Il fisco batte alla porta di chi ha goduto del Superbonus 110%.

Giorgetti, ministro dell’Economia, lo dice chiaro: chi ha ristrutturato deve aggiornare i dati catastali. Chi non lo fa, regala soldi ai Comuni.
La revisione catastale s’abbatte sui portafogli degli italiani. Un salto di categoria e l’IMU s’impenna.

La TARI segue a ruota. Persino le tasse di successione e registro si gonfiano come palloni aerostatici.
Roma e Milano, le metropoli del mattone, guidano la danza macabra degli aumenti. Un appartamento popolare nella Capitale può veder lievitare la sua rendita del 36%. A Milano, non va meglio: +18% con un solo scatto di classe.
Ma non illudetevi in provincia. Anche a Caserta, la piccola cittadina campana, il fisco mostra i denti: +40% per chi ha osato migliorare casa di due classi.
Il gioco è semplice: più alta la categoria, più alto il pregio, più alte le tasse. Un meccanismo che va a colpire chi ha migliorato.

E attenzione: 30 giorni dopo la fine dei lavori, il direttore deve confessare tutto al Comune. Come un delatore dei tempi bui, deve denunciare ogni mattone spostato, ogni finestra cambiata.
L’Agenzia delle Entrate, intanto, affila le armi. Pronta a chiedere conto d’ogni miglioramento, d’ogni risparmio energetico.

La beffa finale? L’attestato di prestazione energetica, l’APE. Un certificato che dovrebbe premiare l’efficienza e invece diventa l’ennesimo cappio al collo del contribuente.
Migliorare casa è diventato un lusso che si paga a caro prezzo.

di Marco Pugliese

fonte:

Di BasNews

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