Ecco, magari il nome trovato non è il massimo, sa un po’ di posta del cuore o di telenovela del primo pomeriggio. Però va detto che “Gli appunti di Giorgia”, la nuova rubrica social che la premier ha inaugurato domenica scorsa per aprire un nuovo canale di comunicazione con i cittadini, è una bella idea, originale nella sua semplicità.
Si tratta in pratica di una serie di video dove, a partire dagli appunti scritti sulla sua inseparabile agenda, la presidente del Consiglio illustra con appuntamento settimanale – così ha promesso – singoli aspetti del programma in parole semplici ma senza alcuna concessione alle cadute di tono tanto frequenti nei post dei suoi colleghi. Giorgia si presenta insomma in maniera informale, sì, ma sempre come capo del governo. Niente video in tuta, di fronte a panini al salame o barattoli di Nutella.
Il programma di governo si anima grazie allo storytelling meloniano, e temi difficili da digerire come la riforma della giustizia, le modifiche alla Finanziaria e i primi disegni di legge potrebbero diventare un vero e proprio racconto. Il primo video, girato con cura ma senza alcun “effetto speciale”, è stato caricato su tutti i quattro social dove la Meloni è presente – Instagram, Facebook TikTok e Twitter – ottenendo quasi un milione di visualizzazioni nelle prime 24 ore.
Così facendo la Meloni riduce la distanza dai cittadini senza pretendere di annullarla: non si presenta – con tutto il rispetto – come una parrucchiera, ma preoccupandosi che le sue parole risultino comprensibili a tutti, dalle parrucchiere agli idraulici, ai pensionati, gli impiegati e via dicendo. Non ci sono concessioni populistiche; La Meloni non si appella “al popolo”, ai “cittadini vessati” o “alla mia gente”, ma semplicemente “alle persone che rappresento”.
Attenzione, però, non si tratta di una vera e propria conversazione con gli utenti; qualche replica ai commenti probabilmente ci sarà, ma l’obiettivo è replicare sui social la classica comunicazione broadcast, da uno a molti. D’altra parte è questa la tendenza che si va affermando sulle principali piattaforme; i social si stanno trasformando da strumenti di comunicazione “alla pari” tra utenti famosi e non in strumento di diffusione di contenuti a una massa indeterminata di spettatori. Spettatori che, soprattutto nel caso dei più giovani, oltre a non leggere i giornali spesso non seguono i talkshow sui canali tradizionali.
Qualche giornalista è preoccupato che questa strategia punti a limitare il più possibile l’intermediazione della stampa, con la quale la Meloni non ha mai avuto un rapporto idilliaco, tanto da aver portato a processo il quotidiano Domani per un vecchio articolo pubblicato quando era all’opposizione. Ma il suo social media manager Tommaso Longobardi ha assicurato in una conversazione con Il Foglio che “una cosa non esclude l’altra, anzi”. Prova ne è che domenica scorsa la leader di FdI ha concesso un colloquio a Repubblica, un giornale che col nuovo governo sembra aver ritrovato la verve barricadera di un tempo. Colloquio dal quale è uscita bene, tanto che il giornalista le ha riconosciuto una “schiettezza che la contraddistingue anche adesso” che è a Palazzo Chigi.
Nei prossimi mesi vedremo se la premier avrà la pazienza di mantenere la sua rubrica e se manterrà la promessa di assicurare ai cittadini una visuale privilegiata sulle attività di governo. In ogni caso non c’è dubbio che tra i suoi più attenti spettatori ci saranno proprio quei giornalisti che dovrà abituarsi ad avere sempre intorno.
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