L’economia italiana va a rotoli. Sul fatto, denunciato ieri, del licenziamenti di 1322 dipendenti di AirItaly, il governo, tramite la vice ministra allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, si è limitato a esprimere il proprio stupore, e nulla si sta facendo anche per le altre numerosissime vertenze in atto, dalla Whirlpool alla Gkn, da Gianetti Ruote alla Caterpillar e così via.
L’orientamento di Draghi sulla questione economica appare a questo punto molto chiara: il mercato deve risolvere da sé i propri problemi e lo Stato non deve intervenire nell’economia.
Non interessa che migliaia e migliaia di famiglie vengono gettate sul lastrico, che i posti di lavoro siano in balia delle decisioni speculative delle multinazionali, che la domanda di beni si assottigli influendo negativamente sullo sviluppo economico.
L’obiettivo resta quello di arricchire i ricchi e impoverire i poveri.
La soluzione di questo problema è tutta nelle norme della Costituzione relative ai rapporti economici, di cui al titolo terzo, della parte prima, Cost..
Le quali prevedono la incostituzionalità delle iniziative economiche che non perseguono fini sociali.
Strumento essenziale per raggiungere questa finalità è l’appartenenza al demanio del Popolo sovrano di tutti quei beni e servizi necessari per assicurare una vita agevole e dignitosa.
È impossibile anche solo pensare che un governo democratico consenta legittime privatizzazioni dei beni in proprietà pubblica del Popolo, le delocalizzazioni di impresa, come è stato sancito in un emendamento della legge di bilancio, del quale abbiamo ieri parlato, e le svendite a prezzi stracciati di beni e servizi appartenenti al Popolo a titolo originario di proprietà pubblica, come si evince dagli articoli 9, 41, 42 e 43 della Costituzione.
L’impegno di tutti deve essere oggi quello di far entrare nella mente dei giuristi e dei politici l’idea che passandosi dallo Stato persona giuridica (soggetto singolo) di Carlo Alberto, allo Stato-Comunità, soggetto plurimo (il Popolo), previsto in Costituzione, è cambiato anche il concetto di appartenenza pubblica, che non è più quella della proprietà privata dell’Ente pubblico, ma quello della proprietà pubblica del Popolo sovrano.
Basta ricordare che il primo rigo, primo alinea, dell’articolo 42 Cost. sancisce che: “La proprietà è pubblica o privata”.
Se non riconquistiamo la nostra proprietà pubblica non sarà più possibile una riconversione industriale, il passaggio automatico dei dipendenti da un’impresa ad un’altra e in ultima analisi la tutela del diritto al lavoro.
È pertanto indispensabile approfondire il tema del demanio costituzionale che sarà discusso nella riunione online del 21 gennaio prossimo venturo, a partire dalle ore 19.00, con accesso libero a tutti.
Paolo Maddalena
Giurista e magistrato, è vicepresidente emerito della Corte costituzionale e autore di importanti studi e sentenze sulla tutela dell’ambiente
fonte: https://www.lantidiplomatico.it/