Da ormai un anno e mezzo sentiamo dire che la Russia è debole, il suo esercito incapace, la sua industria arretrata, il suo Pil minuscolo, gli arsenali ormai vuoti e tutte queste sciocchezze martellate nella testa della gente ma anche dei decisori hanno completamente obliterato la realtà e indotto ad armare in continuazione l’Ucraina naziforme , aspettandosi tutte le volte che la Russia crollasse come un fico maturo. Un’illusione nella quale ha giocato non solo la potenza di una narrativa unica diretta a convincere i cittadini della sensatezza di armare il regime di Kiev e del suicidio economico in vista di una possibile vittoria, ma l’influsso stratificato e inconscio dell’antislavismo, dell’anticomunismo e del neoliberismo che hanno creato la sinergia nella quale è stato possibile innestare la falsa immagine di un Ucraina vittoriosa dopo ogni evidente sconfitta. Così oggi a Vilnius si riuniscono i capi della Nato, consapevolmente perdenti, ma ancora increduli e incapaci di accettare questa realtà. Il momento è molto simile a quello della seconda guerra mondiale: leggendo i diari dei massimi esponenti del nazismo o le documentazioni delle riunioni con Hitler ci si rende conto che il peggior nemico della Germania è stato la sottovalutazione della Russia.
Sebbene l’inizio dell’operazione Barbarossa il 22 giugno 1941 sia stato folgorante in realtà i tedeschi si aspettavano che le cose andassero molto meglio, che i russi avessero una quantità di risorse militari molto inferiori che le popolazioni si sarebbero immediatamente rivotate contro il regime al regime e che i progressi si sarebbero estesi alle regioni più ricche di materie prime entro l’autunno. Prima dell’inizio dell’operazione militare Goebbels scriveva nei suoi diari: ” considero la forza militare russa molto debole, anche più debole di quanto crede il Fuhrer. Se c’è una cosa certa, è questa”. Tuttavia dopo pochi mesi si deve ricredere e il 19 agosto del ’41 scrive: ” In privato, il Fuhrer è molto irritato con se stesso per essere stato ingannato a tal punto – sulla forza dei bolscevichi – dai rapporti [di agenti tedeschi] provenienti dall’Unione Sovietica. In particolare, la sottovalutazione dei mezzi corazzati e degli aerei del nemico ci ha creato molti problemi. Soffre molto per questo. Stiamo affrontando una grave crisi…”
Dal canto suo Hitler nella notte del 5-6 gennaio 1942 dice ai suoi generali: “Pochi giorni prima del nostro ingresso in Russia, dissi a Goering che stavamo affrontando la prova più severa della nostra esistenza. Goering cadde dal suo trespolo, poiché aveva considerato la campagna in Russia come un’altra mera formalità. Ciò che mi ha confermato nella mia decisione di attaccare senza indugio è stata l’informazione portata da una missione tedesca , che una sola fabbrica russa produceva da sola più carri armati di tutte le nostre fabbriche messe insieme. Sentivo che questo era il limite ultimo. Tuttavia, se qualcuno mi avesse detto che i russi avevano diecimila carri armati, avrei risposto: Sei completamente pazzo!”
Potrei andare avanti con decine di altre citazioni, ma la cosa che mi preme sottolineare è che ben presto la sciocca sottovalutazione delle forze sovietiche dei caporioni nazisti diventa ben presto la prova degli inganni russi e della propria assoluzione per aver affrontato una vasta campagna militare con pochissime informazioni e alla luce di un pregiudizio razziale: ecco le sue parole nel luglio del 1942: ” Mentre cercavano di assicurare il trionfo del pacifismo nel nostro paese con il terrorismo del Partito Comunista, con gli scioperi, con la loro stampa e con ogni altro mezzo a loro disposizione, i russi stavano costruendo un enorme esercito. Ignorando le sdolcinate dichiarazioni sull’umanitarismo che diffondevano così assiduamente in Germania, nel loro stesso paese spingevano i loro lavoratori a un livello sorprendente, e all’operaio sovietico veniva insegnato per mezzo del sistema Stakhanov a lavorare più duramente e più a lungo della sua controparte in Germania o negli Stati capitalisti. Più vediamo le condizioni in Russia, più dobbiamo essere grati di aver colpito in tempo. In altri dieci anni sarebbero sorti in Russia una massa di centri industriali, inaccessibili agli attacchi, che avrebbero prodotto armamenti su scala inesauribile”.
Il tutto viene seguito appena un mese dopo da considerazioni che sono in qualche modo all’ordine del giorno anche adesso:”
Per quanto riguarda i russi, le loro capacità di resistenza sono inimitabili, come hanno dimostrato nella guerra russo-giapponese. Questa non è una nuova caratteristica che hanno improvvisamente sviluppato. Se succede qualcosa a Stalin, questo grande paese asiatico crollerà. Come si è formato, così si disintegrerà. La concentrazione degli sforzi nella difesa di Stalingrado è un grave errore da parte dei russi.”
Le ultime parole famose si potrebbe dire. Ma con buona pace degli imbecilli che credono nell’ equazione per bambini ritardati Hiltler = Putin, nella Nato non si sentono cose molto diverse da quelle che si udivano nella cancelleria di Berlino cosa che non può stupire essendo l’Alleanza atlantica la prosecuzione della guerra anglosassone contro la Russia e si compone degli stessi elementi: incredulità per il livello e l’abbondanza degli armamenti russi , incredulità per la resistenza alla guerra economica, condite da un certo alone di superiorità ariana per la quale i russi sono dei cialtroni. Così a Vilnius si aggira lo spettro di Hitler e della sua sconfitta.
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