di Giuseppe Frangi
Personalmente penso che sia l’icona di questa Pasqua 2024: è il volto del Crocifisso, dipinto da un grande anonimo maestro, che la critica oggi riconosce con il “nome d’arte” di Maestro di San Francesco. È un artista che ha lavorato in Umbria nella seconda metà del 1200 e che deve il nome ad una celebre tavola con la figura del santo di Assisi, visto frontale e in piedi, tavola dipinta per la cappella del Transito di Santa Maria degli Angeli.
Al Maestro di San Francesco è stata dedicata una mostra straordinaria e commovente in corso a Perugia, dove sono eccezionalmente radunate le sue grandi Croci dipinte, tra le quali questa, realizzata per la chiesa di San Francesco al Prato di Perugia. È una tipologia di opere che ha avuto una fortuna immensa, arrivando fino alle croci di Giotto, come quella celebre di Santa Maria Novella.
Cristo è dipinto su una vera croce; ai terminali del braccio orizzontale, che in questo caso si allunga per oltre tre metri, ci sono secondo tradizione le figure dolenti di Maria e San Giovanni. La croce è impreziosita dal fondo blu oltremare purissimo, mentre sul “tabellone” centrale su cui la croce sembra appoggiarsi è dipinto il motivo di un tappeto di Persia con bellissimi accordi cromatici. Tutto concorre a sottolineare “quel che ci è più caro”…
È infatti sulla figura di Cristo che l’artista mette in campo tutto la sua maestria e il suo cuore, che originano e regolano anche le straordinarie invenzioni pittoriche che possiamo vedere e ammirare. Sono invenzioni finalizzate a restituire la densità di mistero e verità umana di quell’istante.
La testa reclinata si incassa tra le scapole in un atteggiamento che ci racconta un abbandonarsi più che un morire. Le palpebre si sigillano disegnando una curvatura nella quale si sovrappongono e convivono una dimensione di immensa dolcezza e di incommensurabile tristezza.
La fuga dei capelli che si arricciano sulla spalle trova un corrispettivo nella barba: è una contrazione di sofferenza, ma insieme il sintomo di uno slancio che porta oltre le tenebre. Impossibile sciogliere questi elementi in cui la realtà del martirio è annodata ad un anticipo di salvezza. C’è solo da guardare, guardare, guardare e lasciarsi investire dal dato che un’immagine come questa custodisce e lascia emergere dal suo profondo.