Un mese fa, il 4 maggio, la Comunità del Parco del Vulture invia al Consiglio Regionale di Basilicata i cinque nomi dai quali dovrebbe derivare la scelta del presidente. In questo mese nessuna notizia ne è derivata, a nostra conoscenza, dal Palazzo, anzi si è aggiunto un ulteriore elemento sembrerebbe destabilizzante: il presidente dell’associazione Cascate di San Fele chiede alla Regione di annullare la delibera dei sindaci per difetti nei criteri di selezione dei curricula e preannuncia un possibile suo ricorso alla magistratura. Fatto è che la Regione non sceglie alcuna delle tre fasi possibili: o nominare il presidente, o revocare la delibera dei sindaci, o annullare il bando. E Monticchio è lasciata allo sbando. Ieri l’altro 2 Giugno, giornata di sole e finalmente licenza di libertà, Monticchio è stata scelta area privilegiata di evasione e di svago, turismo di giornata, una massa impressionante di auto e di gente che hanno riempito la caldera, certo anche i locali di ristorazione che ne hanno beneficiato dopo lungo tempo di chiusura, e sulla strada intorno al lago grande le erbacce invadono il ciglio stradale. Questo accade quando i pubblici poteri non guardano al domani, e forse non guardano neanche all’oggi e proprio non si sa dove guardino. E mentre tutto sembra in abbandono, per fortuna le attività umane più avvedute accettano sfide impossibili: ristoratori, commercianti, artigiani, imprenditori sono in tensione per la ripresa, animatori e artisti propongono mostre di pittura per uscire dall’isolamento anzi mostrare che essi non sono stati affatto in isolamento dal mondo ma hanno invece vissuto condizioni di solitudine creativa. Cioè chiusi nelle proprie abitazioni o nelle proprie botteghe hanno vissuto nuove dimensioni di vita, hanno prodotto letteratura scrivendo poesia o narrativa e io ne sono a conoscenza diretta, hanno prodotto arte figurativa che avrebbero consegnato e proposto. Ed è ciò che accade presso la nostra struttura, il Centro Studi Leone XIII a Rionero, con una mostra di pittura e di arti plastiche. Armando Grieco, Giuseppe Grieco, Donato Larotonda e Ivan Larotonda propongono il risultato della loro “solitudine creativa” – vorrei definirla così – che interpreto come manifestazione del fare e dell’operare. Non intellettuali stagnanti autorefenziali beatificati da essi stessi in nicchie più virtuali che reali, ma artisti del fare e dell’operare, proporre e animare, situarsi e posizionarsi. E pur in condizioni di crisi, mentre certa politica o presunta tale ignora il reale, gente come Armando, Giuseppe, Donato e Ivan propongono arte, da solitudine creativa a manifestazione dell’arte. Meglio questi che quelli.
Pasquale Tucciariello, Centro Studi Leone XIII