Davvero siamo in un momento di follia totale. Basta soltanto vedere le immagini dei droni travestiti da Ufo che in Usa sono la nuova frontiera della battaglia politica, un chiaro espediente per allarmare i cittadini, insinuare l’idea che potrebbe trattarsi di oggetti provenienti da una potenza straniera e rendere così le cose più difficili a Trump, nell’ipotesi che egli voglia realmente arrivare a discutere di pace. Che ci si trovi di fronte a una riedizione in 3d della celebre trasmissione radiofonica di Orson Welles suIl’ invasione dei marziani, ci sono pochi dubbi: il fatto stesso che il Pentagono abbia dichiarato che non sa di cosa si tratti e non faccia assolutamente nulla per scoprilo, benché abbia tutti i mezzi per svelare l’arcano, dimostra l’ennesimo spettacolare dolo in questo tramonto dell’impero.
Ma ci sono varie forme di pazzia, quella che ci riguarda più da vicino è che dopo la visita a Kiev del cancelliere Scholz, a trovare Zelensky c’è andato anche il suo principale rivale alle prossime elezioni anticipate, il leader della Cdu, Friedrich Merz. Costui, nonostante il fatto che la gran parte della popolazione ne abbia ormai abbastanza della guerra, ha promesso l’invio dei missili Taurus “per raggiungere obiettivi militari in Russia.” Ora è evidente che dal punto di vista elettorale questa è una posizione perdente, ma sembra quasi che questi personaggi facciano a gara non per conquistare i voti dei cittadini, ma per posizionarsi al primo posto come camerieri di Washington. Infatti la minaccia dei missili si adatterebbe al confuso piano di pace di Trump “attraverso la forza” che tuttavia arriva palesemente fuori tempo massimo.
Ora non credo che questo Merz sia così stupido da aspettarsi che qualche Taurus possa cambiare le sorti della guerra e nemmeno da non capire che ciò significa una partecipazione diretta della Germania al conflitto, con tutte le possibili conseguenze. Ma in generale queste mosse si situano nel delirio cognitivo occidentale: dal Potomac alla Sprea, dalla Senna al Tevere si pensa e si spera che la guerra possa continuare ad oltranza e che in qualche modo si coaguli più o meno sulle posizioni attuali con l’accettazione di Mosca di tale status quo. Tale miracolo dovrebbe essere propiziato dal richiamo delle leve dai 18 ai 24 anni per tamponare le enormi perdite subite dall’esercito ucraino che, tanto per la cronaca, solo nell’ultima settimana ha perso 12 mila uomini tra morti, feriti e disertori. Ma siamo di fronte all’ennesimo caso di negazione della realtà.
Nel grafico a fianco possiamo infatti vedere che le persone sotto i 25 anni sono relativamente molto poche a causa del fatto che gli anni ’90 hanno visto un forte calo dei tassi di natalità. In sostanza significa che la coorte di maschi nati dalla metà degli anni ’90 in poi è molto piccola rispetto ai gruppi più anziani.
Tuttavia anche se il regime di Kiev avesse un grande bacino di potenziali riserve, non ha l’infrastruttura né il tempo necessari per addestrare efficacemente le nuove reclute. Il grafico dimostra che non c’è modo di invertire la tendenza. E Mosca sa benissimo che ogni tentativo di congelare la situazione avrebbe il solo scopo di prendere tempo per riarmare Kiev e darle un’altra possibilità. Tuttavia ci si culla in quel territorio ambiguo che si estende al confine tra illusione e menzogna per allontanare l’amaro calice: senza un intervento diretto della Nato la sconfitta è certa, anche se non sarebbe per nulla una garanzia di vittoria. D’altronde in Siria i vari protagonisti della caduta di Assad cominciano a scoprire di aver ottenuto una vittoria di Pirro e già iniziano le frizioni tra di loro. Faranno la fine della Francia che fu tra i protagonisti della guerra libica con lo scopo di contribuire a garantire l’egemonia francese sulle sue dipendenze nell’Africa settentrionale e occidentale. Oggi la Francia non ha quasi più dipendenze in quell’area e perfino il Ciad e il Senegal le stanno buttando fuori.
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