Quel miserabile dittatore in conto terzi di Zelensky ha avuto la faccia tosta di dire che gli ucraini hanno perso solo 30 mila uomini in tutta la guerra, ma tanto le bugie, anche le più clamorose, non gli costano nulla, sono un regalo omaggio dell’Occidente che si specchia in questo ex comico divenuto boia della sua gente. Evidentemente 30 mila deve essere un numero magico dell’informazione mainstream, dettata parola per parola dai servizi americani e inglesi: è un numero abbastanza alto da non suonare ridicolo all’uomo della strada e abbastanza basso per non allarmare più di tanto la smarrita coscienza occidentale. Si perché nonostante continui la strage nella striscia di Gaza, nonostante ogni giorno ci siano implacabili bombardamenti su condomini, mercati, campi profughi, ospedali, ambulanze, scuole, moschee, chiese, strade, reti elettriche, condutture idriche, nonostante che il regime di estrema destra di Netanyahu ribadisca le sue intenzioni genocide con la parola d’ordine “niente cibo, niente acqua, niente elettricità, niente carburante, niente medicine”, le cifra delle vittime continua ad oscillare ormai da due mesi su 3o mila.
Ma seriamente chi può credere senza assistenza sanitaria, senza farmaci e con malattie infettive che si diffondono soprattutto tra neonati, bambini, infermi e anziani, le vittime siano solo 30 mila? Magari degli imbecilli o magari dei venduti come quegli scrittori e gruppi progressisti che alla fine non osano davvero parlare di genocidio e andare contro il potere globalista che attraverso gli Usa appoggia totalmente lo sterminio. Eppure che la situazione sia assai più grave di quanto non venga riferito in via ufficiale è in qualche modo riconosciuto anche da organi di stampa del sistema: sul Washington Post per esempio il giornalista Ishaan Tharoor ha dato una dimensione realistica di quella che viene chiamata catastrofe umanitaria, come si trattasse di un terremo o di uno tsunami, non di un fatto intenzionale. Tharoor cita Jan Egeland, capo del Consiglio norvegese per i rifugiati: “Dobbiamo essere chiari: i civili a Gaza si ammalano di fame e di sete a causa delle restrizioni all’ingresso imposte da Israele”, e “Le forniture salvavita vengono intenzionalmente bloccate, donne e bambini stanno pagando il prezzo.” Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, ha detto che un “numero imprecisato di persone – si ritiene siano decine di migliaia – giacciono sotto le macerie degli edifici abbattuti dagli attacchi israeliani”. Il che già di per sé porta a raddoppiare il numero delle vittime.
Volker Turk, l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha dichiarato: “Tutte le persone a Gaza sono a rischio imminente di carestia. Quasi tutti bevono acqua salata e contaminata. L’assistenza sanitaria in tutto il territorio funziona a malapena” e “Immaginate cosa questo significhi per i feriti e per le persone che soffrono di epidemie di malattie infettive… si ritiene che molti stiano già morendo di fame”.
Nonostante tutto questo il Washington Post nello stesso articolo continua assurdamente a sostenere che i morti siano solo 30 mila: i mass media e i governi occidentali che sono tutti complici di questo massacro, ma anche e sorprendentemente l’informazione che si definisce critica, vorrebbero farci credere che solo una parte minima della popolazione palestinese sia rimasta vittima di queste atrocità. Secondo Ralph Nader che ha scritto un articolo da levare la pelle agli ipocriti di qualsiasi latitudine, il numero presumibile di vittime di Netayahu, quello che si può stimare dai resoconti delle persone sul posto, dai video e dall’entità stessa della distruzione e dall’assenza di acqua e cubo porta a ritenere che le 200.000 palestinesi siano morti e il bilancio si aggrava di ora in ora. L’occidente marcio non ha il coraggio di affrontare le conseguenze delle sue azioni e si fida dell’idiozia generale per sparare cifre che non hanno senso. Ma pagherà un prezzo carissimo per questo nuovo olocausto.
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