La tragedia di Mestre, comunque la si guardi, apre interrogativi inquietanti, sia nel caso in cui a provocare l’incidente sia stata una fuoriuscita di gas dalle batterie al litio del bus elettrico come sospettano gli inquirenti, sia nel caso in cui sia stato un malore dell’autista
Parliamo dalla prima ipotesi. Il Messaggero riporta l’opinione di un esperto, l’ingegnere Enrico Pagliari, direttore automotive Aci Progei. Il quotidiano romano scrive: “La tragedia di Mestre ha alimentato il dibattito, ma anche andando a rileggersi gli studi sul tema realizzati in Europa e in America da varie agenzie non esistono dati che mostrino un eccesso di incendi nei veicoli elettrici. Tutti però concordano su un fatto: quando c’è un incidente in cui il mezzo elettrico va a fuoco, intervenire è notevolmente più complicato”.
L’esperto spiega: “Per ogni tipo di veicolo ci sono delle schede di rischio che indicano come intervenire in caso di incendio, sono destinate ai vigili del fuoco e ai soccorritori. Per quelli con motori convenzionali sono sempre molto semplici, di 2 o 3 pagine. Per i veicoli elettrici invece parliamo ogni volta di plichi molto voluminosi e articolati”.
Sempre a Il Messaggero l’ingegnere Michele Mazzaro, comandante provinciale dei vigili del fuoco di Napoli ed esperto di questa tematica aggiunge: “Facciamo chiarezza: non esiste alcuna evidenza scientifica che mostri un maggiore rischio di roghi per i veicoli elettrici. Dobbiamo però sapere che questa è una tecnologia innovativa ed effettivamente aumentano le difficoltà nella fase di estinzione dell’incendio. Soprattutto ci deve essere la consapevolezza che, anche una volta spento il rogo, nelle 48 ore il fuoco può riprendere nella batteria che va rimossa e isolata. Inoltre, le schede di rischio sono spesso molto differenti da un modello all’altro, da una vettura elettrica all’altra, da un tipo di batteria all’altro”.
Massimo Guarnieri, docente del dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Padova, responsabile del laboratorio di ingegnerizzazione dei sistemi di accumulo “Eescolab”, intervistato da Open ha spiegato che “le batterie al litio purtroppo possono prendere fuoco e quando questo accade è estremamente difficile estinguere le fiamme fino alla consumazione completa delle sostanze combustibili. Quando si connettono più batterie assieme, come avviene in un mezzo a trazione elettrica, è sempre possibile un fenomeno chiamato runaway termico. Ovvero il surriscaldamento di un accumulatore che si estende rapidamente anche agli altri. Se questo accade il mezzo si incendia completamente. Lo abbiamo potuto constatare anche in veicoli di altissima qualità, come automobili Tesla. È un fenomeno raro ma noto da oltre 20 anni e che si può prevenire solo con una ottima progettazione dei sistemi di controllo termico”.
Ma non è tutto. Open scrive ancora: “Relativamente al caso del bus, Guarnieri ritiene più probabile che l’incendio sia scaturito da scintille avvenute dopo l’urto a causa della rottura dei compartimenti di isolamento delle varie sostanze chimiche, dal litio al cobalto al manganese, tutti elementi altamente reattivi. Quando si incendiano accumulatori di questo tipo l’intervento dei vigili del fuoco è utile soltanto ad isolare il focolaio da altri corpi potenzialmente incendiabili. Ma è quasi impossibile che il fuoco si spenga senza aver prima esaurito tutto il contenuto delle batterie”.
Come se tutto ciò non bastasse ecco che all’Adnkronos parla Stefano Calamani, ceo di Aisico, associazione leader in Europa nel campo della sicurezza stradale, il quale ammette: “Adesso c’è la mania dei veicoli elettrici, i quali però hanno due problemi – spiega – il primo è che pesano di più e hanno un baricentro spostato e più alto, che facilita la tendenza di un veicolo a ribaltarsi. Le barriere, anche quelle nuove, non sono adeguate per contenere queste masse. Non solo. Le batterie rischiano di prendere fuoco e le fiamme delle batterie sono quasi impossibili da spegnere. Per non considerare gli autobus a due piani, che non possono essere contenuti da nessuna barriera al mondo: se sbattono contro una barriera vanno di sotto”.
Niente male se si pensa che l’Europa, in nome della lotta ai cambiamenti climatici, all’inquinamento ambientale e nel tentativo di voler salvare il pianeta da quella che si ritiene essere una sicura catastrofe planetaria, intende imporre a tutti i Paesi della Ue di viaggiare esclusivamente con auto e bus elettrici, ritenuti ad impatto ambientale zero. E naturalmente il mainstream sta portando avanti questa linea, salvo poi andare nel pallone davanti a tragedie come questa. E allora, senza essere esperti, ma fidandoci di chi ne sa più di noi come le persone sopra citate, se davvero gli incendi provocati dalle auto elettriche sono molto difficili, o addirittura impossibili da domare, cosa potrebbe accadere in un parco auto o anche in un garage nel caso in cui un mezzo per varie ragioni dovesse prendere fuoco? Dovremo rassegnarci a veder bruciare l’intero palazzo? E’ stata fatta davvero un’approfondita indagine rischi/benefici? Oppure è tutta una questione soltanto ideologica?
C’è poi l’ipotesi del possibile malore. Anche su questo aspetto ci sarebbe molto da discutere. Sono ormai diversi mesi che da più parti si sta denunciando lo spaventoso aumento di decessi per malori improvvisi, soprattutto fra i giovani. Ma anche qui sembra si cerchi di far passare la questione in sordina al puntoda parlarne esclusivamente sui canali della controinformazione. Come Byoblu per esempio, dove è stato pubblicato un appello di medici e giuristi riuniti nell’associazione “Albero della Vita” al ministro Orazio Schillaci e ai governatori delle regioni, con cui si chiede di indagare a fondo su questi fenomeni per accertare se possano esserre collegati alle vaccinazioni anti-Covid. I soggetti firmatari producono a supporto diversi pareri scientifici che confermerebbero le possibili correlazioni fra vaccinazioni e incremento di morti per malori, a causa di una forte incidenza di miocarditi e pericarditi in soggetti vaccinati, soprattutto giovani esenti da altre patologie. Ma anche su questo argomento il mainstream non fornisce informazioni, dando spazio soltanto alle dichiarazioni di quella parte della comunità scientifica pro vaccini che esclude le correlazioni (spesso senza fornire prove convincenti ma soltanto slogan ideologici), dando per appurato che soltanto da quella parte esista la serietà e l’autorevolezza scientifica.
Sia nel caso in cui l’incidente di Mestre sia causato dalle batterie elettriche che da un malore improvviso del conducente, non si può dunque far finta che sia tutto normale e quindi da addebitare unicamente al destino cinino e baro. E’ invece opportuno aprire gli occhi ed interrogarsi su cause ed effetti di certe tragedie che forse hanno come primo responsabile quel “pensiero unico” che tende ad indottrinarci ideologicamente e a costringerci ad accettare scelte calate dall’alto a nostro completo rischio e pericolo.
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