di Greta Merigiola

La cura con gli anticorpi monoclonali nella profilassi Covid, inizialmente, era solo un’ipotesi. Ora, con la sperimentazione ancora in atto, si evince che i risultati sono sorprendenti.

“In questi mesi l’Istituto Spallanzani ha condotto le ricerche sulla risposta vaccinale in diverse popolazioni fragili, in persone immunodepresse con patologie gravi o in cura con terapie immunodepressive. Il nostro obiettivo, e del Paese, è quello di garantire la protezione dal contagio anche e soprattutto a queste persone. Come si può? Alcuni pensano ad una terza dose (o richiamo), noi stiamo immaginando un percorso che porti a dare una protezione con gli anticorpi monoclonali che già hanno dato dimostrazione di sé in ambito terapeutico” prosegue il direttore dell’Ospedale Spallanzani, Francesco Vaia.

Per ora sono solo 8.434 i pazienti iscritti nei registri di monitoraggio di questi farmaci. Per queste persone gli anticorpi monoclonali sono stati utilizzati come terapia. Ma cosa sono e come agiscono?

Sono dei farmaci specifici contro il Covid.19 e disponibili in Italia solo per i soggetti fragili affetti da malattia Covid lieve o moderata. L’anticorpo legandosi alla proteina S del virus, crea un ingombro spaziale che inizialmente non consente più al virus di ancorarsi alla cellula e successivamente di essere riconosciuto come estraneo dal nostro sistema immunitario, che procede alla distruzione.

“In questi giorni abbiamo messo in cantiere un programma per favorire l’accesso a questo tipo di popolazione agli anticorpi monoclonali e abbiamo sottoposto un programma di accesso ai monoclonali alle autorità regolatorie e siamo in attesa che Aifa e il comitato etico approvino il programma” afferma il direttore sanitario Francesco Vaia.

Così scopriamo che l’uso degli anticorpi monoclonali funziona.

“Gli anticorpi monoclonali non hanno ancora ricevuto l’approvazione dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA). In Italia sono stati autorizzati in via temporanea con Decreto del Ministro della salute 6 febbraio 2021 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’8 febbraio 2021, n. 32, e con Decreto del 12 luglio 2021 (GU n 180 del 29/07/2021)” così cita il sito dell’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco.

Ma la cura sperimentale con gli anticorpi monoclonali funziona. Lo racconta ai nostri microfoni Luigi, un paziente affetto dalla malattia di Parkinson che, subito dopo aver scoperto di aver contratto la malattia del Covid 19, sentendo il suo medico di base ha deciso di prendere appuntamento con la dott.ssa dell’Ospedale Spallanzani per effettuare l’infusione di anticorpi monoclonali. Il risultato? Lo testimonia alle nostre telecamere. “Non ho avuto alcun sintomo dopo aver scoperto la mia positività al Covid-19, subito sono stato prontamente curato con gli anticorpi monoclonali che non solo mi hanno reso negativo dopo 10 gg dal primo tampone positivo, ma inoltre mi hanno creato anticorpi efficaci e non ho avuto nessun tipo di problema”- racconta Luigi –  “inizialmente avevo paura, ma subito i dottori e anche il mio medico di base mi hanno rassicurato sugli effetti collaterali dell’infusione degli anticorpi dicendomi che poteva esserci solo una semplice reazione allergica (nell’arco di un’ora dopo il trattamento) o un pochino di febbre”. “Si è vero ho avuto per un solo giorno 37,5 di temperatura ma il giorno dopo non c’era più febbre. Non ho avuto alcun sintomo e anzi ho avuto anche degli effetti positivi riguardanti la mia malattia. Ho scoperto che gli anticorpi monoclonali sono stati sperimentati (non il ceppo del covid ma chissà che anche questo potrebbe funzionare) anche per la malattia di Parkinson”. “Non mi sono vaccinato perché ho ancora troppa paura degli effetti collaterali che potrebbe avere su di me il vaccino, ma gli anticorpi monoclonali mi hanno salvato la vita!”. La testimonianza, di seguito, nel VIDEO. 

LINK FONTE:

Monoclonali: la cura per il Covid che funziona. La testimonianza di un paziente- Video

Di BasNews

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