Più volte in questo blog ho tentato di mostrare come l’idea di poter sostituire il petrolio russo con quello proveniente da altre aree presentava problemi di base nel campo della raffinazione che avrebbero richiesto anni.per venire affrontati e risolti. La medesima cosa accade col gas, sia pure per ragioni differenti dal momento che esistono ragioni strutturali per cui non si può sostituire il gas russo con quello proveniente dagli Usa, dal Qatar o dalla Norvegia come se nulla fosse: l’idea venduta alle popolazioni del continente di passare un solo inverno al freddo per per poi prevalere su Mosca, è soltanto un’ennesima presa in giro. Queste ragioni di fondo consistono prima di tutto nel fatto che il gas liquefatto o Gnl scarseggia a livello planetario ed è dunque un bene conteso i cui costi di base , già molto superiori al gas russ,o tenderanno sempre a salire verso l’alto. Inoltre non solo mancano sufficienti impianti di rigassificazione che richiedono anni di progettazione e di realizzazione, assieme poi a una nuova rete di collegamenti, ma anche le navi per il trasporto del Gnl che oggi operano principalmente sui mercati asiatici e verso quelle economie industriali come Giappone e Corea che mancano di risorse naturali. Per di più il processo di liquefazione del gas e il suo mantenimento allo stato liquido durante il trasporto richiede enormi quantità di energia( e tanto per inciso di produzione di Co2 ) con costi che poi verranno riversati sui consumatori finale. Anche qui la costruzione di almeno due o trecento nuove navi gasiere, quante ne occorrerebbero per sostituire completamente il gas russo, richiede anni e investimenti stratosferici anche questi a carico dei consumatori. In poche parole il processo di sostituzione richiederà molti durante i quali l’economia europea sarà in recessione e non avrà più le risorse per sostituire tutta l’energia che finora ha comprato a prezzi fissi e bassi – come dice la pubblicità di ina catena di supermercati – dalla Russia.
Per dare un’idea più precisa l’Europa ha bisogno di almeno tre dozzine di nuovi terminali Gnl di cui ancora non esistono ancora studi di fattibilità per non parlare dell’ingegneria dettagliata, dei piani e delle specifiche, della manodopera, dell’appalto di competenze ingegneristiche e via dicendo o della loro localizzazione che di certo non sarà indolore, visto il pericolo oggettivo che questi impianti rappresentano e le inevitabili perdite di metano che appesteranno i luoghi deputati. E naturalmente occorreranno decine di miliardi di cui la massima parte finirà in Cina e Corea che producono le tecnologie fondamentali per la gestione del Gnl. Se si dovesse mettere in conto di riprogettare e costruire tutto qui i tempi diventerebbero biblici. Ci sono poi altri fattori che comunque giocheranno a sfavore nell’immediato ovvero nel prossimo inverno: per esempio è molto più difficile attingere alle riserve in una condizione di de pressurizzazione dei gasdotti a meno di non realizzare nuovi e costosissimi impianti ad hoc. Così anche se fosse vero che le riserve sono al 90 per cento esse non potrebbero essere davvero sfruttate come quando i gasdotti erano funzionanti. Ma in realtà in questo campo si gioca con le parole: la Germania ad esempio ha consumato nel 2021 100 miliardi di metri cubi di gas naturale, ma le sue riserve di stoccaggio – che come abbiamo detto non sarebbero tutte facilmente recuperabili – ammontano a 24 miliardi di metri cubi: dire che le riserve sono al ’90 per cento significa che si hanno 22 miliardi di gas naturale, cioè meno di un quinto del fabbisogno. Ciò senza dire che alcuni Paesi dell’UE come Cipro, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo e Slovenia non hanno una propria capacità di stoccaggio e dipendono interamente dalla solidarietà di altri ( come la Germania) che hanno fatto ben comprendere di non avere alcuna intenzione di privarsi nemmeno di un metro cubo.
In poche parole la politica europea che si sta suicidando, ha ingannato i cittadini facendo loro credere che la sostituzione del gas russo era a portata di mano e che al massimo era questione di passare un inverno facendo qualche sacrificio. Ma la realtà non è affatto questa: ci sarà comunque molto meno gas di prima e a costi molto, ma molto più più alti e comunque tali da non essere più concorrenziali. Cosa faranno i cancellieri tedeschi? Ogni anno spenderanno 200 miliardi che già dal 2023 non ci saranno più per sostenere i cittadini nel pagamento delle bollette? Un piano di deindustrializzazione del continente sta passando senza obiezioni con qualche elemosina ai cittadini in difficoltà e qualche richiamo a fare le docce brevi: credere che si tratti solo di un esperimento fallito per ignoranza, insipienza e superficialità significa dare al milieu politico un credito che non merita più. Hanno solo obbedito agli ordini diffondendo delle leggende che sono soltanto soltanto gas esilarante.
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