Sta risalendo la curva dei contagi da Covid in Italia a causa della diffusione di Omicron 5 che ha una capacità di contagio di gran lunga superiore a quella delle altre varianti finora conosciute. Una persona positiva secondo gli esperti potrebbe arrivare a contagiarne fino a 15. Una potenza elevata di contagio cui però fortunatamente corrisponde una bassissima virulenza visto che il periodo della positività è ridotto, massimo sette giorni, e il tutto si risolve con pochi giorni di influenza. Soltanto nei soggetti più fragili e non vaccinati a detta degli esperti le conseguenze potrebbero essere più pesanti. Si prevede un picco già entro la metà o al massimo la fine di luglio, e c’è chi suggerisce di reintrodurre l’obbligo delle mascherine almeno al chiuso. Ne parliamo con il professor Giulio Tarro, medico, primario emerito dell’Ospedale Cotugno di Napoli, allievo di Albert Sabin, inventore del vaccino contro la poliomielite, e proclamato miglior virologo dell’anno nel 2018 dall’Associazione internazionale dei migliori professionisti del mondo.
Professore, Omicron 5 sta dilagando, c’è chi prevede il picco a metà luglio. C’è da preoccuparsi?
“La situazione non è drammatica, ce lo confermano i colleghi sudafricani che proprio recentemente hanno pubblicato un dettagliato contributo sulla rivista Science. Questi colleghi, che hanno gestito la variante molto prima di noi hanno spiegato che non c’è da fare allarmismo ingiustificato, perché ad un alto tasso di contagiosità corrisponde un bassissimo livello di virulenza. Ci troviamo di fronte ad un virus che può essere tranquillamente gestito e curato senza conseguenze negative. Il dato forse interessante è che rispetto alle altre varianti, questa ha una maggiore capacità di infettare i soggetti che già hanno avuto il Covid e che quindi hanno sviluppato l’immunità. Ma ripeto, si tratta di una variante per certi versi innocua”.
Il fatto che possa reinfettare chi il Covid lo ha già avuto che significa?
“Anche questo è un motivo che ne determina la bassa virulenza. Omicron 5 può sì reinfettare gli immuni, ma non fa sparire l’immunità che comunque produce i suoi effetti. Gli studi finora pubblicati hanno dimostrato come le precedenti varianti, vedi la Beta e la Delta, avevano un minore tasso di contagiosità grazie all’immunità sviluppata guarendo dalla malattia o grazie ai vaccini. Ora Omicron 5 è in grado di superare anche i vaccini e gran parte dei contagi sono da reinfezione. Ragione per cui si sta rendendo necessario lo studio di nuove tecnologie in grado di prevenire il rischio delle reinfezioni multiple, e in più nelle case di produzione stanno lavorando per rimodulare i vaccini nei confronti della nuova variante”.
Sta dicendo quindi che sarà necessaria una quarta dose?
“No, intendo dire che questa variante ha dimostrato che può anche superare la barriera protettiva ottenuta con le vaccinazioni e che quindi i vaccini attualmente somministrati sono di fatto superati e devono essere rimodellati su Omicron 5. Direi che questa è la prova evidente di come i vaccini, oltre a non prevenire il contagio come è stato chiaramente dimostrato, facilitano la mutazione stessa del virus producendo nuove varianti resistenti. Per quanto riguarda invece il ricorso a nuove vaccinazioni non sono d’accordo, proprio in virtù della bassissima virulenza di Omicron 5 che si può benissimo curare con il ricorso ai farmaci. Mi sembra che di terapie ne abbiamo a sufficienza da questo punto di vista, bastano quelle a fronteggiare un’infezione modesta come quella che sta circolando. Direi che la vera virulenza è soltanto quella mediatica”.
Come mai questo alto tasso di contagiosità capace di bucare sia i vaccini che l’immunità ottenuta con la guarigione dal Covid?
“Il virus cerca di adattarsi e sopravvivere, stabilendo la migliore simbiosi possibile con l’organismo che va a contagiare. Una simbiosi però che non porta alla distruzione dell’organismo ma a creare le condizioni per una convivenza. E’ un fatto evolutivo. Il virus cerca di rafforzarsi rispetto alla difesa immunitaria dell’organismo, ma come in questo caso non può produrre effetti letali perché l’organismo è comunque in grado di reagire e difendersi pur se aggredito. Per questo dico che non ha senso imporre altre vaccinazioni, visto che con l’ausilio dei farmaci e delle terapie si può benissimo superare l’infezione”.
Neanche ai soggetti fragili e agli anziani consiglierebbe una vaccinazione in autunno?
“No, ritengo possa rivelarsi addirittura rischiosa. Ci sono studi inglesi che confermano come con le vaccinazioni si rischia un abbassamento complessivo delle difese immunitarie, non soltanto contro il Covid ma contro i virus in generale, mentre gli israeliani che avevano iniziato la quarta dose hanno dovuto bloccare tutto a causa del numero eccessivo di effetti collaterali soprattutto a livello cardio circolatorio. Poi mi scusi, ma ci si può vaccinare contro un raffreddore? Perché di questo alla fine stiamo parlando”.
Come è possibile che Omicron 5 possa resistere anche al caldo estivo al punto da svilpparsi proprio in piena estate?
“Anche questo è un altro fattore che riduce la virulenza del virus. Anche il caldo gioca un ruolo fondamentale da questo punto di vista”.
In autunno quindi si rischia un incremento della virulenza?
“No, perché la variante non cambia secondo le stagioni, quindi non è che se si abbassano le temperature prende più forza. Siamo giunti alla quinta variante e ognuna si è dimostrata meno violenta dell’altra. Ormai parlare di pandemia è del tutto fuori luogo. Quindi non vedo perché si debba spaventare la gente con scenari catastrofici o addirittura ipotizzando nuove restrizioni a mio giudizio prive di qualsiasi fondamento”.
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