Mentre scriviamo apprendiamo che oggi verranno portati in banca dal Consorzio di Bonifica di Matera i mandati di pagamento relativi agli stipendi di Dicembre di 3.800 lavoratori forestali e di circa 100 dipendenti che a vari livelli operano nel Consorzio. Dopo cinque mesi arriva lo stipendio di Natale dopo Pasqua, e per altri cinque mesi 100 dipendenti sono stati senza stipendio. E tutto questo perché una ventina di milioni – sembra – delle royalty Total di Tempa Rossa non sono arrivati per tempo nelle casse della Regione per un lungo fermo degli impianti di estrazione petrolifera. Le ragioni di un ente pubblico per non pagare gli stipendi ai lavoratori non sono accettabili e non le accettiamo. Non si paga un lavoratore, in un ente pubblico, solo se si documenta che non ha fatto il proprio lavoro, che non ha prodotto ciò per cui è stato chiamato a fare. In assenza di copertura finanziaria improvvisa i fondi si attingono altrove, o almeno una parte di essi. Ai lavoratori si può dare almeno metà stipendio subito e metà rimandare di un po’. Ma cinque mesi senza stipendio per i dipendenti, e cinque mesi di ritardo per uno stipendio non sono ammissibili. Così si allontanano i cittadini dall’Ente e non si avvicinano, così si esclude e non si include, non amici ma nemici, non solidali ma avversari. Cosa fa una Regione solidale in questi casi, dovendo cioè attingere una decina di milioni da altre risorse? Ricorre a prestiti bancari, meglio ancora se ricorre ai propri cittadini nelle giuste proporzioni. Quando ci sono stati molti soldi derivanti dalle aliquote-petrolio la Regione – sbagliando per assenza di idee – ha distribuito ai cittadini, quando non ci sono risorse la Regione li preleva o come prestito o come partecipazione. Senza idee allora, senza idee ora. Perché solo per alcuni dipendenti c’è lo stipendio mentre per altri manca? Qui non solo c’è qualcosa che non va. Qui non regge l’impianto. L’impianto cioè di una regione che non è in grado di farsi regione in solidarietà tra i componenti e di farsi comunità di componenti. Ricordiamo che comunità è senso di appartenenza ad una identità, è sentimento di essere e di concordare, di patire e di compatire, di rischiare insieme e di avere successo insieme. E la Regione, massimo ente territoriale, è in grado di poterlo fare. Può essere anche visione romantica della vita la si chiami come si vuole, ma è l’unica visione che assicura giustizia, perno di vita sociale.
Pasquale Tucciariello, Centro Studi Leone XIII.