Potrebbe essere il bollettino di guerra di una ONG, di un’agenzia Onu. Invece no, a fornire queste numeri drammatici e vergognosi per un Paese come l’Italia che si professa civile e rispettoso dei diritti umani, è il direttore generale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, Bruno Giordano.
Questa carneficina, tra l’altro, è impunita. Giordano precisa un aspetto importantissimo quanto agghiacciante: “Avremmo dovuto avere 15mila sentenze, perché ne abbiamo solo alcune centinaia? E’ necessario un coordinamento investigativo. Le vittime hanno necessità di avere la stessa giustizia”.
Il quadro delle normative che tutelano la salute dei lavoratori e le leggi che dovrebbero punire chi non la tutela sono frammentarie, di proposito, proprio per creare scappatoie, rinvii, prescrizione e senza nasconderlo non dare troppo fastidio al padronato. Troppe norme sono considerate un ostacolo ai loro profitti, anche quando si tratta di guadagnare pochi spiccioli, come emerso dalla perizia sulla morte di Luana D’Orazio schiacciata da un macchinario manomesso.
Si parla di salute dei lavoratori con un green pass imposto in maniera truffaldina per tutelarla dal Covid-19. Ecco, perché tutta questa ostinazione per un provvedimento senza senso non si riversa per giungere ad avere norme di vera sicurezza per i lavoratori e punire chi le trasgredisce?
Qualcuno potrà obiettare che appunto con questi dati i problemi sono altri e non il green pass.
Ha la sua logica, ma dopo licenziamenti, delocalizzazioni, morti e feriti sul lavoro, il green pass è solo l’ultimo provvedimento calato dall’alto del Governo Draghi-Confindustria per cancellare ogni diritto ai lavoratori.
Fonte: www.lantidiplomatico.it/