superfici’. Così ricalcando il distinguo caro a Marc Augé, il luogo, una volta depredato, è ridotto a ‘non luogo’. Diventa spazio entro il quale il turista consuma la città, cancellandone la Storia e svuotandola di senso. 

fonte:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-pietre_senza_popolo_come_il_turismo_di_massa_sta_distruggendo_le_nostre_citt/46096_59906

Di basnews

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