Nella mattinata di oggi, alle ore 9,00 a “Uno Mattino” della RAI, mi sono imbatto con la rassegna stampa dei quotidiani, le prime pagine annunciavano la morte di Messina Denaro, segue subito una interruzione, poi la sigla dell’edizione straordinaria del Tg1 che annuncia la morte del Boss e fra l’altro il trasferimento del feretro a Castelvetrano, sua Città natale. L’assassino stragista, che si è macchiato di sangue senza nessuno scrupolo e senza essersi mai pentito, fra omertà, depistaggi e protezioni, coperto e protetto non solo dal potere mafioso propriamente detto, ma anche da quel potere occulto che si annida nei meandri delle istituzioni, fra massoneria deviata ed esponenti infedeli dello Stato, è riuscito a farla franca, operando indisturbatamente durante tutta la sua ignobile vita. I tempi e le modalità del suo arresto lo scorso 16 gennaio, dopo 30 anni di latitanza si è rivelato una farsa, ed è stata la prova tangibile della sua resa a causa del suo stato di salute. Un arresto, dal mio punto di vista, organizzato e pilotato dalla stessa bestia del crimine, ormai in fin di vita, che necessitava di cure e di assistenza, usurpando fino alla fine dei propri giorni il denaro dello Stato, in condizioni di massima sicurezza e protezione, alla stessa stregua di un Capo di Stato o di quelle persone degne di onorabilità. Messina Denaro, una vergogna dell’Italia doveva marcire nelle patrie galere e morire nel silenzio più assoluto, senza nessuna pietà. Ora necessita, che l’Italia perbene, reagisca con più determinazione affinché si faccia chiarezza sui crimini e sulle stragi mafiose e di tutte le altre che dal dopo guerra ad oggi hanno macchiato di sangue l’intero Paese ed hanno turbato la serenità del Popolo Italiano. Fuori i misteri! Fuori i segreti di Stato! Il Popolo Italiano ha il diritto di conoscere tutta la verità.
Gennaro Giansanti
già Assessore alla Provincia di Potenza