di Americo Mascarucci

Ormai appare evidente che la convivenza nel Movimento 5Stelle fra Conte e Di Maio è ad un punto di non ritorno: e la temuta scissione più volte evocata sembra materializzarsi irreversibilmente.

Lo dimostrano chiaramente le dichiarazioni del Ministro degli Esteri sui risultati delle amministrative. “È normale che l’elettorato sia disorientato, ma alle elezioni amministrative non siamo andati mai così male” ha detto di Maio. Non ci vuole molto a capire che quel “non siamo andati mai così male” è riferito al periodo pre-contiano, quando l’ex premier non aveva ancora assunto le redini del Movimento. “Non si può dare sempre la colpa agli altri, non si può risalire all’elezione del presidente della Repubblica per dire che le elezioni amministrative sono andate così male. Credo che bisogna anche un po’ assumersi delle responsabilità rispetto ad un’autorefenzialità che andrebbe un po’ superata”. Di Maio non cita direttamente Conte ma è ovvio che è lui il bersaglio degli attacchi.

E l’ex premier naturalmente non ha fatto finta di non sentire. Sulla mancata ammissione di responsabilità ha detto: “Io la campagna elettorale l’ho fatta da nord a sud e non soltanto in due posti. Io ci ho messo la faccia dappertutto, so come assumermi la responsabilità quando si ha leadership politica”. Poi riferito direttamente al ministro ha replicato: “La stragrande maggioranza dei portavoce hanno girato con me il territorio alle amministrative, mentre Di Maio lo ricordo solo a fare foto con me in due singoli paesi della Campania”.

Insomma, se non è una guerra questa, cos’altro devono dirsi per dimostrare come ormai i 5Stelle sono spaccati in due? E’ finita dunque la pax grillina, sancita con la benedizione del garante proprio per evitare scontri a ridosso delle elezioni amministrative rinviando a dopo il voto i dossier più scottanti. E adesso i lunghi coltelli sono di nuovo affilati.

Sono tante le questioni sul tappeto che dividono Conte e Di Maio. In primis la questione del limite dei due mandati che Conte vorrebbe far rispettare e che porterebbe il Ministro degli Esteri fuori dal Parlamento a meno di deroghe speciali; in secondo luogo il sostegno al governo. Di Maio non ha apprezzato la linea di Conte sulla guerra e l’opposizione all’invio delle armi in Ucraina, mentre Conte e company accusano il ministro di essere ormai un draghiano di stretta osservanza.

“Non credo che possiamo stare nel governo e poi, per imitare Salvini, un giorno sì ed uno no, si va ad attaccare il governo” ha puntato il dito Di Maio con riferimento alle reiterate critiche di Conte all’esecutivo. “E’ molto offensivo, è un’offesa a un’intera comunità che a gran voce ha sempre contrastato una deriva verso il riarmo e all’escalation militare. Oggi scopro che il ministro degli esteri non condivide la linea politica del movimento, decisa e deliberata all’unanimità” ha risposto a sua volta Conte.

E sullo sfondo c’è la riorganizzazione del Movimento. Di Maio chiede maggiore democrazia interna: “Credo che il M5S debba fare un grande sforzo nella direzione della democrazia interna: nel nuovo corso servirebbe più inclusività, anche a soggetti esterni”. Conte non gradisce e risponde a stretto giro: “Quando era leader Luigi Di Maio come organismo del M5s c’era solo il capo politico: che ci faccia lezioni lui oggi fa sorridere”.

Uno scontro che preoccupa anche il Pd dove Enrico Letta sta lavorando al campo largo del centrosinistra. Ma che campo largo può venire fuori con un Movimento 5 Stelle che ad ogni tornata elettorale perde consensi e in più rischia pure di spaccarsi? Il timore del Nazareno è quello di ritrovarsi alla fine a dover imbarcare soltanto dei cespugli che, per quanto utili a raccogliere consensi, non potranno certo fare la differenza nello scontro con un centrodestra che, se unito e senza conflitti interni, è in grado di vincere senza troppe difficoltà come dimostrato anche in queste amministrative.

Prove tecniche di scissione dunque? Arrivati a questo punto appare davvero molto difficile ipotizzare una ritrovata sintonia fra le due anime pentastellate, visto che praticamente sono ormai divise su tutto. E come già avvenuto in passato tutti guardano in direzione di Beppe Grillo sperando che possa essere lui a scongiurare la scissione e a trovare un modo per far convivere l’ex premier e il ministro degli Esteri dentro la stessa casa. Ma benché Grillo sia considerato da più parti una sorta di “santone” non ci risulta che sia ancora attrezzato per fare miracoli.

Fonte:

Di BasNews

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