“Mesi dopo la caduta del governo afghano sostenuto dagli Stati Uniti e l’insediamento dei talebani, il popolo afghano sta affrontando quello che potrebbe essere l’inverno più terribile degli ultimi decenni. A causa del collasso economico seguito al ritiro dell’esercito americano, alle sanzioni internazionali comminate contro il Paese e al ritiro di gran parte degli aiuti umanitari, milioni di afgani devono fare i conti con la reale prospettiva della fame […] Molti perderanno la vita per cause che potrebbero essere prevenute”.
Inizia così un articolo di The Intercept che prosegue: “Sebbene nelle ultime settimane siano state state sollevate alcune misure in ambito commerciale per motivi umanitari, l’Organizzazione mondiale della sanità ha avvertito che nel corso di questo inverno, se non verranno presi provvedimenti drastici, potrebbero morire a causa della malnutrizione fino a 1 milione di bambini afgan.
“I bambini stanno già sopportando il peso maggiore della catastrofe umanitaria, che vede storie orribili di bambini venduti per comprare cibo. E l’inverno notoriamente rigido del Paese li sta già mettendo a dura prova: gli afgani stanno morendo di freddo”.
“La colpa di tutto ciò è delle sanzioni statunitensi, che spingono gli afgani oltre il limite, quando già lottano per affrontare la pandemia di Covid-19 e lo sconvolgimento politico creato dal crollo del governo centrale”.
“Tali morti saranno da addebitarsi alle decisioni prese dagli Stati Uniti. Oltre alle nuove sanzioni imposte dopo l’ascesa al potere dei talebani, infatti, Washington ha congelato quasi 10 miliardi di dollari della banca centrale afghana” depositati dal governo filo-Usa in alcuni Istituti di credito americani.
“Mentre tutto succede tutto questo, il clamore delle voci critiche sul ritiro dell’esercito americano di quest’estate, contrarie per motivi umanitari, è diventato mortalmente silenzioso”.
“Dopo il ritiro, molti commentatori ed esponenti politici hanno affermato che l’intervento era motivato un imperativo umanitario, in particolare la protezione delle donne afghane”.
“Molte delle argomentazioni umanitarie e femministe sono state usate per anni per giustificare un’occupazione militare troppo spesso malvista dalle stesse persone che apparentemente difendeva”.
“Al contrario, la fine dell’attuale regime di sanzioni e lo sblocco dei fondi di proprietà degli afgani farebbero effettivamente qualcosa di inequivocabilmente positivo per i civili del Paese, compresi donne e bambini che sono particolarmente a rischio”.
Questa la grande ipocrisia della propaganda di guerra denunciata dal media americano, che ha motivato l’occupazione decennale del Paese, durante la quale sono morte decine di migliaia di persone, molte delle quali sotto le bombe americane come vittime collaterali, e che ora affama quelle stesse popolazioni per gli stessi motivi umanitari.
L’Afghanistan sta così inaugurando un nuovo tipo di tragedia, dopo le guerre umanitarie, le sanzioni umanitarie, che non fanno meno morti delle prime.
A margine, si può notare che i talebani stanno tentando di contrastare le coltivazioni di oppio (India Today) così com’era avvenuto in passato, quando nel loro primo governo del Paese, eradicarono completamente l’oppio dall’Afghanistan, facendo un grande favore al mondo, dal momento che tale traffico finanzia il terrorismo internazionale.
Se ridotti alla fame, l’oppio potrebbe risultare l’unica risorsa per tanti diseredati, buttati così tra le braccia dei signori della droga, che tornerebbero ad assumere, nel segreto, il ruolo avuto durante l’occupazione americana, quando le lucrose rendite del narco-traffico li metteva in grado di condizionare pesantemente la macchina statale del governo fantoccio filo-Usa.
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