Il titolo dell’opera richiama la celebre Ipotesi di Riemann, uno dei problemi più affascinanti e irrisolti della matematica moderna.
Tuttavia, come suggerisce il sottotitolo ed altri racconti, il libro non si limita all’ambito scientifico, ma si muove tra diversi registri narrativi, intrecciando scienza, filosofia e letteratura in un insieme ricco di spunti di riflessione.
Due, 3, 5, 7, 11, 13, … benché sembrino pescati dal sacchetto della tombola, questi sono solo alcuni di una serie infinita di numeri speciali, che hanno la prerogativa di essere divisibili solo per sé stessi. Questi prendono infatti il nome di “numeri primi”. E tuttavia non solo sono infiniti come dimostra un teorema di Euclide, ma sono anche distribuiti in maniera casuale: sappiamo, cioè, che in media la distanza tra un numero primo e quello successivo tende via via ad aumentare (anche se di poco), ma non si tratta di intervalli regolari.
Cercare una formula che ne “disegni” la distribuzione è sempre stata una delle principali sfide dei più grandi matematici. Nel XIX secolo, con l’idea di trovare una formula esatta che “contasse” i numeri primi, il matematico Riemann ipotizzò una descrizione della loro distribuzione grazie a una funzione (che ora porta il suo nome) e, in particolare, alla disposizione dei suoi zeri, ovvero i punti dove essa si annulla. La famosa congettura di Riemann afferma che gli zeri della funzione di Riemann si allineano tutti lungo una retta di ascissa ½ nel piano dei numeri complessi.
