European Commission President Ursula von der Leyen, right, reacts after the announcement of the vote at the European Parliament in Strasbourg, eastern France, Thursday, July 18, 2024. Lawmakers at the European Parliament have re-elected Ursula von der Leyen to a second 5-year term as president of the European Union's executive commission. The re-election ensures leadership continuity for the 27-nation bloc as it wrestles with crises ranging from the war in Ukraine to climate change, migration and housing shortages. (AP Photo/Jean-Francois Badias)

Salvatore A. Bravo

Ursula von derLeyen è stata rieletta alla Presidenza della Commissione europea, malgrado la Corte UE l’abbia accusata di poca trasparenza nella gestione-affari dei vaccini covid e le indagini proseguano. La qualità dell’Europa unita è davanti ai nostri occhi. Ogni giorno scorrono immagini sui media sulla donna a capo dell’Unione, mentre nel contempo si continua ad urlare contro il patriarcato e si invocano più diritti individuali.

L’Europa necessita di morale ed etica politica, questa verità nessuno osa sollevarla. Si predica la guerra, proseguono le omelie sui diritti individuali, ci si batte il petto sull’inclusione e nel contempo la qualità della politica precipita. Una signora accusata di poca trasparenza nell’emergenza covid è stata rieletta con una quantità di voti maggiore rispetto alle precedenti elezioni. L’Europa si scopre nella sua verità: non ha morale, non fa politica, ma è solo una chiusa Versailles che si relaziona col mondo degli affari e che storna l’attenzione dei popoli con la retorica dei diritti individuali. Il quotidiano al tempo dei soli diritti individuali ci restituisce la verità: mai le relazioni umane sono state tanto disumane e veicolo di patologia psichiatrica. Il diritto primo dei cittadini è la trasparenza, dove non c’è trasparenza c’è solo il privilegio di alcuni e la sudditanza dei subalterni, i quali non hanno il diritto di sapere tutta la verità sui vaccini che sono nei loro corpi. In questo clima di affari e di guerra assistiamo nel quotidiano ad un notevole peggioramento delle relazioni sociali e istituzionali. Negli ospedali e nelle scuole si respira un clima di indifferenza e di  competizione darwiniana. Il denaro e in censo decretano il trattamento che si riceve. Dietro lo schermo delle belle parole la Versailles europea, tra biopotere e potere disciplinare, sta instaurando un sistema relazionale nel quale la retorica dei diritti si ribalta nella legge del più forte. Il più forte stabilisce la legge e fa gli affari. La libertà dei soli diritti individuali è libertà astratta, in quanto l’altro non è riconosciuto nella sua disperata umanità, il suo sguardo non è ascoltato e sentito nel corpo vissuto.

Gli eurodeputati eletti dal popolo con partecipazione minima alle elezioni acclamano Ursula von derLeyen che gradualmente diviene il “modello europeo” a cui le nuove generazioni guardano con stupore cieco. La Versailles europea stretta tra biopotere e potere disciplinare dell’informazione è dinanzi a noi, mentre le guerre continuano (pare non inquinino) e l’economia green è accostata, senza scandalo, all’economia di guerra. Pallottole e provvedimenti green coesistono in una contraddizione che anche un bambino saprebbe cogliere. La formazione delle nuove generazioni è ormai talmente destrutturata che non colgono le contraddizioni evidenti del sistema Europa.  Dinanzi a contraddizioni laceranti e sanguinose dovremmo porci il problema del “perché” tutto questo non susciti “scandalo” e i popoli europei non scendano in piazza; tutto tace, mentre il rombo dei cannoni continua a mietere le sue vittime a Gaza come in Ucraina.

Tutto è guerra, e in ogni conflitto le leggi non sono eguali per tutti.

Nel 2011 il ministro della Difesa, Karl Theodor Guttenberg, della Csu bavarese e nel 2021 il ministro della Famiglia tedesca, Franziska Giffey, 43 anni (Spd), furono licenziati per plagio tesi, una sciocchezza se comparata all’accusa di poca trasparenza nell’affare covid, eppure la legge etica non pare valere per  Ursula von der Leyen. Due pesi e due misure come accade nei sistemi in cui non è lo stato di diritto a governare ma il privilegio. C’è chi può governare al di là del bene e del male. In una Europa di tal genere, bisogna avere il coraggio di tornare a predicare, mi scusino il termine, la morale pubblica e la libertà concreta capace di riconoscere l’altro. L’ostilità verso la filosofia e la religione hanno la loro causa prima nel rifiuto dell’individuo concreto e sociale.  Se i popoli non scendono in piazza, la motivazione è che decenni di neutralizzazione di ogni morale mascherata dalla retorica dei diritti individuali, vero strumento per smantellare il pubblico e sostituirlo col comitato degli affari privati, hanno instaurato il regno del nichilismo passivo.  I popoli europei non credono più a nulla. La speranza in una esistenza degna di questo nome è stata sostituita dalla logica della sopravvivenza e della naturalizzazione della legge del più forte. Il futuro è solo migrazione, per cui l’inglese del migrante dev’essere il fondamento unico delle generazioni senza identità e senza cultura. Senza speranza e con la consapevolezza di essere  sudditi senza alternativa i popoli accettano l’inaudito. Il temine “senza” è ripetuto volutamente, l’europeo medio si avvia a diventare “semplice soffio vitale”, se non avrà una adeguata reazione a tale condizione che ci sta conducendo nell’abisso.

Per ricostruire la politica bisogna riportare in campo con la giurisprudenza l’etica pubblica, ma non quella della Versailles di Bruxelles, mezzo da usare all’occorrenza contro i dissenzienti, ma l’etica che difende l’onestà e la trasparenza senza le quali non c’è politica ma solo il comitato d’affari. Le nuove generazioni devono riappropriarsi dei contenuti del sapere  con i quali comprendere il presente. Il tempo del debate dev’essere sostituito dalla volontà di sapere e dalla volontà di verità. Sembrano virtù desuete, in quanto l’Europa ci ha insegnato che il mercato (l’oligarchia finanziaria) decide le scelte dei singoli e dei popoli. Riprendiamoci la politica, impegnandoci in essa, esigendo  e vivendo la trasparenza, valore oggettivo del vivere civile senza il quale siamo destinati ad una bieca sudditanza al più forte. A coloro che ci dicono che non ci sono morali, ma tutto è relativo, rispondiamo rimettendoci in piedi  tra le macerie europee.

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