Nei corridoi di Palazzo Chigi e del Ministero dell’Economia, si respira un’aria di cauta determinazione. La flat tax secca per le partite Iva rimane un sogno accarezzato ma difficile da realizzare. Attualmente, il regime forfettario con aliquota al 15% si applica fino a 85.000 euro di ricavi. I funzionari del MEF, con le loro calcolatrici alla mano, scrutano i numeri con attenzione, consapevoli che ogni mossa potrebbe avere ripercussioni significative sul bilancio dello Stato.
Intanto, l’Irpef si prepara a una nuova metamorfosi. La riforma iniziata lo scorso anno, che ha visto la riduzione delle aliquote da quattro a tre, potrebbe proseguire il suo cammino. Come si può vedere dal grafico, nel 2022 c’erano quattro scaglioni, ridotti a tre nel 2023. Ora, l’obiettivo per il 2025 è ambizioso: alleggerire il carico fiscale sul ceto medio, quella fascia di popolazione che da anni si sente schiacciata tra le difficoltà economiche e un fisco vorace.
La proposta sul tavolo prevede di abbassare l’aliquota del secondo scaglione (per redditi tra 28.000 e 50.000 euro) dal 35% al 33%. Questo potrebbe tradursi in un risparmio annuale di alcune centinaia di euro per le famiglie, con benefici crescenti al crescere del reddito. Si valuta anche l’estensione di questa fascia fino a 60.000 euro, riservando l’aliquota massima del 43% solo a una platea più ristretta di contribuenti.
Ma come in ogni buona storia, ci sono ostacoli da superare. Le risorse sono limitate, e ogni euro risparmiato dai contribuenti è un euro in meno nelle casse dello Stato. I tecnici del Ministero studiano scenari, proiettano cifre, cercando di trovare il giusto equilibrio tra stimolo economico e rigore finanziario.
Ma in Europa?
Una panoramica dei regimi fiscali agevolati per le partite IVA in alcuni paesi europei, vediamo come l’Italia si posiziona rispetto ad altri paesi:
1. Italia:
o Aliquota: 15%
o Soglia: 85.000€ Il regime forfettario italiano offre un’aliquota relativamente bassa con una soglia di ricavi abbastanza elevata.
2. Francia:
o Aliquota: 2,2%
o Soglia: 72.600€ La Francia ha un sistema chiamato “micro-entreprise” con un’aliquota estremamente bassa, ma applicata al fatturato lordo.
3. Regno Unito:
o Aliquota: 19%
o Soglia: 93.750€ (85.000£) Il Regno Unito ha un’aliquota leggermente più alta dell’Italia, ma con una soglia di fatturato più elevata.
4. Spagna:
o Aliquota: 25%
o Soglia: 60.000€ La Spagna ha un regime chiamato “Estimación Objetiva” con un’aliquota più alta e una soglia più bassa rispetto all’Italia.
5. Germania:
o Aliquota: 0%
o Soglia: 22.000€ La Germania ha un sistema di “Kleinunternehmerregelung” che esenta dall’IVA le piccole imprese fino a 22.000€ di fatturato annuo.
Questo confronto rivela diverse strategie adottate dai paesi europei per sostenere le piccole imprese e i lavoratori autonomi:
1. Approccio italiano: L’Italia opta per un equilibrio tra un’aliquota moderata e una soglia relativamente alta, offrendo un buon compromesso tra semplificazione e gettito fiscale.
2. Modello francese: La Francia punta su un’aliquota estremamente bassa, ma applicata al fatturato lordo, che può risultare vantaggiosa per attività con pochi costi.
3. Sistema britannico: Il Regno Unito offre una soglia più alta, permettendo a un numero maggiore di piccole imprese di beneficiare del regime agevolato.
4. Cautela spagnola: La Spagna adotta un approccio più conservativo, con un’aliquota più alta e una soglia più bassa, probabilmente per limitare l’impatto sul gettito fiscale.
5. Esenzione tedesca: La Germania sceglie di esentare completamente le micro-imprese dall’IVA, ma con una soglia molto bassa, focalizzandosi sul sostegno alle attività veramente piccole.
Il confronto evidenzia come l’Italia si posizioni in una fascia intermedia, offrendo un regime competitivo nel contesto europeo. Tuttavia, ci sono margini per potenziali modifiche, sia in termini di aliquota che di soglia, che potrebbero rendere il sistema italiano ancora più attrattivo per le partite IVA.
Le differenze tra i vari sistemi riflettono le diverse priorità economiche e fiscali dei paesi. Mentre alcuni puntano a massimizzare il sostegno alle piccole imprese, altri cercano di bilanciare questo obiettivo con la necessità di mantenere un gettito fiscale adeguato.
In conclusione, il regime forfettario italiano si colloca in una posizione competitiva nel panorama europeo, offrendo un buon equilibrio tra agevolazioni fiscali e soglia di applicabilità. Tuttavia, il confronto con altri paesi potrebbe alimentare il dibattito su possibili modifiche future, sia in termini di innalzamento della soglia che di ulteriore riduzione dell’aliquota, sempre tenendo conto dell’impatto complessivo sul sistema fiscale e sull’economia del paese.
Sullo sfondo, l’ombra del patto di stabilità aleggia come un monito costante. La Commissione Europea osserva con attenzione, pronta a richiamare l’Italia all’ordine se dovesse sforare i parametri concordati. Il focus è racchiuso qui.
Mentre il dibattito infuria e le proposte si susseguono, una cosa è certa: la prossima manovra finanziaria sarà il risultato di un delicato gioco di equilibri, dove ogni decisione avrà il potere di influenzare il futuro economico del Paese. E così, tra speranze di crescita e necessità di rigore, l’Italia si prepara a scrivere un nuovo capitolo della sua storia economica, con numeri e grafici che raccontano una storia di sfide e ambizioni.

di Marco Pugliese

fonte:

Di BasNews

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito web utilizza i cookie per migliorare la facilità d'uso. Se utilizzi il sito accetti l'utilizzo dei cookie.