Salvaguardia e valorizzazione ambientale da una parte e creazione di siti per l’estrazione mineraria dall’altra, due temi agli antipodi tra loro che stonano nella maniera più assoluta e non possono minimamente coesistere soprattutto se si considera che l’area territoriale in questione è colma di bellezze paesaggistiche, ambientali, naturalistiche, rurali, storiche e archeologiche che la rendono unica nel suo genere.
Detta così, questa lunga ed esaustiva frase, può avere giustamente un solo e logico significato ma per spiegare il tutto in maniera più precisa e dettagliata andiamo ad esaminare il tutto in modo accurato e nei minimi particolari dai quali emerge una situazione che sa di vero e proprio controsenso paradossale.
Negli ultimi tempi, tra la popolazione dell’area del Vulture Melfese, tiene banco la questione della nota vicenda inerente all’ormai prossimo avvio delle operazioni di perforazione per la realizzazione della cava di quarzareniti che sorgera’ in località Monte Crugname in agro territoriale di Melfi proprio al confine tra Basilicata e Campania ed a pochissimi chilometri in linea d’aria dallo stesso agglomerato urbano della cittadina federiciana e dalle aree di notevole interesse ambientale-paesaggistico e storico-archeologico di Monticchio e del neo-istituito Parco Regionale del Vulture.
Ripercorrendo le tappe principali e scavando a fondo nei meandri di questa annosa vicenda ed analizzando accuratamente il tutto fin dagli albori emerge in modo chiaro ed inequivocabile come la questione del progetto di coltivazione mineraria della cava di quarzareniti di Monte Crugname fonda le sue radici già a partire da alcuni anni or sono.
Cinque anni per l’esattezza visto che già nel lontano 2017 l’allora Presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, con la Delibera di Giunta Regionale n. 2665 datata 29 Maggio 2017 firmo’ ed autorizzo’ in linea di massima il parere favorevole della Regione Basilicata sulla vicenda dando simbolicamente il via ufficioso all’iter amministrativo riguardante la nota questione della “Cava di Monte Crugname”.
A distanza di ben cinque anni il tutto è passato dalla maniera ufficiosa del Maggio 2017 a quella ufficiale degli ultimi giorni dopo che, in data 4 Maggio 2022 e con la delibera n. 251/2022, la Giunta Regionale ha espresso giudizio favorevole di compatibilità ambientale rilasciando l’autorizzazione mineraria ed approvando così in modo definitivo, dopo un quinquennio di estenuante e lento iter burocratico, il via libera ufficiale a procedere alla società proprietaria del suolo ed operante da decenni in questo specifico settore per l’avvio delle operazioni di perforazione del sito di Monte Crugname che, come già detto, porteranno alla realizzazione di una cava per quarzareniti.

Questa decisione definitiva della Regione Basilicata, che da’ il via ufficiale all’iter che porterà alla realizzazione della cava di Monte Crugname, ha fatto giustamente insorgere i vari comitati cittadini, le tante associazioni locali e larghissima parte della popolazione dell’area del Vulture Melfese che in questi cinque anni si è battuta con enorme fermezza e determinazione anche attraverso prese di posizione, proteste e ricorsi per evitare la realizzazione della cava.
Una cava che sorgera’ in un’area, quella di Monte Crugname, distante pochi chilometri in linea d’aria dal moderno e residenziale quartiere melfitano di Bicocca, dalle frazioni di Foggiano, Foggianello e San Giorgio ricadenti nel territorio comunale di Melfi, dalla splendida e suggestiva località turistica di Monticchio Laghi, dai due importanti stabilimenti di acque minerali siti nella  frazione di Monticchio Bagni ricadente nel territorio comunale di Rionero ma, soprattutto, da quello “scrigno” di bellezze e risorse naturali, ambientali, antropologiche, faunistiche, geologiche, paesaggistiche, paleontologiche e storico-archeologiche che è appunto il neo-istituito Parco Regionale del Vulture.
Al sacrosanto “grido di protesta” dei vari comitati locali e dei tantissimi cittadini dell’area del Vulture Melfese, contrari fin dal principio alla realizzazione della cava di quarzareniti di Monte Crugname, si è aggiunto anche quello delle varie autorità istituzionali dell’area interessata con in primis il Sindaco di Melfi Giuseppe Maglione, vari amministratori comunali e coordinamenti di sezione e territoriali di vari partiti politici della zona oltre a numerosi enti, sindacati ed associazioni a livello zonale e regionale come Legambiente Basilicata , Libera presidio Vulture Alto Bradano, Epha, Liberiamo la Basilicata, ed i comitati Cittadini del Vulture, La Madonnina, Amici di Monticchio e tante altre che, attraverso un coro unanime di dissenso e forte perplessità, hanno evidenziato i danni e l’elevato rischio in termini di deturpazione paesaggistica, forte impatto ambientale sul ricco e pregevole ecosistema, seppellimento del valore storico, culturale e archeologico che la realizzazione della cava di quarzareniti di località Monte Crugname può comportare.
Infatti nella mattinata dello scorso giovedì 12 maggio si è svolto a Melfi, nel piazzale antistante la sede del Municipio della cittadina federiciana, un sit-in di protesta per dire No alla realizzazione della cava di Monte Crugname alla presenza di una folla di cittadini, di comitati, di associazioni, partiti politici, sindacati e di varie autorità politico -istituzionali di Melfi, Rionero, Venosa, Barile, San Fele e Ripacandida.
Un paradosso abissale che sa addirittura di vero controsenso visto che, da appena pochi anni nel territorio del massiccio montuoso del Monte Vulture, è stato istituito il tanto atteso ed a lungo sospirato Parco Regionale del Vulture che è stato istituito, appunto, proprio al fine di tutelare e salvaguardare quelle incantevoli peculiarita’ naturali di vario genere e di cui questa zona è fortemente ricca.

Proprio per questo è logico porsi una profonda riflessione sull’intera vicenda chiedendoci come sia possibile autorizzare la realizzazione di una cava mineraria a pochi chilometri in linea d’aria da un luogo colmo di maestosa natura incontaminata come il Parco Regionale del Vulture.
Una vera e propria antinomia paradossale che non può e non deve minimamente coesistere in nessun modo per l’ambiente, per la natura e le sue multiformi e svariate meraviglie, per gli incantevoli paesaggi, per la fauna e la flora del luogo, per le tante bellezze storiche ed archeologiche, per il turismo e soprattutto per il futuro delle popolazioni dei Comuni ricadenti nella cosiddetta “area” del Parco Regionale del Vulture.
Il popolo lucano da sempre battagliero e ribelle alle ingiustizie, come ha dimostrato già in passato con gli esempi di Scanzano Jonico nell’autunno 2003 e Rapolla nella primavera 2004 dove la “gente di Basilicata” si mobilito’ in massa opponendosi fermamente alla realizzazione di un deposito di scorie nucleari nel primo caso del 2003 e alla realizzazione del famoso “Elettrodotto Matera-Santa Sofia” nel secondo caso del 2004, saprà anche questa volta sprigionare la quella sua verve inarrendevole per difendere il proprio territorio ed il proprio futuro galvanizzato da quegli eventi di quel passato dove la vittoria del popolo lucano fu grande.

Francesco Preziuso

Di BasNews

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