La ricreazione è già finita: neanche due mesi al governo e per Giorgia Meloni è già tempo di fare i conti con la realtà. A suonare la campanella (per la Meloni, per il governo, per tutti gli italiani) è stata la presidente della Bce Christine Lagarde, che con il rialzo odierno dei tassi d’interesse e soprattutto con le dichiarazioni fatte in conferenza stampa ha annunciato tempi di esami e rischio punizioni per i sempre negligenti italiani.
L’aumento e i tagli
Oggi la Bce ha infatti deciso oggi di alzare i tassi di mezzo punto percentuale, portando quello sui depositi al 2 per cento (era sotto zero fino a pochi mesi fa) e accompagnando l’operazione con un comunicato stampa a dir poco minaccioso. Secondo il testo diffuso infatti questo è solo l’antipasto: “i tassi di interesse devono ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante – spiegano da Francoforte – per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”.
Ma c’è di peggio: i prossimi rialzi si accompagneranno a una riduzione del bilancio della Banca, che reinvestirà solo in parte i titoli di stato in scadenza, riducendo la propria quota di ben 15 miliardi di euro al mese fino a giugno 2023. Questo vuol dire che i titoli di stato italiani potranno contare in misura minore che in passato sugli acquisti della Bce e dovranno trovare più acquirenti sul mercato. la reazione è stata immediata: a pochi minuti dall’annuncio il Btp decennale è balzato al 4,05% di rendimento, in crescita di circa 20 punti base, superando persino il rendimento dell’equivalente greco. Lo diciamo più esplicitamente? L’Italia è considerata dagli investitori il paese meno affidabile dell’eurozona.
I “consigli” della Lagarde
Subito dopo, incontrando la stampa per la solita conferenza stampa di chiarimento, la capa della banca centrale ha rincarato la dose. “Il Consiglio direttivo – ha spiegato ai giornalisti – ritiene che i tassi di interesse debbano ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”. La Lagarde è poi passata ai consigli, usando toni quanto mai pressanti: I governi dell’area euro devono mettere “velocemente in pratica i piani d’investimento e le riforme concordate con il Recovery fund e scritte nei Pnrr nazionali” ha intimato. Aggiungendo poi che per quanto riguarda le politiche di bilancio, gli aiuti contro il caro bollette devono essere “a tempo, mirati e destinati ai soli settori più colpiti”. Se già così alla Meloni devono essere già fischiate le orecchie la Lagarde ha poi provveduto a fare i nomi dei sorvegliati speciali. “Dopo il via libera da parte della corte costituzionale tedesca, è rimasta solo l’Italia a non approvare il programma e speriamo che lo farà a breve”, ha detto.
Le conseguenze
Queste sono per l’Italia tutte cattive notizie. Il rialzo dei tassi renderà prestiti e mutui ancora più costosi e rallenterà ulteriormente un’economia già in frenata, mentre la diminuzione degli acquisti dei titoli renderà ancora più costoso per l’Italia finanziarsi sul mercato. Questi cambiamenti potrebbero avere effetti dirompenti su una manovra tutta tesa a far pagare meno tasse ad alcuni. Se è vero che la Meloni continua a contattare Draghi per confrontarsi con lui non abbiamo molti dubbi che in questo momento la premier sia al telefono con Mr Whatever it takes, l’uomo che quando era in Bce ha fatto per l’Italia molto più di quanto gli sia stato riconosciuto. Adesso che la musica è cambiata cominciano ad accorgersene pure i suoi detrattori.
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