di Pepe Escobar – Strategic Culture
[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]
Quanto era acuto il buon vecchio Lenin, primo modernista, quando pensava: “Ci sono decenni in cui non succede nulla; e ci sono settimane in cui succedono decenni.” Questo nomade globale che si rivolge a voi ha avuto il privilegio di trascorrere quattro settimane sorprendenti a Mosca, nel cuore di un crocevia storico, culminato con il vertice geopolitico Putin-Xi al Cremlino.
Per citare Xi, “i cambiamenti che non si vedevano da 100 anni” hanno la capacità per influenzare tutti noi in più di un modo.
James Joyce, un’altra icona della modernità, scrisse che passiamo la vita a incontrare persone medie e/o straordinarie, in continuazione, ma alla fine incontriamo sempre noi stessi. A Mosca ho avuto il privilegio di incontrare una serie di persone straordinarie, guidate da amici fidati o da coincidenze propizie: alla fine la tua anima ti dice che arricchiscono te e il momento storico generale in modi che non puoi nemmeno immaginare.
Eccone alcuni: Il nipote di Boris Pasternak, un giovane di talento che insegna greco antico all’Università Statale di Mosca. Uno storico con una conoscenza ineguagliabile della storia e della cultura russa. La classe operaia tagika che si riunisce in una chaikhana nell’ambiente tipico di Dushanbe.
Dei ceceni e tuvani in uno stato di stupore mentre fanno il giro della Grande Linea Centrale. Un simpatico messaggero inviato da amici estremamente attenti alle questioni di sicurezza per discutere di questioni di interesse comune. Musicisti di eccezionale bravura che si esibiscono nella stazione Mayakovskaya della metropolitana. Una splendida principessa siberiana che vibra di un’energia sconfinata, portando il motto precedentemente applicato all’industria energetica – Power of Siberia – a un livello completamente nuovo.
Un caro amico mi ha portato alla funzione domenicale nella chiesa Devyati Muchenikov Kizicheskikh, la preferita di Pietro il Grande: la quintessenza della purezza dell’Ortodossia orientale. In seguito, i sacerdoti ci invitarono a pranzare alla loro tavola comune, dando prova non solo della loro naturale saggezza, ma anche di uno esilarante senso dell’umorismo.
In un classico appartamento russo stipato di 10.000 libri e con vista sul Ministero della Difesa – con tanto di battute – padre Michael, responsabile delle relazioni del cristianesimo ortodosso con il Cremlino, ha intonato l’inno imperiale russo dopo una notte indelebile di discussioni religiose e culturali.
Ho avuto l’onore di incontrare alcune delle persone che sono state particolarmente bersagliate dalla macchina imperiale delle menzogne. Maria Butina – vilipesa con la proverbiale battuta “spia venuta dal freddo” – ora deputata alla Duma. Viktor Bout – che la cultura pop ha metastatizzato nel film “Lord of War”, con tanto di Nic Cage: Sono rimasto senza parole quando mi ha detto che mi stava leggendo nel carcere di massima sicurezza degli Stati Uniti, tramite chiavette USB inviate dai suoi amici (non aveva accesso a Internet). L’instancabile e volitiva Mira Terada – torturata quando era in una prigione americana, ora a capo di una fondazione che protegge i bambini in difficoltà.
Ho trascorso molto tempo prezioso e mi sono impegnato in discussioni inestimabili con Alexander Dugin – il russo cruciale di questi tempi post-tutto, un uomo di pura bellezza interiore, esposto a sofferenze inimmaginabili dopo l’assassinio terroristico di Darya Dugina, e ancora in grado di raccogliere una profondità e una portata quando si tratta di tracciare connessioni attraverso lo spettro della filosofia, della storia e della storia delle civiltà che è virtualmente ineguagliata in Occidente.
All’attacco contro la russofobia
E poi ci sono stati gli incontri diplomatici, accademici e commerciali. Dal responsabile delle relazioni internazionali con gli investitori di Norilsk Nickel ai dirigenti di Rosneft, per non parlare dello stesso Sergey Glazyev dell’UEEA, affiancato dal suo principale consigliere economico Dmitry Mityaev, mi è stato impartito un corso accelerato sull’attuale situazione economica russa dalla A alla Z – compresi i gravi problemi da affrontare.
Al Valdai Club, ciò che contava davvero erano gli incontri a margine, molto più dei panel veri e propri: è lì che iraniani, pakistani, turchi, siriani, curdi, palestinesi, cinesi raccontano ciò che hanno davvero nel cuore e nella mente.
Il lancio ufficiale del Movimento Internazionale dei Russofili è stato un momento saliente di queste quattro settimane. Un messaggio speciale scritto dal Presidente Putin è stato letto dal Ministro degli Esteri Lavrov, che ha poi pronunciato il suo proprio discorso. Successivamente, presso la Casa dei ricevimenti del Ministero degli Affari Esteri, quattro di noi sono stati ricevuti da Lavrov in un’udienza privata. Si è discusso di futuri progetti culturali. Lavrov era estremamente rilassato e ha dato prova del suo impareggiabile senso dell’umorismo.
Si tratta di un movimento culturale e politico, concepito per combattere la russofobia e per raccontare la storia russa, in tutti i suoi aspetti immensamente ricchi, soprattutto al Sud Globale.
Sono un membro fondatore e il mio nome figura sullo statuto. Nei miei quasi quattro decenni di lavoro come corrispondente estero, non ho mai fatto parte di alcun movimento politico/culturale in nessuna parte del mondo; gli indipendenti nomadi sono una razza agguerrita. Ma la questione è estremamente seria: le attuali, irrimediabilmente mediocri autodefinitesi “élite” dell’Occidente collettivo non vogliono altro che cancellare la Russia in tutti i suoi aspetti. No pasarán.
Spiritualità, compassione, misericordia
Decenni accaduti in sole quattro settimane implicano un tempo prezioso per mettere tutto in prospettiva.
La sensazione viscerale iniziale del giorno in cui sono arrivato, dopo una camminata di sette ore sotto raffiche di neve, è stata confermata: questa è la capitale del Mondo multipolare. L’ho visto tra gli asiatici occidentali al Valdai. L’ho visto parlando con iraniani, turchi e cinesi in visita. L’ho visto quando oltre 40 delegazioni africane hanno occupato l’intera area intorno alla Duma – il giorno in cui Xi è arrivato in città. L’ho visto durante l’accoglienza del Sud Globale a ciò che Xi e Putin stanno proponendo alla stragrande maggioranza del pianeta.
A Mosca non si avverte alcuna crisi. Nessun effetto delle sanzioni. Nessuna disoccupazione. Nessun senzatetto per le strade. Inflazione minima. La sostituzione delle importazioni in tutti i settori, soprattutto in quello agricolo, è stata un successo clamoroso. I supermercati hanno tutto – e anche di più – rispetto all’Occidente. C’è un’abbondanza di ristoranti di prima qualità. Si può comprare una Bentley o un cappotto di cachemire Loro Pianna che non si trova nemmeno in Italia. Ne abbiamo riso chiacchierando con i responsabili dei grandi magazzini TSUM. Alla libreria BiblioGlobus, uno di loro mi ha detto: ” Siamo noi la Resistenza”.
A proposito, ho avuto l’onore di tenere una conferenza sulla guerra in Ucraina nella libreria più cool della città, Bunker, con la mediazione del mio caro amico, l’immensamente competente Dima Babich. Una responsabilità enorme. Soprattutto perché tra il pubblico c’era Vladimir L.. È ucraino e ha passato 8 anni, fino al 2022, a raccontare le cose come stavano davvero alla radio russa, finché non è riuscito ad andarsene – dopo essere stato minacciato con una pistola – usando un passaporto ucraino interno. Più tardi siamo andati in una birreria ceca dove ci ha raccontato la sua straordinaria storia.
A Mosca, i loro fantasmi tossici sono sempre in agguato sullo sfondo. Eppure non si può non provare pena per i neocons e i neoliberisti psicopatici straussiani che ora si qualificano a malapena come i gracili orfani di Zbig “Grande Scacchiere” Brzezinski.
Alla fine degli anni ’90, Brzezinski pontificava che “l’Ucraina, un nuovo e importante spazio sullo scacchiere eurasiatico, è un centro geopolitico perché la sua stessa esistenza come Stato indipendente contribuisce a trasformare la Russia. Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico.”
Con o senza Ucraina smilitarizzata e denazificata, la Russia ha già cambiato la narrativa. Non si tratta di tornare a essere un impero eurasiatico. Si tratta di guidare il lungo e complesso processo di integrazione dell’Eurasia – già in atto – parallelamente al sostegno di una vera indipendenza sovrana in tutto il Sud Globale.
Ho lasciato Mosca – la Terza Roma – in direzione di Costantinopoli – la Seconda Roma – un giorno prima che il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nikolai Patrushev rilasciasse una devastante intervista a Rossiyskaya Gazeta, delineando ancora una volta tutti i punti essenziali inerenti alla guerra NATO-Russia.
Questo è ciò che mi ha particolarmente colpito: “La nostra cultura secolare si basa sulla spiritualità, sulla compassione e sulla misericordia. La Russia è uno storico difensore della sovranità e della statualità di tutti i popoli che si sono rivolti a lei per chiedere aiuto. Ha salvato gli stessi Stati Uniti almeno due volte, durante la Guerra rivoluzionaria e la Guerra civile. Ma credo che questa volta sia improponibile aiutare gli Stati Uniti a mantenere la loro integrità.”
Nella mia ultima serata, prima di recarmi in un ristorante georgiano, sono stata guidata dalla perfetta compagna di viaggio, fuori dalla Pyatnitskaya, in una passeggiata lungo il fiume di Mosca, con i bellissimi edifici in stile rococò illuminati a festa e il profumo di primavera – finalmente – nell’aria. È uno di quei momenti alla “Il posto delle fragole” del capolavoro di Bergman che colpisce il fondo della nostra anima. Come la padronanza del Tao nella pratica. O la perfetta intuizione meditativa in cima all’Himalaya, al Pamir o all’Hindu Kush.
Quindi la conclusione è inevitabile. Tornerò. Presto.
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