Da lavoratrice zelante finisce per passare per sospetta ladra. E’ la vicenda paradossale di un’infermiera foggiana in servizio al 118 di Melfi, denunciata per peculato (appropriazione di beni pubblici) perché al termine dell’orario di lavoro le hanno trovato medicinali e device aziendali nel borsone di servizio.
“E’ una prassi normale – spiega Giuseppe Costanzo, Segretario provinciale della Fials – per gli operatori del 118. L’organizzazione del lavoro prevede infatti che possano cambiare postazione di servizio e quindi i lavoratori più scrupolosi preferiscono “attrezzarsi” un proprio borsone, completo di tutti i materiali, perché non sono sicuri di trovarli già pronti nelle sede in cui possono essere destinati, che portano a casa per riportarlo il giorno dopo quando riprendono servizio. Si guadagna tempo così, si migliora l’efficienza e invece ora la collega rischia, con il procedimento penale, anche un provvedimento disciplinare severo. Un’evidente ingiustizia”. “Bene hanno fatto – commenta il dirigente sindacale – i colleghi del 118 a solidarizzare immediatamente e a “minacciare” una misura di protesta collettiva estrema come l’autodenuncia collettiva. La Fials è solidale con i lavoratori dell’emergenza urgenza, oggetto di una ingiusta e ingiustificata campagna mediatica, ed è pronta a sostenere con forza, in tutte le sedi, le ragioni della dipendente vittima di un clamoroso equivoco, sicuramente favorito da qualche suggeritore malizioso”.
“Per queste ragioni – conclude Costanzo – chiediamo all’Asp di Potenza di tenere conto, nel quadro delle norme che regolano i procedimenti disciplinari, delle testimonianze dei tanti colleghi che hanno già dichiarato che il “borsone