Se il colpo di mano (o di testa) di Yoon Suk Yeol sia stato una specie di tempesta nell’acqua, lo scopriremo tra qualche settimana. Fatto sta che il premier sudcoreano ultraconservatore, con una concezione antica del pianeta, si è non solo trovato l’intero Parlamento contro, ma anche decine di migliaia di manifestanti davanti alla sede dell’assemblea nazionale che chiedono la sua messa in stato d’accusa.

L’improvvisa adozione della legge marziale, senza che ci fossero i presupposti o segnali di minacce esterne, ha letteralmente gettato un paese stabile e centrale nello scacchiere geopolitico dell’estremo Oriente nel mare magnum delle tensioni internazionali. In effetti sembra davvero fuori dalla realtà la giustificazione del presidente di voler difendere la libertà minacciata da un’opposizione con simpatie per i comunisti nordcoreani.

La verità è che il vago riferimento alle trame e alle presunte collusioni dei suoi avversari politici con i nemici del Nord ha aggiunto caos allo sbigottimento. Molti osservatori, infatti, cercano di capire se quello del premier Yong Suk Yeol sia stato un presuntuoso errore di valutazione o il tentativo di far assumere al suo Paese una nuova postura sia nei riguardi PyongYang sia nei confronti della comunità internazionale.

Naturalmente, al di là del 38mo parallelo, Kim gongola e dopo i suoi numerosi tentativi di destabilizzate i cugini del Sud, assiste, inaspettatamente, a una situazione favorevole. C’è in verità anche da capire se l’iniziativa del premier sudcoreano sia stata in qualche maniera ispirata da azioni destabilizzatrici dei nordcoreani. Il caos che vive in queste ore Seul contribuisce ad alimentare purtroppo le tensioni in quel quadrante del mondo dove si annuncia lo scontro aperto tra Cina e Stati Uniti sulla questione di Taiwan.

E’ cosa nota intanto che i sudcoreani sono al 90 per cento critici del regime del Nord e coloro che secondo Yoon sarebbero filocomunisti, pensano solo che forse una politica più morbida verso Pyongyang potrebbe essere utile a innescare almeno un dialogo distensivo. Nel 2022 Yoon vinse le presidenziali con un vantaggio di poche migliaia di voti sull’avversario del Partito democratico. Nel 2018 l’allora presidente Moon Jae-in, leader dei democratici, aveva puntato su un riavvicinamento con Kim Jong-un. Era volato a Pyongyang, aveva offerto alla Nord Corea massicci aiuti economici per stabilire un rapporto di convivenza pacifica. Il negoziato fallì perché Kim non aveva alcuna intenzione di rinunciare al suo arsenale nucleare.

Yoon ha deluso le speranze metre la sua popolarità è crollata. Lo scorso aprile l’opposizione liberaldemocratica ha stravinto le politiche e ora ha una forte maggioranza in Parlamento. Il presidente è peraltro un’anatra zoppa. Da molti mesi Kim ha ripreso i suoi preparativi per soggiogare la Sud Corea a partire dai folkloristici palloncini pieni di spazzatura inviati oltreconfine. E la destabilizzazione politica di Seul potrebbe ispirare al dittatore nordista qualche colpo di testa. Un altro, nel caso.

Giuseppe Picciano

fonte:

Di BasNews

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